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di Gabriella Pasquali Carlizzi - Lunedì 8 Giugno 2009

MOSTRO DI FIRENZE – CASO NARDUCCI: SECONDO IL GIP MARINA DE ROBERTIS, PER I PRESUNTI AUTORI DELL’OMICIDIO DI FRANCESCO NARDUCCI, PUR RIMANENDO I SOSPETTI, NON CI SONO AL MOMENTO PROVE SUFFICIENTI PER GIUSTIFICARE LA RICHIESTA DI UN RINVIO A GIUDIZIO.
E DUNQUE E’ STATA ACCOLTA IN PIENO LA RICHESTA DEL PM GIULIANO MIGNINI E RIGETTATA INVECE L’OPPOSIZIONE DEGLI INDAGATI CHE PRETENDEVANO UN PROSCIOGLIMENTO CON FORMULA PIENA. E GLI STESSI FAMILIARI DEL MEDICO MIRAVANO AD UN VERDETTO CHE SANCISSE L’ASSOLUTA ESTRANEITA’ DEL NARDUCCI DAI DELITTI ATTRIBUITI AL MOSTRO DI FIRENZE…
Si è fatta attendere un anno la decisione del Gip di Perugia Marina De Robertis, ma alla fine la giustizia ha vinto.

Certo per Mario Spezi, Francesco Calamandrei, altri due indagati e gli stessi familiari di Francesco Narducci, il verdetto del Gip rappresenta un duro colpo, un’ombra che rischieranno di non potersi più togliere di dosso.
E indubbiamente uscire per la strada e sentirsi guardati con sospetto, è sicuramente peggio di una sentenza di colpevolezza, contro cui ci si sarebbe potuti appellare.

Infatti, questa sentenza di proscioglimento per insufficienza di prove, è stata emessa da un Gip, e non da una Corte d’Assise, come invece, ricorderete, fu per il senatore Giulio Andreotti, il quale dovette ricorrere per ben due volte, fino alla Cassazione, poiché su di lui pesava l’onta di una assoluzione per “insufficienza di prove”… Come dire, so che sei colpevole, ma le prove tecniche per dimostrarlo in un processo non sono state sufficienti.

Se poi nel caso di Narducci pensiamo che qualcuno dei “prosciolti” dal Gip figura tra i 22 imputati eccellenti per cui il Gup Paolo Micheli dovrà decidere per un rinvio a giudizio, allora la situazione si fa davvero pesante.
Il dubbio lasciato da una “insufficienza di prove”, andrà sicuramente ad aggiungersi ai dubbi e anche alle certezze del procedimento principale.

D’altra parte, da alcune indiscrezioni si è appresa della rabbiosa reazione sia dei “prosciolti” che dei familiari della vittima.

E la domanda è d’obbligo, almeno per i profani in materia di diritto: “ Perché vi arrabbiate? Siete stati “prosciolti”, e non siete contenti?”

E come potrebbero rallegrarsi, con un sospetto sulle spalle che è peggio di una condanna a vita?
Viviamo tempi in cui la storia ci dimostra che quando si arriva ad una sentenza di innocenza o di colpevolezza, pur dovendola rispettare, non è detto che quella sentenza rispecchi la verità oggettiva, ma la si debba considerare come le risultanze di un dibattimento che non può andare oltre quella che prende il nome di verità processuale.
E questa verità a volte coincide con la verità sostanziale, ma molte altre volte no.
Lo dicono tutti: i processi si fanno sulle carte.

Non a caso, molti imputati che sanno di essere colpevoli chiedono il giudizio con il rito abbreviato, rito che si celebra solo sulle prove o documenti raccolti fino a quel momento, vale a dire si evita un dibattimento vero e proprio con il rischio che emergano magari le famose prove schiaccianti.
E in caso di condanna si ha pure uno sconto di pena.
Tanto per fare un esempio nella fattispecie di questo caso, a Firenze il farmacista Calamandrei, accusato di essere insieme ad altri il mandante dei duplici delitti, si è fatto giudicare con il rito abbreviato, ed è stato poi assolto.

E’ assai probabile che se si fosse celebrato un processo con il rito ordinario, il farmacista sarebbe stato invece condannato.
Tuttavia, l’assoluzione ottenuta in un processo, al di là del rito, è una assoluzione, e come tale va rispettata.

Ben diverso è il non essere stati processati, e uscirsene con un proscioglimento per “insufficienza di prove”, da intendersi non come insufficienti prove di colpevolezza, attenzione, ma come prove insufficienti per la celebrazione di un processo.

Qualcuno si chiederà: “Ma se il Pm Giuliano Mignini è tanto convinto che il medico perugino sia stato ucciso, perché nei confronti di Spezi, Calamandrei ed altri due, accusati di essere stati gli autori dell’omicidio, ha poi chiesto l’archiviazione per insufficienza di prove?”

E qui ancora una volta, è bene chiarire che il concetto di “Giustizia” comunemente intesa dalla pubblica opinione, spesso lo si confonde con le regole che i Magistrati devono applicare alla Legge.
E spesso vediamo come l’applicazione della Legge, genera un profondo senso di ingiustizia.

Quanti di noi si ribellano nel vedere scarcerati e a piede libero, ragazzi che una settimana prima hanno commesso un crimine, una violenza, uno stupro?
Eppure chi li rimette in libertà, non fa altro che applicare la Legge.
I nostri codici sono i più garantisti del mondo, e da quando abbiamo un Berlusconi, assicurare alla
Giustizia un criminale è davvero difficile.

Le conseguenze non mancano, in quanto alla sfiducia dei cittadini si aggiunge la demotivazione degli stessi operatori giudiziari, i quali rischiano spesso anche la vita, per poi sentirsi dire dagli assassini: “Avete fatto tanto rumore, per nulla…”.

E a volerla dire tutta, è difficile nei tempi in cui viviamo, resistere da parte di magistrati, giudici, poliziotti, carabinieri, guardia di finanza, agenti carcerari, è difficile resistere alle tante occasioni di corruzione.

Senza contare che il Pm Mignini, sta dando prova di “eroicità”, nel non reagire a norma della Legge ai tanti e indecorosi attacchi che da anni sta subendo, comprese volgari intimidazioni giudiziarie.
E chissà quante volte si è sperato che il Magistrato querelasse, per farlo uscire di scena, divenendo egli stesso “parte offesa”, ma lui ha resistito, non è cascato nella trappola dei criminali, gli stessi che non sfuggiranno alla sbarra.

Ed è anche bene sapere che quando si indaga qualcuno, vi sono termini prefissati per le indagini, e spesso questi termini sono insufficienti e dunque onde evitare una archiviazione per scadenza di termini, è lo stesso Pm che la chiede per “insufficienza di prove”, un concetto che può estendersi anche al non avere avuto il tempo necessario ad acquisire ulteriori prove.

Un procedimento archiviato per scadenza dei termini, non è facilmente riapribile.
Al contrario, ciò che è insufficiente , in ogni momento può diventare più che sufficiente.

E ci si dimentica forse, che qualcuno è imputato per “violazione del segreto istruttorio” ?
Ebbene, questo “qualcuno” violò il segreto quando consegnò alla sottoscritta il materiale provante che parte dei risultati di una indagine a carico di uno dei “prosciolti” furono distrutti, “dischetti bruciati”, all’interno di una sede investigativa di polizia giudiziaria di Firenze.
Ma guardate caso, che se quelle prove non fossero state bruciate, per il “prosciolto”, la galera era assicurata!

E speriamo che F.P. si decida a verbalizzare senza se e senza ma, e nemmeno ricorrendo ai “ni”, raccontando egli stesso ciò che vide nell’esercizio delle sue funzioni come pubblico ufficiale, e allora forse quella clamorosa svolta che tanti attendono ci sarà, e i feticci asportati alle vittime del Mostro, saranno finalmente tolti dalle mani di qualche “prosciolto”.

Oppure su questo fatto dobbiamo “sorvolare” , per non mettere nei guai un noto poliziotto?
E speriamo che qualcuno mi interroghi su questa vergognosa pagina, se davvero si perseguono fini di verità.

E per chi conosce tante verità, è difficile resistere e non rispondere alle provocazioni che una certa pseudo stampa da ieri veicola, nel diffondere notizie stravolte, tendenziose e portatrici di pesanti “messaggi in codice”, questa volta diretti al Gup Paolo Micheli.

Leggete voi stessi quanto ha pubblicato ieri “TamTam” il giornale online. Visibile cliccando a questo link :

Morte di Francesco Narducci: archiviata l'indagine per omicidio
La decisione del Gip di Perugia non potrà che condizionare anche il procedimento per il presunto "depistaggio" in occasione del ritrovamento del cadavere 24 anni fa

Tutto da rifare, se ce ne sarà il tempo, per sapere come morì sul Lago Trasimeno, quasi 24 anni fa Francesco Narducci.
Il gip di Perugia ha archiviato il fascicolo per omicidio sulla morte del medico scomparso nel lago Trasimeno l'8 ottobre del 1985 .
I quattro che erano stati indagati ed avevano sempre respinto ogni addebito, ora sono stati prosciolti dall'accusa di essere stati coinvolti nel presunto omicidio.
Era stato il Gip di Perugia a chiedere l’archiviazione dell’inchiesta non riuscendo ad avere certezze.
Ma alla richiesta di archiviazione si erano opposti il padre e il fratello del medico, parti offese nel procedimento, chiedendo che fossero stabilite «scientificamente e con assoluta certezza» le cause della morte. ritenendo che il loro congiunto fosse morto per un incidente o per un suicidio.
Ancora in corso invece davanti a un altro gip di Perugia l'udienza che riguarda tra l'altro un presunto scambio di corpi in occasione del recupero del cadavere di Narducci nelle acque del Trasimeno, ma su questo procedimento la decisione si ritiene rimanga fortemente condizionata dal fatto che, alla luce del pronunciamento del Gip, non ci sarebbe alcun mistero dietro alla morte del gastroenterologo perugino.

Evidentemente i cronisti di questa testata online, non dispongono in redazione nemmeno di un codice di procedura penale, onde consultarlo prima di mettere nero su bianco, diffondendo notizie che oltre che confondere la pubblica opinione, diventano veicoli di inquietanti messaggi per un Giudice che deve ancora esprimersi.

Ma dico io, come vi permettete di scrivere certe cose?

O non sapete che da quando dal codice fu eliminata la troppo abusata formula della “insufficienza di prove”, la stessa fu reintegrata nell’articolo 530 al comma 2 del codice di procedura penale?

O non sapete che questa formulazione fu oggetto di discussioni perché al tempo della cosiddetta “Prima Repubblica”, quando la magistratura si trovava di fronte agli “intoccabili”, per dire che erano si colpevoli ma che non si potevano condannare, dati i nomi che portavano, ricorrevano alla “insufficienza di prove”? E questo si verificava nei processi.

Nel caso del vostro amico e collega Mario Spezi, è diverso, perché il verdetto non è scaturito da alcun processo, ma dalla richiesta di un Pm, pienamente accolta dal Gip.

E il Pm, se un anno fa non disponeva di prove sufficienti per andare a giudizio, è assai probabile che ne sia in possesso ora, o più in là, e decida di indagare di nuovo gli attuali “prosciolti”.

E ancora dico, come vi permettete di scrivere:

“…Ancora in corso invece davanti a un altro gip di Perugia l'udienza che riguarda tra l'altro un presunto scambio di corpi in occasione del recupero del cadavere di Narducci nelle acque del Trasimeno, ma su questo procedimento la decisione si ritiene rimanga fortemente condizionata dal fatto che, alla luce del pronunciamento del Gip, non ci sarebbe alcun mistero dietro alla morte del gastroenterologo perugino.”

Ma siete matti? Definire un proscioglimento per insufficienza di prove, come un condizionamento per la decisione di un altro procedimento?
A chi state parlando al Gup Paolo Micheli?
E, consentitemi, per conto di chi?

Ma forse non sapete quali atti vi siano in quel fascicolo?
O pensate che otto anni di indagini, di testimoni che rischiano la vita, di spese sostenute dall’amministrazione giudiziaria, in un momento di crisi come questo, possano essere cancellate da un bel colpo di spugna?

Tra gli imputati su cui il Gup Micheli dovrà pronunciarsi, ce ne sono due che sono stati in carcere, nel merito di questo giudizio, con un provvedimento di custodia cautelare. E nel caso non fossero rinviati a giudizio, l'Amministrazione giudiziaria dovrebbe risarcirli per ingiusta carcerazione.

E uno dei due, tempo fa già chiese il risarcimento e la Corte ha risposto che solo in presenza di una sentenza definitiva di assoluzione piena, avrebbe diritto ad essere risarcito. Riflettette anche su questi aspetti, poichè lo Stato non ha denari da sprecare, lo Stato se un Giudice sbaglia, è giusto che risarcisca, ma forse vorrà essere sicuro dell'errore dopo un processo di primo, secondo e terzo grado.

Per carità, come disse in udienza il professor Pierucci: “Tutto è possibile..”, ma personalmente credo nella dignità di chi rappresenta la Giustizia, e nella responsabilità morale di dare alla pubblica opinione l’opportunità di sfatare tanti sospetti e recuperare questa verità, almeno in un dibattimento, ove i tanti testimoni che per aver compiuto il proprio dovere, oggi sono sotto minaccia, e solo in un processo a porte aperte potrebbero evitare la morte.

Se sul Caso Narducci-Mostro di Firenze cadesse il silenzio, chissà quanti suicidati o morti in qualche incidente stradale, si aggiungerebbero alla lunga scia di sangue che ha scritto questa drammatica storia.

Sarebbe più giusto schierarsi dalla parte delle vittime e di coloro che come direbbe Lucarelli, sono già morti e non lo sanno….


Descrizione foto:

1. Francesco Narducci;
2. Mario Spezi;
3. Fabio Piselli;
4. Francesco Calamandrei;
5.Senatore Giulio Andreotti.

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