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11 agosto 2015

 

UN’OCCASIONE DA NON PERDERE… O UN’OCCASIONE GIA’ PERDUTA?

di Carmelo Maria Carlizzi

 

 

In concomitanza con l’anniversario della scomparsa di Gabriella (11 agosto 2010) mi piace affrontare un argomento che in questi giorni è di grande attualità e per molti di grande scomodità: quello dei cosiddetti migranti, ossia di coloro che a bordo di ogni sorta di galleggianti si propongono per mare, o con ogni sorta di stratagemmi per via di terra, di raggiungere l’Europa attraverso l’Italia o la Grecia, o attraverso qualsiasi altro approdo o varco.

Ma perché ho pensato di parlare proprio oggi di questi disperati che mettono in gioco con tale decisione la loro vita e quella dei loro figli, mentre coinvolgono di fatto nella loro precarietà quei Paesi dove cercano di dirigersi e di stabilirsi inducendoli a decisioni che potrebbero divenire nel bene o nel male anch’esse estreme?

Tale mia scelta mi dà l’occasione per fare emergere un aspetto della personalità di Gabriella meno conosciuto, ma venuto fuori pubblicamente già nel 1992 allorché – l’ho raccontato nel mio precedente articolo – abbiamo visto come il suo intervento volto a salvare le vite di Falcone e Borsellino fosse stato determinato da un messaggio ricevuto dal suo direttore spirituale Padre Gabriele Maria Berardi per la via cosiddetta carismatica essendo costui morto sin dal 1984.

Gabriella fu pochi mesi dopo protagonista di un'altra iniziativa di gran lunga più straordinaria, diciamo pure unica. E questa volta l’intervento di Gabriella non fu ufficialmente ignorato, infatti venne riportato anche con una certa evidenza dalla grande stampa: Repubblica, Corriere della Sera, Avvenire e altri ne parlarono ampiamente. Naturalmente assieme allo stupore per la notizia in sé l’intento dei media venne allora volto o pilotato a ironizzare e colpire la pretesa di Gabriella, che intanto aveva già iniziato a divenire scomoda, e quindi quasi ne avesse combinata un’altra delle sue.

Pensate un po’, sempre per la stessa via carismatica che dicevamo prima, ossia per tramite di un messaggio di Padre Gabriele, Gabriella aveva addirittura annunciato la Seconda Venuta di Gesù a Roma per la notte del 24 dicembre 1992, a duemila anni esatti dall’evento di Betlemme. Secondo Gabriella in quella notte, per tutti i Cristiani da duemila anni ritenuta santa, Gesù sarebbe fisicamente tornato fra la sua umanità per dare inizio ad una Nuova Era di Pace e di Giustizia. E il nome con cui Gesù veniva annunciato era quello di “Giusto”: Gesù Cristo il Giusto!

Di certo una notizia stupefacente, incredibile, per tanti invece da morire dal ridere… Eppure Gabriella allora ebbe il coraggio e la fede, o per alcuni l’incoscienza e per altri la spudoratezza di riferire pubblicamente, anche con una lettura in tv del messaggio, quanto con determinazione affermava che le era stato annunciato nel cuore.

Una tale notizia non poteva passare ovviamente sotto silenzio nemmeno negli ambienti ecclesiastici, infatti l’allora Vicario del Papa per la città di Roma, il cardinale Camillo Ruini, fece pubblicare sui quotidiani e affiggere alle porte di tutte le chiese una severissima condanna di tale annuncio e di chi se ne era fatto portatore, sentenziando che l’annuncio di tale pretesa seconda nascita di Gesù era “incompatibile con la fede cattolica”!

Era naturalmente suo diritto-dovere per Ruini intervenire di fronte ad affermazioni così sconvolgenti quali quelle di Gabriella. Sennonché il cardinale Vicario volle motivare la sua reprimenda con una nutrita serie di argomenti, tutti interamente e documentalmente falsi, circa fatti e circostanze che riguardavano Gabriella e quanto lei rappresentava quale presidente dell’opera di carità di Padre Gabriele. Falsi che quindi tolsero ogni valore teologico e sostanziale all’intervento di quel Magistero poiché lo Spirito Santo, che sempre viene invocato a illuminare le azioni importanti della Chiesa e dei suoi più autorevoli esponenti, non avrebbe ovviamente mai adottato il falso per fare argomentare in tema di verità fondamentali. Eppure ancora oggi tali falsi dal Vicariato non sono stati ritirati, pur essendo trascorsi ben 22 anni, cioè un tempo più che sufficiente a correggerli ed eventualmente a sostituirli con argomentazioni più fondate. Se leggeranno questo scritto forse provvederanno finalmente nel merito, e chissà con cos’altro...

Ma spostandoci dalla Seconda Venuta di Gesù che dovrà pur manifestarsi all’umanità meritevole e dunque disponendoci a meritare tale incontro senza venirne esclusi, torniamo ai disperati che affrontano ogni rischio pur di raggiungere l’Europa, questo eden che poi tanto eden non è, ma le cui immagini e notizie che costoro nelle loro case hanno ricevuto attraverso i media evidentemente hanno fatto sì da spingerli con forza in tale direzione, comunque ritenuta migliore.

Con una lettura che ormai viene fatta da ogni persona, quale che sia il livello della sua cultura e la sua religione, e qualunque sia la sua nazione, l’umanità sta da alcuni decenni rivoluzionando tanto di sé. Giovanni Paolo II nella sua Enciclica del 30.12 1987,“Sollicitudo rei socialis”, affermava: “…Il tempo – lo sappiamo bene – scorre sempre secondo il medesimo ritmo; oggi tuttavia si ha l’impressione che sia sottoposto ad un moto di continua accelerazione, in ragione soprattutto della moltiplicazione e complessità dei fenomeni in mezzo ai quali viviamo. Di conseguenza, la configurazione del mondo, nel corso degli ultimi venti anni, pur conservando alcune costanti fondamentali, ha subito notevoli cambiamenti e presenta aspetti del tutto nuovi. Questo periodo di tempo, caratterizzato alla vigilia del Terzo Millennio da una diffusa attesa, quasi di un nuovo “avvento”, che in qualche modo tocca tutti gli uomini, offre l’occasione…”.

“L’occasione!”, ecco il termine chiave, solenne che ci deve interessare.Possiamo ripetere anche noi che ormai in ogni punto della terra è in atto un cammino incrociato degli uomini gli uni verso gli altri, apparentemente disordinato, inarrestabile, confuso. Spesso contrastato e talvolta sanguinoso.

L’invasione del nostro Paese a sud come a nord da parte di gente delle più diverse razze, religioni, provenienze e culture sta stravolgendo ogni scenario. Sui nostri mezzi pubblici a determinate ore la totalità dei passeggeri non è italiana, e non si tratta di turisti, bensì di migranti, clandestini o meno, ma migranti sempre e comunque precari. E così ugualmente nelle stazioni ferroviarie e in tanti altri luoghi che sono trasformati in punti di incontro e di sosta di queste moltitudini di genti subito divenute “senza fissa dimora” non appena sbarcate.

Questo nel migliore dei casi ci infastidisce, più spesso lo rifiutiamo considerandolo un arbitrio e una prepotenza da parte di costoro che ci sembra approfittino della nostra accoglienza. Altre volte vorremmo avviare azioni drastiche per tutelarci da quello che ci appare così privo di ordine, e spesso lo è davvero, e pertanto rappresenta un pericoloso sconvolgimento della nostra vita.

I più illuminati vorrebbero regolarlo e con saggezza propongono di contingentare e selezionare tali flussi, di agevolare presso le nazioni di provenienza la realizzazione di condizioni di vita che trattengano dalla fuga questi disperati, altri invece propongono soluzioni drastiche e cioè di rigettare indietro queste masse chiudendo i confini e elevando barriere d’ogni sorta, fisiche o virtuali, altri di dividere equamente fra regioni e nazioni il numero dei migranti… Insomma una ridda di soluzioni d’ogni genere.

Ma l’ondata dell’afflusso migratorio è talmente veloce, continua e impetuosa da impedire ogni programmazione, dando forza a quanti propongono soluzioni drastiche rifiutando l’accoglienza pura e semplice. Inoltre oggettivamente le disponibilità immediate di mezzi di sostentamento abitativo, sanitario ed economico, vanno rapidamente esaurendosi, anche perché in Europa e in Italia in particolare è in atto una crisi economica che durerà ancora per molti anni, crisi che il fatto migratorio ha già aggravato e prima o dopo aggraverà ulteriormente in maniera che potrebbe divenire incontrollabile.

Al momento tutto si regge in maniera precaria, ma focolai di rivolta ora dei residenti ora dei migranti sono sempre più prossimi ad una irrazionale esplosione. L’attenzione delle autorità politiche e religiose è al massimo livello, così come quella del terrorismo internazionale.

Il Papa giustamente chiama tutti ad un’accoglienza caritatevole. Ma Salvini gli risponde invitandolo ad aprire i cancelli del Vaticano. In effetti se il Papa realizzasse delle tendopoli in piazza San Pietro o nei giardini vaticani o nella villa pontificia di Castel Gandolfo e invitasse tutte le strutture religiose a fare altrettanto, allora sì che dalle buone parole si potrebbe dire che siamo passati ai fatti. E se abbiamo imparato a conoscerlo non è improbabile che prima o dopo questo papa lo faccia davvero.

Papa Francesco dice con un’espressione assai forte e che potrebbe apparire quasi eccessiva, che rifiutare l’accoglienza ai migranti è come compiere “un atto di guerra”. Papa Francesco vuole farci comprendere che rifiutare un aiuto a chi è disperato è come fargli un atto di violenza poiché determina all’istante risentimento e spesso odio in chi chiede, mentre si vede invece respingere. E di qui la guerra. Ossia il contrasto violento, sanguinoso fra due schieramenti.

Ebbene potremmo rispondere che se fossimo davvero in guerra le chiese sarebbero sicuramente già aperte per accogliere i disperati, ma verrebbe da dire che a maggior ragione dovrebbero esserlo per evitare che scoppi una guerra. Ugualmente dovrebbero fare i privati aprendo anche loro spazi e offrendo opportunità a tanti disperati. Ognuno di noi potrebbe aprire la propria casa, per offrire un letto, un pasto, un lavoro. Tutto questo oltre quanto ben sappiamo che fanno le strutture pubbliche.

Allora sì che Salvini dovrebbe solo tacere, vergognandosi di tanta sua insensibilità e crudeltà.

Insomma il problema migranti è più travolgente della capacità dell’Occidente di porre in atto delle soluzioni adeguate. Inoltre, diciamocelo francamente, noi non vogliamo rinunciare al nostro benessere, alla nostra pace quotidiana per farci travolgere da quelli che appaiono problemi altrui e le parole del Papa sembrano solo belle parole, mentre i fatti sono drasticamente critici. Siamo troppo presi dal far tornare l’economia a crescere e a creare posti di lavoro, per cui questo dei migranti è un problema capitato proprio a sconvolgere i nostri piani.

Non siamo pronti a quanto il Signore ci propone invitandoci, con la realtà che ci troviamo sotto gli occhi, a intervenire in aiuto di milioni di persone senza casa, senza cibo, senza cure e senza un domani.

Ad una lettura attenta, e per riallacciarmi all’annuncio di Gabriella del Natale 1992, si potrebbe affermare leggendo questi avvenimenti da una particolare angolazione, che quanto sta accadendo deve scuotere l’umanità dall’egoismo e dall’indifferenza, e inoltre sostenere come questi eventi migratori non determinati certo dal Creatore, possano però divenire “occasioni”di carità dal Creatore sottoposte all’attenzione di tutti, credenti e non credenti, laici o religiosi, per dividere i buoni dai cattivi, gli impenitenti dai giusti.

E se davvero fosse così e se il Signore davvero volesse sin d’ora tirare le somme ed effettuare tale separazione? Il risultato sarebbe ben miserevole poiché non siamo pronti, non abbiamo previsto che questi fossero i tempi per l’attuazione di una simile possibilità. Inoltre la coscienza individuale e collettiva dell’Occidente non è per nulla così candida nei confronti di questa gente, men che meno è disposta ad una revisione di comportamenti, né individuale né collettiva. Eppure questo evento migratorio per noi cosiddetti occidentali o appartenenti alle società del benessere di qualsiasi latitudine, dopo secoli e secoli di sfruttamento di questa massa indistinguibile di uomini, delle loro terre, delle loro braccia, delle loro ricchezze naturali e persino delle loro povertà e sofferenze, potrebbe rappresentare tramite un’accoglienza sincera davvero l’occasione per pareggiare i conti con questi poveracci e così davvero affrontare degnamente un’era di pace e di giustizia universali, anziché permettere che questo “casino” – per usare ancora un’espressione di Papa Francesco – diventi invece l’occasione mancata che ci proietterebbe di nuovo, e di nuovo con pieno merito, in un’era di guerre e di sofferenze.

Eppure sappiamo che questo violento movimento migratorio attuale scaturisce da guerre e miserie terribili in atto nelle loro terre di provenienza, e noi che siamo esperti di complottismo sappiamo anche della concretezza dell’ipotesi che questo casino sia voluto e determinato da alcune centrali di poteri occulti al fine di destabilizzare l’intero pianeta per scopi che possono essere letti solo con speciali occhiali e conoscenze.

Ma il nostro mondo cosiddetto evoluto è duro di comprendonio. Che altro deve dunque accadere perché l’uomo si ravveda nei rapporti con i propri simili? Così tante morti e sofferenze fra questi migranti, e di contro una nostra tranquillità mantenuta anzi rivendicata a tale prezzo, gridano vendetta agli occhi di Dio e di certo sono all’attenzione del suo Figlio Gesù il Giusto che, piaccia o non piaccia, tornato o non tornato a seconda di quanto fa comodo a ciascuno credere, è ormai comunque sempre presente ad appuntare sul suo taccuino nomi e responsabilità di ciascuno di noi.

 

Didascalie delle foto:

 

1) – bare allineate in occasione di un naufragio

2) – contrasti con la polizia a Casale San Nicola a Roma

3) – scontri in Grecia fra polizia e migranti

4) – Papa Francesco fra i migranti

5) – una foto di Gabriella a Nairobi in Kenia con i bimbi

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