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venerdì 9 gennaio 2015

BUON NATALE E BUON ANNO!
Come è stata festeggiata questa ricorrenza nel mondo, ma in particolare in Italia dove la tradizione la fa sempre da padrona
di Carmelo Maria Carlizzi

La strage degli innocenti è stata sempre la maniera preferita da parte delle menti criminali più occulte per onorare a modo loro il Natale quali servitori di colui che da sempre frigge di rabbia sui carboni dove è condannato a sedere per l’eternità. Mentre per ragioni spesso squisitamente commerciali, un bel po’ di tempo prima del 25 dicembre e un bel po’ di tempo dopo, iniziano e proseguono a risplendere luminarie, addobbi, fuochi d’artificio e quant’altro dovrebbe invece degnamente sottolineare l’evento della nascita del Salvatore.
Come non ricordare solo alcune di queste stragi, ad esempio quella di 20 bambini su un totale di 27 vittime da parte di un folle avvenuta il 14 dicembre 2012 a Newtown nel Connecticut (Usa), quella del 24 seguente ad Homs per bombardamenti in Siria con 27 bambini su 100 vittime e ancora quella della notte di Capodanno 2013 con almeno 26 bambini e ragazzi su un totale di 60 persone uccise dalla calca allo stadio di Abdjan in Costa d’Avorio, quindi la strage di 14 bambini su un totale di 22 vittime avvenuta il 15 dicembre 2013 ancora ad Aleppo in Siria e poi quella recentissima del 16 dicembre scorso a Peshavar in Pakistan che ha colpito ben 130 bambini e ragazzi di una scuola su complessive 141 persone uccise dai talebani. Ma la cronaca è proseguita con il massacro avvenuto il 19 dicembre a Cairns presso Sidney in Australia per mano di una donna che ha ucciso otto bambini di cui sette erano suoi figli.
E anche in Italia quanto ad orrori prenatalizi non si è stati da meno e i mass media che sono sempre attenti ai simboli, hanno evidenziato in particolare quanto avvenuto a Santa Croce di Camerina (RG) il 29 novembre dove il piccolo Andrea Loris Stival è stato strangolato e la cui madre accusata del delitto si trova ora in carcere. Poi l’11 dicembre una donna russa Natalia Sotnikova a Bordighera (IM) uccide il figlio di appena 10 mesi annegandolo in mare e il 24 dicembre a San Severino Marche (MC) ancora una madre, Debora Calamai, uccide a coltellate il figlio di 13 anni.

“Buon Natale e Buon Anno!” rimane comunque l’augurio carico di speranze che tutti noi ci siamo scambiati in questi giorni di festa incontrandoci e che ancora ci risuona dentro, benché il più delle volte consapevoli che al momento non ci sono molte valide aspettative dietro questo augurio.
Le cose non vanno per nulla bene nel nostro Paese nonostante i continui inviti di Renzi a vederle in maniera più ottimistica e senza gufare. Ed ecco che il.Natale 2014 anche in Italia è apparso per i suddetti occulti strateghi di morte come la ricorrenza ideale per fortificare il governo al potere con un bel rinnovo del patto o diversamente per fare in modo di metterlo in severa crisi qualora alcuni dei convocati, già a suo tempo contraenti, non accettassero di sedersi nuovamente al tavolo per la stipula del rinnovo.
Il Patto del Nazareno non è certo il patto di sangue di cui spesso si è parlato in questo blog ma serve molto come facciata a mostrare un’intesa che su svariati princìpi politici e leggi in verità pare ormai scorrere fluidamente e continua a rimanere il punto di riferimento e di forza per i prossimi impegni del governo.
Ma dietro il patto del Nazareno potrebbe nascondersi dell’altro che gli oppositori politici provano con fatica a far emergere e che spiegherebbe tanta armonia fra “zio e nipote”? In verità di segni di simili parentele già ve ne sono stati con la pressoché contemporanea presenza al governo a suo tempo del discretissimo Gianni Letta (allora candidato in pectore di Berlusconi alla presidenza della Repubblica) e dell’altrettanto riservato Enrico Letta poi divenuto presidente del Consiglio e ora anche lui tra i papabili gettati in campo a far numero per la successione a Napolitano.

Le lucine dell’albero di natale, dopo le prove generali del 19 maggio con l’attentato a Lavino di Mezzo presso Bologna, si erano dunque puntualmente accese con i successivi e simili attentati prenatalizi a binari o a infrastrutture dell’Alta velocità del 2 dicembre a Campo di Marte presso Firenze, del 16 a Rivoli presso Torino, del 18 a Milano, del 21 sempre di dicembre a Rovezzano presso Firenze e dell’antivigilia presso la stazione di Santa Viola a Bologna. Naturalmente tutti niente più che lucine perché accese per il momento in orari e con modalità da non causare stragi, ma solo disagi ai viaggiatori, insomma perché se ne parlasse… semplici avvertimenti o meglio inviti o, più precisamente vere e proprie convocazioni. A cosa? Ma l’abbiamo appena detto, convocazioni a sedersi al tavolo davanti al notaio per la stipula del rinnovo del patto. Sì, ma di quale patto si parla? Semplice, di quello del ’92!

E dunque dopo un brevissimo intervallo di quiete per consentire l’abbuffata tradizionale di Natale agli italiani, poiché qualcuno pareva che avesse fatto orecchi da mercante nonostante l’accensione delle luci dell’albero e mettendo in giro la voce che si trattasse dei soliti anarchici no-tav, ecco che cambia la musica. Ma badate bene che qui si parla delle lucine che ci si son volute far vedere mentre sappiamo che ce ne sono delle altre che se le godono solo fra loro. Comunque ecco che all’alba del 28 dicembre, ricorrenza in cui la Chiesa ricorda la Strage degli Innocenti, nel garage del Norman Atlantic, un traghetto italiano noleggiato dalla compagnia greca Anek Lines proveniente da Igoumenitsa e diretto ad Ancona, nelle misteriose profondità del garage galleggiante fra oltre un centinaio di autotreni carichi di ogni sorta di liquidi si sprigiona un bel fuoco. Il traghetto si trova a 33 miglia nautiche dall’isoletta greca di Othonoi e a 22 miglia dalle coste italiane, a bordo sono stati caricati 222 veicoli fra camion e automobili, ma vi sono imbarcati 466 passeggeri e 55 uomini di equipaggio di cui 22 italiani, poi i presenti a bordo diventeranno invece 499 di cui 44 italiani a bordo compresi i 22 membri dell’equipaggio. Il numero che viene ossessivamente ripetuto è che le vittime accertate sono 11, nonostante l’alternarsi di conteggi con numeri sempre diversi fra passeggeri, equipaggio, dispersi e clandestini che nella comprensibile confusione un momento risultavano e un altro no. Tutto in un balletto di cifre fra uffici greci, albanesi e italiani, e che a giudizio della procura di Bari, ad un certo punto parvero essere, i dispersi, addirittura quasi 90.

Proseguono intanto i fuochi d’artificio in attesa di quelli del capodanno, ed ecco che sempre il 28 dicembre alle 8,30 al largo di Ravenna si verifica uno scontro nella nebbia fra un cargo battente bandiera turca, il Gokbel con 11 membri d’equipaggio che aveva appena lasciato il porto e il Lady Aziza del Belize con un equipaggio di 9 uomini. Il Gokbel affonda in pochi minuti e fra l’equipaggio vengono recuperati i corpi di 2 marittimi, mentre 4 risultano dispersi e 5 sono stati salvati.

Ma non finisce qui poiché le bombe umane arrivano dal mondo esterno che vuole festeggiare con noi, infatti una dopo l’altra e sempre sullo stesso mare a sud e ad est della penisola, contro le coste pugliesi, calabresi e siciliane ecco una dopo l’altra arrivare sparate a ripetizione una serie di navi con a bordo migliaia di migranti, profughi fuggiaschi dal medio oriente, tutte abbandonate dagli equipaggi con i timoni bloccati in direzione delle nostre coste, tutte votate al sacrificio del loro carico umano, tutte a costituire una sfida ai sistemi di salvataggio e accoglienza italiani e, loro tramite, di quelli europei, in un intreccio di messaggi che tutto comprendono. A dicembre ne arrivano in successione il 5, l’8, il 9, il 15, il 19 ed il 20. Si chiamano Vitriol, Sandy, Zain, Polaris, Merkure. Poi il 21 dicembre ancora un cargo alla deriva arriva davanti al porto di Augusta sulle coste siciliane con 900 profughi e sulla Happy Venture il 22 dicembre erano in 650, quindi la Blue Sky pilotata dai marinai italiani calatisi dagli elicotteri e con 970 profughi sino a Gallipoli, un’altra è arrivata il 2 gennaio con 400 profughi a bordo in avaria al largo di Leuca con il motore che per fortuna si è fermato da solo. Infine l’ultima imbarcazione di questo elenco il mercantile Ezadeen il 3 gennaio guidato a Corigliano Calabro dai guardiacoste italiani con 450 profughi. Le altre sono arrivate senza freni sino a poche miglia dalle nostre coste. In totale hanno portato ottomila passeggeri, tutti siriani.
Migliaia e migliaia, decine, centinaia di migliaia di profughi nel corso dell’intero 2014 che una volta agganciato lo stivale italiano risalgono l’Europa in un’invasione che non pare conoscere sosta.

Ciononostante il patto fra l’antistato (che si nasconde dietro mafia, no-tav e anarchia) e lo Stato non trova invece ancora la sua definizione, poiché è indubbiamente difficile da stipulare, ma per convincere la parte più riottosa – quella che non vuole ancora sedersi al tavolo delle trattative per la stipula definitiva – paiono non essere bastati gli episodi dei treni e ora quelli delle navi e quanto viene di continuo portato in luce in questi giorni con gli arresti negli ambienti dell’estrema destra romana e non solo.
Ma c’è dell’altro, poiché c’è da eleggere il successore di Napolitano e qui non si scherza proprio, infatti Berlusconi si è di nuovo collocato in prima linea perché la parte che lui con la propria immagine sponsorizza non pensa proprio di lasciar fare tutto agli altri. Quindi agli arresti anti-corruzione, anti-mafia, anti-terrorismo ecco che si risponde con delitti mirati della mafia, con attentati pseudo anarchici, ecco il puntuale Ex-cavaliere che ancora senza cavallo e senza erede, e benché consapevole che non sarà eletto, si propone però subito in prima fila candidandosi ancora come garante, come uomo d’ordine di un partito d’ordine, di nuovo come statista, un altro grande vecchio che da un altro colle per nulla virtuale vigila dall’esterno sul buon andamento degli affari. E con un terribile “inciucio” – dicono alcuni – o per un “errore” di cui Renzi assume subito la responsabilità, ecco che a Berlusconi sta per essere concesso il via libera a tornare in campo prima delle elezioni del nuovo presidente della Repubblica.
Che riesca o meno questo tentativo, si capisce che Berlusconi ritornerà comunque presente e se non ce la farà prima della consacrazione del nuovo presidente, è parso chiaro a tutti che lui in ogni caso dirà la sua, e sarà determinante.
D’altro canto se ha detto la sua il terzo grande vecchio – Totò Riina – presentandosi al Quirinale di fronte ai giudici di Palermo per l’interposta persona del suo avvocato, potrà ben farlo e con maggior titolo l’Ex-cavaliere!

Intanto qualcuno, ispirato non si sa da chi, forse da Papà Natale e dalla Befana, la coppia del momento che ancora gira dalle nostre parti per gli ultimi doni, ci rivela che siamo un popolo fra i più ricchi al mondo per i denari depositati nei conti correnti bancari, quello fra cui l’80% dei suoi cittadini possiede una casa di proprietà, quello che ha il maggior patrimonio artistico-monumentale al mondo, addirittura da sola l’Italia possiede oltre la metà di tutto quanto esiste… e che pertanto di diritto nella determinazione del pil dovremmo computare anche tutte queste realtà… Insomma, battendo qualche pugno sui tavoli giusti potremmo di nuovo tornare ad essere una delle prime potenze economiche mondiali. Ma che vogliamo di più? Di che dunque ci lamentiamo? Cosa ci manca per continuare a lungo a festeggiare il Natale e l’Anno Nuovo come si deve?
In verità ci viene fatto da molti educatamente notare che d’altro canto, come più volte sottolineato in questo spazio, siamo anche il Paese con la maggior densità di criminalità del mondo cosiddetto evoluto, sia per numero di addetti, sia per varietà di organizzazioni, ben cinque quelle principali e che ormai tutti abbiamo imparato a conoscere.
Ma anche quello con il maggior numero di corpi di polizia, tutti diversi fra loro per nascita, tradizioni, compiti e, badate bene, non con ruoli istituzionali fra loro diversi e anche qui con il maggior numero percentuale di addetti, ma tutti che fanno tutto o quasi, anche se da lungo tempo, si cerca opportunamente di distribuire meglio le rispettive competenze.

Era stato suggerito nel precedente articolo come la lentezza delle operazioni del governo – che i maggiori esponenti politici come primi della classe sottolineano ipocritamente contrariati – parrebbe essere invece determinata dalle incertezze di questo clima di rinnovo del patto stipulato nel ’92 dopo le stragi Falcone e Borsellino in Sicilia e i successivi attentati del ’92 e ’93 a Roma, Firenze, Milano … che hanno introdotto 22 anni di dominio del malaffare, della corruzione e che ci hanno fatto conquistare nel campo veri e propri primati mondiali oltre a innestare un declino generale che pare difficilmente arrestabile.
Per mettere ordine in tutto questo si deve cominciare dalla testa e quindi ecco presa per le orecchie la minore – si fa per dire – delle organizzazioni criminali italiane, la Banda della Magliana, che occupa il primo posto appunto nella capitale, da sempre ben radicata nel sistema, davvero un esempio per tutte le altre, ma contemporaneamente viene ammonita la minore delle polizie, quella municipale, e di nuovo a Roma a far da esempio. Un bel colpo per Renzi e Alfano che debbono dimostrare come le loro strategie con i patti di sangue non hanno nulla a che spartire.
E’ scontato che i nostri servizi di intelligence stanno di certo vagliando le ipotesi che oltre a quelli dei treni, uno o più degli episodi accaduti al largo delle nostre coste siano dolosi e parte di una strategia della tensione che vuole determinare in Italia disordini da ogni parte, causati dall’interno e dall’esterno. Pertanto rimaniamo fiduciosi del loro lavoro. Con 150mila clandestini (oltre ai 30mila sacrificati in mare) arrivati di recente fra noi, non ci vuole molto a utilizzare all’interno i gruppi cosiddetti “anarchici” e all’esterno qualche pellegrino siriano nascosto in un camion o con un regolare passaporto per compiere una dieci cento stragi da addebitare poi secondo quanto fa comodo e a chi fa comodo.

E finalmente concludendo, da irriducibili complottisti, andando per un attimo solo all’attentato al Charlie Hebdo avvenuto il 7 gennaio a Parigi e che ha visto la strage di 12 persone, è facile osservare come la Siria sia ossessivamente presente quale responsabile di tanto sangue. Mentre un’osservazione viene altrettanto facile e cioè quella che gli attentatori, i due fratelli franco-algerini Cherif e Said, rientrati dalla Siria, stanno a simboleggiare così come le Torri Gemelle anch’essi una coppia naturale, 1+1. Seppure questa volta come un simbolo inverso, ma ancora a voler dire: “Siamo sempre noi”!

Descrizione immagini (dall'alto verso il basso)

- la città di Homs luogo simbolo della tragedia in corso del popolo siriano
- fuochi d'artificio di Capodanno
- il relitto del traghetto Norman Atlantic a Brindisi
- Santa Viola presso Bologna luogo dei recenti attentati all'Alta velocità
- una delle tante carrette del mare stracolma di profuhi diretta verso le coste italiane

- il David di Michelangelo dopo la strage di Parigi con il lutto al braccio e la bandiera francese ai piedi

 

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