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di Gabriella Pasquali Carlizzi - Sabato 27 Giugno 2009

LA “ROSA ROSSA” TRA REALTA’ E TANTE CONGETTURE FUORVIANTI...
AVVENTURARSI IN TEMATICHE SERIE E DRAMMATICHE, PRIVI DEGLI STRUMENTI SCIENTIFICI E CARISMATICI, PUO’ ALIMENTARE CONFUSIONE, DISCREDITO, ALLARMISMO SOCIALE, E RIVELARSI UNO STRUMENTO DI DEPISTAGGIO DAL VERO PROBLEMA...
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L’ORDINE DELLA ROSA ROSSA E DELLA CROCE D’ORO INDIPENDENTE E RETTIFICATO: CHE COS’E’, CHI VI PUO’ ESSERE INIZIATO, DOVE AVVENGONO I RECLUTAMENTI E CON QUALI MODALITA’, COME OPERANO, DOVE STA’ LA CENTRALE, QUANTI DECENTRAMENTI VI SONO NEL MONDO, COME DIALOGANO GLI ADEPTI, COME FORMANO I CODICI UTILI PER L’ATTUAZIONE DEL CONTROLLO MENTALE A DISTANZA E L’ESECUZIOE DI DELITTI O IL CONSEGUIMENTO DI DIFFERENTI FINALITA’.

QUALCHE ESEMPIO PRATICO.
GLI STRUMENTI DELLA GIUSTIZIA.

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Sento il dovere morale di precisare alcuni aspetti relativamente ad una realtà di cui per la prima volta parlai io nel 2001, o comunque da quella data l’argomento divenne di pubblico dominio, e anche di grande interesse sia da parte dei media che da parte di organi della magistratura e degli apparati investigativi.

Le mie ricerche sui delitti attribuiti al cosiddetto Mostro di Firenze, mi portarono alla individuazione dell’Ordine della Rosa Rossa e della Croce d’Oro Indipendente e Rettificato, un Ordine Massonico da non confondere con i Rosacroce e nemmeno con la Magia della Goden Dawn, e tanto meno con la Cabala o i Tarocchi.

Naturalmente mi riferisco alla esatta denominazione ed identità di tale Ordine, anche perché parlare genericamente di “Rosa Rossa” può indurre erroneamente ad associazioni di idee o di movimenti riconducibili a dottrine massoniche o esoteriche, che si originano da diverse realtà storiche.

L’Ordine della Rosa Rossa e della Croce d’Oro Indipendente e Rettificato, come tale ha una identità propria, e chi ne fa parte si comporta secondo precise regole, con metodi criptati in codici dinamici e non stabili, e soprattutto deve avere particolari requisiti anche sul piano del paranormale e del magnetismo intellettivo onde operare spesso attraverso i poteri della mente.

Ora ne consegue che coloro che si impegnano per capire la struttura operativa di questa organizzazione criminale a tutti gli effetti, non possono farlo in modo dilettantistico, né sperimentando qua e là una indagine dietrologica, assumendo come analisi un evento già accaduto e cercandone nei numeri, nei nomi, nelle date, o in altri elementi i soli riferimenti che appaiono riconducibili alla cosiddetta “Rosa Rossa”.

Se così fosse, sarebbe un gioco da bambini, poiché troveremmo la “Rosa Rossa” ovunque, in un perverso meccanismo di autosuggestione e condizionamenti reciproci anche molto pericolosi, oltre che allontanarci sempre di più dal cuore di questa realtà.

L’Ordine della Rosa Rossa e della Croce d’Oro Indipendente e Rettificato va combattuto e soprattutto è urgente e necessario prevenire gli eventi che questa organizzazione intende porre in essere, e dunque a tale scopo è indispensabile conoscere le chiavi, sono diverse, per la decriptazione dei codici mediante i quali gli adepti comunicano tra di loro.

E nemmeno tale conoscenza è sufficiente, in quanto per entrare in una realtà che trova la propria origine in cellule esoteriche, è necessario godere di un elevato livello di sensitività, magnetismo e carisma.

Se analizziamo un determinato fatto, in un’ottica di elementare ricerca numerologica, ad esempio, troveremo sempre significati interessanti riconducibili ora alla cabala ora ad altri strumenti manualistici, e in una dinamica di sillogismi giungeremmo sicuramente al risultato che ci siamo prefissati, trovando l’impronta della “Rosa Rossa”.

E così potrebbe essere per una infinità di fatti, senza nemmeno sfiorare la realtà di questa organizzazione.

La “Rosa Rossa” ha caratteristiche simili ad un caleidoscopio, e catturarne la presenza in un determinato evento è difficilissimo, ripeto non tutti possono riuscirci se privi di doti personali e geneticamente insite in particolari soggetti.

Anche se si conoscesse tutta la dottrina scientifica e dei codici segreti di questa organizzazione, ma si fosse privi dei requisiti paranormali, e che certo non dipendono da niente altro che da madre natura, si rischierebbe di attribuire alla “Rosa Rossa” tutto ciò che di drammatico o doloroso o di politico, o giudiziario entra a far parte della quotidianità.

Fondamentale è l’appartenenza e quindi l’intima conoscenza della religione cristiana, in quanto tutti gli aderenti alla “Rosa Rossa” sono soggetti che si dichiarano cristiani o pseudo cristiani manipolando la dottrina a proprio uso e consumo.

E’ sicuramente utilissimo apprendere quanto di scientifico è criptato in questa organizzazione, e ci consente di vivere cercando di guardare oltre ciò che appare, tuttavia avventurarsi in affermazioni pesanti e che sfiorano il ridicolo, può prima o poi ritorcersi contro chi irresponsabilmente coinvolge una pubblica opinione inconsapevole e impreparata a discernere nel merito di una realtà tanto misteriosa e complessa.

Oggi tutti fanno un gran parlare di “Rosa Rossa”, e sembra quasi un argomento competitivo, tra chi facendo due più due giustifica quattro morti in un incidente stradale, o chi, evidentemente non documentato, dichiara con nomi e cognomi, che Tizio e Caio sono morti perché parlarono di “Rosa Rossa”, o anche si sentenzia che processualmente questa organizzazione non è punibile, quando in realtà vi è un gran numero di magistrati e investigatori impegnati a riconoscere in taluni eventi l’identità della “Rosa Rossa”, con l’aiuto di esperti che operano in assoluto riserbo.

Io stessa da anni ormai, quasi ogni giorno, dopo aver decriptato dalla lettura di tutti i giornali o altri mezzi di comunicazione, messaggi a mio avviso meritevoli di attenzione, invio alle sedi competenti un fax con valore di verbale contenente i riferimenti dettagliati della mia ricerca.
E questo, ripeto, avviene quasi ogni giorno, in modo corretto, responsabile, e stando bene attenta a non creare allarmismo sociale.

E bene fanno coloro che mantengono tale riserbo, sia per non “avvertire” la “Rosa Rossa” nei suo appartenenti, molti già identificati, di talune strategie, sia per non determinare nei singoli o nelle collettività alcun condizionamento anche involontario, come si verifica sempre più spesso con la lettura dell’oroscopo, a riprova che si vive in un tempo all’insegna della insicurezza e della paura del futuro.

Inoltre, in tematiche tanto delicate, è bene tenere presente che se si viene sconfessati su una sola affermazione, facilmente crolla tutto ciò che dichiariamo, e si perde di credibilità, facendo in tal modo un gran favore alla “Rosa Rossa”.

Tanto per fare qualche esempio, ho letto che si ipotizza che il giornalista Gennaro De Stefano, morì dopo aver parlato sul settimanale Gente, per cui lavorava, della “Rosa Rossa”.
Ebbene, ipotesi più fantasiosa di questa non la si può immaginare.
Il mio amico e collega Gennaro, per molti anni ha combattuto contro un cancro di cui si accorse quando già era al quarto grado di malignità.
E’ stato un eroe, e ha dato tanta forza a milioni di persone afflitte da questo male, partecipando a trasmissioni in cui nonostante i segni della sofferenza, mostrava la propria voglia di vivere.
Quando gli fu diagnosticato il carcinoma, per i medici aveva due mesi di vita, ma lui volle operarsi e sottoporsi a terapie massacranti, un intervento dopo l’altro, e così sono trascorsi quasi otto anni, fino a quando mi salutò il giorno prima di andarsene, e salutò anche i tanti lettori del suo sito web.
“Gabriè, mi disse, stavolta non ce la faccio… peccato…”
Ed io: “Gennaro, so che non ci credi, ma io pregherò per te…”
Gennaro era ateo e non credeva a nulla di ciò chè è oltre il confine del raziocinio, e quando gli toccò scrivere di “Rosa Rossa”, in un articolo di duro attacco contro Michele Giuttari, si limitò al diritto-dovere di cronaca, ma se ne guardò bene dall’addentrarsi in un argomento per lui quasi ridicolo.

La verità è che Gennaro De Stefano si ammalò molti anni prima di accorgersene, e quando fu coinvolto in una intimidazione giudiziaria pesantissima, e tale da fargli provare anche l’esperienza del carcere, per poi essere riabilitato grazie alla confessione di un agente di polizia, quando però la sua vita era ormai segnata nello spirito e nella salute.

Ma quale “Rosa Rossa”?

Altra voce che gira tra i “cacciatori della Rosa Rossa”, riguarda la morte dell’antropologa Cecilia Gatto Trocchi.
Personalmente non ho mai creduto al suicidio.
Eravamo molto amiche, e lavoravamo insieme su un filone dell’inchiesta sul Mostro di Firenze.
Cecilia era una donna fortissima, coraggiosa, e nemmeno dopo la tragica morte del figlio, si era data per vinta.

Nemica acerrima della Massoneria, del tutto incredula sull’efficacia di azioni esoteriche o magiche, anzi ripeteva in continuazione: “Sono tutte truffe, la magia, l’esoterismo, sono argomenti di copertura per truffare soldi e ottenere sotto soggezione il potere”.

Cecilia era anche una esponente del Cicap, e spesso discutevamo quando io insistevo per farle osservare sotto un profilo esoterico taluni eventi e analogie.

Lei si metteva a ridere, non credeva al paranormale nel modo più assoluto, anzi mi disse che se fossi riuscita a dimostrare l’efficacia di una sola azione paranormale, il Cicap aveva messo un premio di cinquecento milioni, e mi invitò ad una dimostrazione.

Naturalmente rifiutai…
Le ragioni del mio rifiuto furono di carattere morale e religioso.

Cecilia dunque non combatteva la “Rosa Rossa” per il semplice fatto che non ci credeva.

Tuttavia, si era fatta molti nemici, uno in particolare, specie da quando lei aveva confidato di essere scampata per miracolo ad una mostruosa violenza da parte di chi si definì “il Sultano”.

Costui, personaggio famoso della cultura, la incontrava quasi ogni giorno, quando accompagnava una parente presso lo psichiatra che aveva lo studio nello stesso stabile della Gatto Trocchi.

Non si può escludere che il “folle” abbia atteso Cecilia nel pianerottolo, l’abbia condotta all’ultimo piano e poi scaraventata giù dalla tromba delle scale.

In fondo, risulta in una denuncia, che tentò di uccidere in questo modo la ex moglie.

Ma quale “Rosa Rossa”?

Ripeto, convincersi e convincere che la “Rosa Rossa” è onnipresente è come affermarne la inesistenza, per poi dichiararne la imprendibilità nell’ambito giudiziario.

A cosa serve arrampicarsi sugli specchi?

E’ invece a mio avviso vero che il delitto di Cogne sia riconducibile ad una induzione mediante il controllo mentale a distanza, e quindi ad una azione psichica della “Rosa Rossa”, così come è vero che proprio mediante il possesso di strumenti validi io parlai di questo delitto ben dieci giorni prima che si verificasse e ne parlai con la magistratura.

Solo successivamente, quando purtroppo Samuele era stato gia massacrato, la stampa rese pubblica questa mia “previsione”, anzi “Il Giornale d’Italia” mi dedicò un servizio di ben sei pagine, nonostante le “minacce” dell’avvocato Taormina che voleva far chiudere la testata , negando perfino il mio incontro con Stefano Lorenzi e il padre della Franzoni al Park Hotel di Monteacuto, fatto che lo stesso Lorenzi, invece dovette confermare.
L’incontro era stato interamente registrato.

Come pure, passando ad eventi recentissimi, risulta da alcune mie dichiarazioni scritte e pubbliche che mi ero accorta di strani messaggi in codice, tali da temere una sequenza di tragedie aereo, treni, navi, così come effettivamente si è verificato.

E questo tipo di decripatazioni ha un senso e il fatto di anticipare circostanze non ancora accadute sicuramente per gli inquirenti impegnati a capire questa realtà è elemento di credibilità e di serio interesse.

Al contrario tutto ciò che è frutto di una ricostruzione postuma, può essere fuorviante e dannoso per i più suggestionabili.

Ho ritenuto doveroso precisare taluni aspetti di questa argomentazione, onde evitare che quanto ho pubblicato relativamente alla mia conoscenza dell’Ordine della Rosa Rossa e della Croce d’Oro Indipendente e Rettificato potesse confondersi con teorie di altri, pur sempre rispettabili, ma che non mi sento di condividere.


Descrizione foto:

1. Immagine;
2. Gennaro De Stefano;
3. Cecilia Gatto Trocchi;
4. Logo Cicap.

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