“COLPO DI SCENA” A FIRENZE, DOVE ERA ATTESA LA SENTENZA PER GLI IMPUTATI MICHELE GIUTTARI E GIULIANO MIGNINI… MA I GIUDICI CI RIPENSANO, I CONTI NON TORNANO, E CHIAMANO SUL BANCO DEI TESTIMONI ECCELLENTI PERSONAGGI ISTITUZIONALI…
GIA’ FISSATE LE PROSSIME UDIENZE PER IL 24 SETTEMBRE E IL 22 OTTOBRE.
“COLPO DI CALDO”, FORSE PER MARIO SPEZI, CHE NELLA PRIMA PAGINA DEL SUO SITO PUBBLICA UN ARTICOLO MOZZAFIATO…
Già da diverso tempo era attesissima la sentenza che vede a Firenze imputati Michele Giuttari e il magistrato Giuliano Mignini, accusati ambedue di abuso d’ufficio e Mignini anche di favoreggiamento per il superpoliziotto.
Un processo che dura da molto tempo, comunque troppo, almeno per chi indossando una toga si ritrova di punto in bianco sul banco degli imputati, sentendosi innocente, e dovendo sopportare le tante e volgari speculazioni che anche da oltre oceano si attuano su questa pagina dolorosa della vita di un magistrato.
Il Pm dottor Turco aveva già chiesto una pena di due anni e mezzo per la divisa e di dieci mesi per la toga.
Inaspettatamente il Presidente del collegio giudicante, Francesco Maradei, ha valutato l’esigenza di ascoltare altri testimoni, dando l’impressione che quanto emerso dal dibattimento fosse carente di ulteriori circostanze che potrebbero anche modificare l’attuale impianto accusatorio a favore o a carico dei due imputati.
Il Giudice Maradei vanta una lunga esperienza in tema di comportamenti che spesso lo hanno chiamato ad esprimere verdetti di condanna a carico di divise, non da ultimi funzionari della Guardia di Finanza, e comunque ha dimostrato particolari capacità di individuare tra le pieghe di appartenenti alle istituzioni nel campo della legge e della giustizia, comportamenti che hanno meritato sentenze esemplari e significative.
Infatti anche quando le sue sentenze godono dell’indulto, spesso prevedono l’interdizione dai pubblici uffici.
Dunque nulla di concluso e nulla di prevedibile di questo processo, nemmeno per quella vasta pletora di “colpevolisti” che speravano di poter utilizzare una eventuale condanna del dottor Mignini, per screditare il suo ruolo di Pm sia nel processo sulla morte di Meredith Kercher, sia nel processo e processi connessi sulla morte di Francesco Narducci e collegamenti con i delitti del Mostro di Firenze.
Ed è anche presumibile che la decisione a sorpresa del Giudice Maradei, non sia stata gradita dagli imputati, se non altro perché costretti psicologicamente e a prova di nervi a rimanere in attesa di un verdetto ancora per molto tempo.
Chi scrive non può esimersi da una personale considerazione e domanda: il dottor Mignini avrebbe potuto evitare di finire sul banco degli imputati?
Ripeto, è un mio pensiero che però non scaturisce dal nulla, bensì deriva dalla conoscenza di moltissimi fatti, alcuni anche molto incresciosi, tutti formalizzati e sottoposti all’attenzione della Procura di Perugia, fatti che se avessero innescato un normale iter giudiziario magari in conformità con l’obbligatorietà dell’azione penale, forse il dottor Mignini non avrebbe subito quanto sta subendo, e forse oggi l’inchiesta sul caso Narducci sarebbe già approdata ad un dibattimento e chi uccise il medico assicurato alla Giustizia, e la memoria delle vittime del Mostro sarebbe stata riscattata da una verità che ancora rimane nell’ombra.
Mi piacerebbe raccontare come testimone, e quindi responsabilmente, davanti al Giudice Maradei i tanti fatti che in questo processo potrebbero rivelarsi utili, fatti che risultano esposti nei tanti fax inviati nel tempo non solo al dottor Mignini, ma anche all’ex Procuratore Capo di Perugia dottor Miriano, alla Gip dottoressa De Robertis, fatti che per onestà e con coraggio ho sempre rappresentato, nella speranza di salvare l’onorabilità di una inchiesta che tanto sangue ha seminato.
Il Procuratore e il Gip saranno presumibilmente ascoltati dal Giudice Maradei, e anche due agenti del Gides, e forse per comprendere totalmente un quadro tanto complesso bisognerebbe ascoltare anche alcuni agenti della Squadra Mobile, sezione di Polizia Giudiziaria del dottor Mignini, persone che quando fu riaperto il caso Narducci, prima ancora che l’inchiesta fosse collegata con quella fiorentina sui mandanti del Mostro, questi poliziotti diedero un impulso esemplare verso la ricerca della verità, impulso che poco tempo dopo apparve mortificato con metodi violenti da chi, venuto da fuori, vantava la superiorità di grado, nel migliore dei casi, con prepotenza.
E l’armonia di una squadra stretta intorno ad un magistrato onesto, sembrò sgretolarsi piano piano, sostituendosi ad un “dictat” sofisticato, capace solo si rendere fragile ciò che era forte, di depistare dai giusti orientamenti, di provocare reazioni dure da parte di vertici istituzionali, oltre ad un senso generale di stanchezza, di noia, per una inchiesta ormai lunga quarant’anni.
Il dottor Mignini non poteva certo conoscere se non superficialmente, i giochi sporchi attuati per decenni all’insegna delle indagini sul Mostro di Firenze, lui è entrato in questa realtà solo alla fine del 2001, e forse nemmeno con l’immaginazione avrebbe sfiorato quanto di mostruoso e grottesco era avvenuto prima, succedendosi una poltrona dietro l’altra con compiti prestabiliti e non certo favorevoli alla ricerca delle verità più scomode, oggetto di ricatti, di carriere brillanti, di odii antichi nel tempo, di doppiogiochisti degni di un circo sempre pronto a far sbranare i disturbatori dalle belve feroci del potere.
Solo chi ha vissuto da vicino le vicende del Mostro, ma ancor più frequentando le sedi dove si decideva di volta in volta quale Mostro tirare in ballo, poteva comprendere che le vittime hanno sempre occupato l’ultimo posto, precedute e uccise ripetute volte dall’azione di poteri occulti che hanno manovrato come manovalanza gli stessi operatori degli ambienti giudiziari.
A Firenze, in questa storia, fin dall’inizio si sono determinati asprissimi conflitti tra la magistratura inquirente e la polizia giudiziaria, siano essi stati carabinieri o polizia di stato, e già tale evidenza porta alla amara considerazione che la verità era in qualche modo “gestita” dalla disarmonia.
Tanto per dirne una, l’ex capo della Sam, Ruggero Perugini e l’ex capo del Gides Michele Giuttari, si sono sempre odiati, arrivarono anche a denunciarsi, nonostante ambedue godettero dello stesso incarico sui medesimi delitti.
Ebbene, c’è da chiedersi, se quando si determinano certe sgradevoli situazioni, senza nemmeno entrare nel merito di chi ha ragione e di chi ha torto, non sia opportuno per non ledere la fiducia dei cittadini verso le istituzioni, rimuovere i due avversari, anziché consentire all’uno di succedere alla poltrona dell’altro.
E’ umano che alla luce di tali conflitti, la ricerca della verità spesso diviene materia di contendere, allontanandosi dalla verità stessa.
E allo stesso modo potremmo chiederci se quando alla Squadra Mobile di Perugia, si presentò l’ex capo del Gides, si stabilirono rapporti armoniosi, oppure si crearono nuovi conflitti interpersonali?
Non dimenticherò mai, lo sfogo drammatico di una divisa perugina, e non solo una…
Grazie a Dio, posso dire di avere la coscienza a posto, poiché dopo aver conosciuto a fondo le mostruosità di un certo personaggio, non ho mai omesso di documentare tutto ciò che prima o poi, dovrà venire in luce.
Il disagio è enorme, nel ripercorrere le tante denunce di cui sono stati edotti gli ambienti giudiziari di Perugia a carico di chi, stante i fatti, sembra essere stato “intoccabile”, e non mi riferisco a presunti Mostro e Mostri, mi riferisco a chi dovrebbe rappresentare non se stesso, ma la Legge.
In tema di Giustizia, penso non sia nemmeno il caso di discutere sulle valutazioni che indussero il dottor Mignini ad interessarsi di una circostanza assai inquietante che vide come protagonisti da un lato Michele Giuttari e dall’altro il dottor Paolo Canessa, sicuramente il dottor Mignini avrà avuto le sue ragioni, tuttavia penso che se avesse lasciato la matassa nelle mani di chi se la doveva sbrogliare da solo, la sua vita di magistrato sarebbe continuata tranquilla, senza dover scrivere per lui e la sua famiglia una pagina tanto dolorosa, al di là di quella che sarà una sentenza.
Chi glielo ha fatto fare? Questo è il punto, questo è forse il nodo da sciogliere.
Il dottor Mignini era nelle condizioni tali da non interessarsi di una vicenda a lui estranea?
A mio parere si, ma potrei anche sbagliarmi, tuttavia poiché esistono atti e documenti che mi inducono ad esprimere la mia convinzione, penso che se il Giudice Maradei mi interrogasse, ne guadagnerebbe la coscienza della verità.
E non possiamo escludere che dopo la mia eventuale testimonianza si renda necessaria anche la testimonianza o un confronto con l’avvocato Fioravanti, benché costui difenda in questo processo Michele Giuttari e in altri processi gli agenti del Gides.
Problemi di compatibilità?
Li affronteranno i Giudici se ce ne sarà bisogno.
Sarebbe ad esempio interessante analizzare in senso cronologico molte mie denunce o fax, sempre che non siano “spariti”, (conservo copia di tutto), atti formalizzati presso la Procura di Perugia, presso la Squadra Mobile di Perugia, e le sezioni di Polizia Giudiziaria di Perugia, alcuni fax inviati come già detto al Procuratore Miriano e alla Gip De Robertis, sarebbe interessante verificare quanti di questi atti portano una data precedente ai fatti che la Procura di Firenze contesta in questo processo al dottor Mignini, e trarne conclusioni più conformi ad una verità sostanziale, oggettiva, serena.
E per quanto riguarda le ultime decisioni del Giudice Maradei, che possono aprire nuovi e più ampi scenari, pensiamo di aver esercitato il nostro diritto-dovere di cronaca.
Passiamo ad altro…
In questi stessi giorni, coloro che avranno visitato il sito web di Mario Spezi, avranno letto nella sezione “rivelazioni” un suo articolo ancora visionabile a questo link:
mariospezi.it e dal titolo: “Per il Pm Mignini, Spezi uccise Narducci, perché è lui il vero Mostro di Firenze”.
Più inquietante l’occhiello: “ In questa calda estate, forse troppo“.
(Non riteniamo al momento di riportare per intero l’articolo di Spezi, ma assicuriamo chi ci legge che il testo è stato salvato e quindi nulla andrà perduto).
C’è da mettersi le mani nei capelli, né sappiamo dare un nome all’iniziativa di Spezi, coraggiosa, temeraria, provocatrice, messaggio in codice per destinatari eccellenti, autolesionista, insomma il contenuto di questo articolo sembra prestarsi alle più fantasiose ed inquietanti ipotesi.
Un fatto è certo, che l’avere elencato nomi di quel livello, seppure fatti da una terza persona, non certo dalla sottoscritta, e per di più dichiarando che tali nomi figurano su un documento segretato, lascia in chi legge non pochi sospetti.
Come pure lo stile sofisticato del titolo:
“Per il Pm Mignini, Spezi uccise Narducci, perché è lui il vero Mostro di Firenze”.
Provate a leggere più volte a voce alta questo titolo, e alla fine vi chiederete chi sia mai questo “lui”, in un contesto dove compaiono ben tre nomi.
Paradossale, e nessuno potrà mai mettere in dubbio l’abilità della penna di Spezi, e della sua stessa mente, anche se l’analisi che dovrebbe essere fatta meriterebbe un osservatorio più attento e responsabile.
Attenzione, nell’occhiello il giornalista nel definire calda questa estate, aggiunge un “troppo”: cosa vuole dire o mandare a dire?
Perché invece di elencare nomi di nobili e vip, non ha pubblicato l’avviso di udienza preliminare che gli è stato notificato, ove gli si contestano determinati reati?
E il documento cui fa riferimento, non è più segretato da qualche anno, quando fu lo stesso Spezi, nel corso di una conferenza stampa a Firenze, a mostrarlo e leggerlo dicendo:
“Ora sto per commettere un reato, in quanto questo documento è segretato, ma io commetto il reato e in questo momento lo rendo pubblico”.
Parole che risultano dallo sbobinamento delle registrazioni della suddetta conferenza.
Ora, la stampa non riportò giustamente quanto poteva innescare un meccanismo di querele a catena, e dunque Spezi ha deciso di farsi egli stesso carico di eventuali ulteriori rischi giudiziari, onde far conoscere ad eccellenti personaggi ciò di cui la magistratura inquirente non dovrebbe aver trovato riscontri, ma questo piccolo particolare Spezi lo tralascia.
Anzi, nel dire che al momento è lui l’unico indagato, lascia intendere che anche qualche “intoccabile” potrebbe cadere nella rete della magistratura.
Probabilmente questi personaggi non hanno letto i loro nomi finiti sul portale di Mario Spezi, altrimenti qualche censura si sarebbe vista, come pure è possibile che qualunque cosa costui dica o scriva, non goda più di alcuna credibilità, anzi si preferirà fargli terra bruciata attorno.
Sul mio conto invece Spezi dice alcune cose vere e alcune cose false.
E’ infatti vero il mio particolare rapporto con la Fede in Dio, nella Madonna, in Gesù, poi ognuno può interpretarlo come vuole, preghiera, dialogo, ispirazione, ma risulta che anche sua mamma aveva una straordinaria devozione per la Madonna di Fatima.
Spezi stesso ne ha parlato in un suo bellissimo libro.
E’ del tutto falso invece che io mi sia fatta consegnare il documento “galeotto” da tale Rizzuto, andandolo a trovare in un carcere italiano, ove all’epoca costui era recluso.
Anzi, esiste una informativa della Questura, nella quale viene rigettata la domanda che presentò il Rizzuto per avere un colloquio con me in carcere.
Dunque a me il documento giunse per una normale via, accompagnato da una lettera in cui mi si chiedeva di trasmettere il documento stesso al dottor Mignini unitamente alla richiesta di essere da questo magistrato interrogato.
Trasmisi tutto come era mio dovere, senza nemmeno entrare nel merito dei contenuti, né conobbi mai le valutazioni del magistrato, se non per aver letto sui giornali che questo detenuto era stato realmente interrogato.
Ora, perché Spezi su fatti che sono contestati da informative ed atti giudiziari, scrive ciò che non risponde al vero?
Qual è il movente del suo agire?
Lo Stato, nelle sue articolazioni, si sta ponendo questi quesiti e sta valutando responsabilmente i problemi connessi a queste strane circostanze, non certo frutto di una estate calda, ma forse inquietanti per quel “troppo” messo lì… e fin troppo eloquente?
1. Il Pm Giuliano Mignini;
2. Michele Giuttari;
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