C'era un signore, nella pubblicità, entusiasta che faceva tanti cerchi e segni sulla sabbia.
Non era un attore di pubblicità, era ben di più.
Il Cavaliere del Lavoro Ennio Doris, ovvero coo-propietario assieme a Silvio Berlusconi del Gruppo assicurativo e bancario Mediolanum.
I due, come si evince da un loro comunicato stampa del 23 ottobre scorso, sembrano non risentire della grande crisi che attanaglia la liquidità delle banche.
Avevamo forse sbagliato all'epoca della pubblicità, nel considerare la Mediolanum come una “qualsiasi” banca, e a non dare fiducia a quell'uomo che scriveva percentuali sulla sabbia?
Ma si sa che le cose scritte sulla sabbia spariscono in fretta.
Così veniamo a sapere che le casse della Mediolanum sono rigonfie di denaro, ed in un contesto di oggettiva mancanza di denaro agli sportelli delle banche, fa un certo effetto: è lo stupore, la meraviglia di quanti non hanno fiducia delle finanze del Cavalier Berlusconi.
Né possiamo dimenticare il grande aiuto che l'attuale governo Berlusconi ha promesso alle banche concorrenti meno fortunate della sua ( vale a dire il restante sistema bancario italiano).
L'operazione, almeno nelle intenzioni, è comunque lodevole.
Si tratterebbe di rifondere le perdite delle polizze derivate dalle obbligazioni Lehman, che gli investitori Mediolanum ( ma anche padri di famiglia ) hanno incautamente impegnato senza pensare alla crisi del “mutuo immobiliare” o ad altre “impreviste” congiunture sfavorevoli.
Sappiamo che Lehman, come ha sottolineato l'autorevole Milano-Finanza, è la più grande “banca…rotta” della storia mondiale.
Superando di dieci volte quella della “ più modesta” Eron, nella quale pare che nel corso di indagini giudiziarie sia stato coinvolto anche l’ex presidente degli Stati Uniti, George Bush.
In altre parole, Lehamn fallisce ma le ricadute sugli investitori Mediolanum non si devono risentire.
Si senta protetto chi si è rivolto alla banca del Cavaliere Doris, perché sarà ripagato delle perdite con il denaro liquido proveniente dall'acconto dividendi societari del gruppo Doris e della Fininvest (entrambe azioniste di Medionalum) che andranno a coprire una prima parte di questa perdita.
Saranno quindi ancora questi azionisti di maggioranza – se necessario - che erogheranno un prestito a Mediolanum ( senza interessi si capisce ) a copertura delle restanti perdite. Il tutto per un esborso totale di circa 120 milioni di euro.
Vale a dire che i due Cavalieri “ci mettono” del loro denaro.
Paquale Cannetti, amministratore delegato di Fininvest, ci dice che è la prima volta al mondo che due grandi famiglie tutelano i risparmiatori di tasca propria.
E la cosa più bella – aggiungo io - è che nessuno li ha obbligati a farlo.
Il Sole 24 Ore scrive di benefici fiscali derivati dalle perdite economiche di suddetta operazione.
E così se prima avevamo visto il sole, ora precipitiamo nelle nebbie.
Berlusconi evidentemente preferisce risarcire i suoi investitori di Lehman e alleggire le tasse sugli utili societari, denaro che potrebbe per esempio essere reinvestito nell'istruzione pubblica.
Tanto per mantenere un occhio costante sulla politica del premier.
Ma non è nostra intenzione polemizzare, anzi avreimmo piacere che il Cavaliere proseguisse nella sua opera di “risarcimento” volontario.
Facciamo un esempio.
Ormai è più di un anno che le rate del mutuo a tasso variabile, altro incauto investimento, rendono impossibile la vita alla famiglie.
Famiglie che stando agli accordi con le banche intrapresi 4 o 5 anni fa, avevano la piena solvibilità per le cifre richieste a pagamento del prestito.
Perché dunque se la causa dell'indebitamento delle banche è la difficoltà a far rientrare il denaro proveniente dai mutui, il Governo invece di promettere “liquidità alla banche”, non presta denaro alle famiglie per “compensare” il surplus della rata del mutuo, derivata dall'aumento degli interessi?
Le famiglie restituirebbero questo denaro, quando il tasso di interesse fosse disceso a percentuali più ragionevoli.
E di converso nelle casse delle banche rientrerebbe il denaro investito nei mutui casa.
Non si ristabilirebbe, forse, un equilibrio?
Dato questo consiglio, ancora un dubbio rimane: perché Doris e Berlusconi vogliono “alleggerire” i debiti provenienti da una banca oltreoceano a noi sconosciuta, fino al giorno successivo al suo crac?
In passato altre banche hanno “pagato” le perdite di importanti crac nostrani primo fra tutti Parmalat.
E qui le banche che avevano invitato gli investitori a rivolgersi a questi fondi, sapevano del forte indebitamento dell'azienda di Collecchio.
Antonio Fazio, allora governatore della Banca d'Italia, disse che le banche italiane e straniere sapevano benissimo del dissesto finanziario di Parmalat, continuando tuttavia a prestare denaro all'impresa.
Disse questo a chiarimento del comportamento vittimistico delle banche che avevano investito con “grande fiducia” sulla multinazionale di Calisto Tanzi.
Abbiamo sempre creduto che il detto “la storia si ripete sempre”, sia un luogo comune, un modo di dire per autorizzare che le cose vadano come vadano.
Però ci sia consentito qualche punto interrogativo su questa vicenda.
In fondo nessuno è abituato a così tanta generosità da parte del premier Berlusconi.
Eccetto quando in tv ci fa vedere le sue vallette…
Mercoledì 5 Novembre 2008
Matteo Mantovani
O FORSE NASCOSTO NELLE LOGGE DELLA MASSONERIA FINANZIARIA…
NON E’ FORSE IL “MATTONE” IL SIMBOLO DEGLI INCAPPUCCIATI?
MEGLIO CERCARE UNA MATTONELLA OVE NASCONDERE LE BRICIOLE DEI POCHI RISPARMI, NELLA SPERANZA CHE LE BANCHE CE LI RESTITUISCANO….
In fondo come si può vivere in una società organizzata, senza un tetto?
Oppure senza un lavoro?
Già, perché è il lavoro che “paga” il tetto.
Ma a quale prezzo?
Infatti il lavoro che impegna ormai l’intera giornata del lavoratore, non basta nemeno per pagare il tettocol rischio di perderlo, nonostante rappresenti i sacrifici e risparmi di una vita.
Ed ecco che quel tetto veglierà le notti insonni di una famiglia aggrdita dall’incubo del mutuo e della stessa difficoltà legata ad ogni aspetto della sopravvivenza.
L'Istat ha gridato al miracolo quando pochi anni fa, rilevò che l'ottanta percento delle famiglie italiane avrebbe (il condizionale è d’obbligo) una casa di proprietà.
Ma quale proprietà?
La casa te la devi pagare perché sia tutta tua.
Altrimenti se non paghi il mutuo la perdi per sempre.
Purtroppo il mercato immobiliare ha invitato le famiglie ad acquistate case con il denaro delle banche, perché la rata del mutuo equivale più o meno all'affitto, poi trenta o quarantanni più tardi la casa diverrà di proprietà.
Non sono forse troppi 30 o 40 anni di mutuo?
Nessuno se lo è chiesto?
Ma la gente era felice così, sentendosi sicura nel possedere una casa, ma possedere non vuol dire esserne proprietari.
Chi ha guadagnato in questa prima parte della tragedia, sono i proprietari che hanno venduto immobili che si sono rivalutati bene nel giro degli ultimi anni e i costruttori edili che hanno costruito nuove case per nuove famiglie.
E poi le banche, che prima hanno finanziato i costruttori edili, guadagnandoci una prima volta e poi ancora una seconda volta finanziando la casa a chi acquistava dall'azienda di costruzione.
Diventando di fatto la Banca la più “vera proprietaria” dell'immobile senza averne il possesso, fin dalle fondamenta, finanziando prima il costruttore e poi ancora con la vendita dell'immobile a terzi, garantendosi il mutuo del privato non solo con il bene stesso ma anche con altre assurde garanzie, quali lo stipendio del titolare del contratto di mutuo e finanche firme di terzi fidejussori, i qialisi impegnano a rispondere di eventuali morosità da parte del virtuale proprietario della casa.
Il sistema economico già prima dell'euro era in recessione, poi l'evento dell'euro ha costituito un ulteriore ed improvviso collasso.
Senza contare i grandi poteri finanziari.
C’è da chiedersi perché mai, in una economia di recessione, si consiglia di sottoscrivere tassi variabili? Su quali presupposti il contraente potrebbe ricevere un vantaggio in breve periodo?
Forse nei primi 5 o 10 anni di mutuo, perché è ragionevole pensare che nessuno potrà mai sapere cosa succederà nei venti, trenta anni successivi.
Ma tutte queste sono solo modalità ingannevoli al fine di conquistare un altro osso da spolpare: il lavoratore onesto.
Così oggi molte famiglie che hanno contratto un mutuo a tasso variabile hanno difficoltà a pagarlo e rischiano di perdere la casa, allo stesso modo le banche sono sovraesposte a causa dei mutui che hanno elargito alle famiglie senza un adeguato margine di sicurezza, cioè sul reddito degli utilizzatori del credito, si sarebbe dovuto calcolare anche le variazioni del tasso di interesse, rischiando che l’ignaro acquirente della casa, prima di restare senza risparmi e senza tetto, valutasse meglio i rischi e rinunciasse all’incauto acquisto.
Un osso da spolpare in meno per le Banche? Un virtuale proprietario del mettone in meno, sulle tabelle istat? Si, ma anche un probabile suicida in meno, sulle pagine dei necrologi.
Ora più che in passato non possiamo trascurare che il pane e le risorse energetiche aumentano vistosamente di anno in anno senza nessun apparente controllo, e che la recessione sta facendo chiudere molte imprese, oltre alla crescente riduzione degli acquisti con la conseguenza che molte micro attività che in anni passate erano fiorenti, dopo essere cadute nelle mani degli usurai, finiscono con l’essere costrette a chiudere..
E' possibile che i grandi operatori economici e finanziari non abbiamo potuto prevedere il risvolto di questa crisi, quando molti erano i segnali di allarme che già la preannunciavano ?
Oggi dobbiamo correre ai ripari, o per meglio dire dobbiamo invitare il premier, la maggioranza e l'opposizione a trovare una soluzione, urgentissima, a questa collasso economico che non ha precedenti nell'Italia repubblicana.
Si è prima accennato al fatto che lo Stato italiano costituzionalmente dovrebbe garantire la piena libertà nel campo economico-finanziario al privato.
Tali garanzie nel corso degli ultimi anni sono state elargite sotto l'insegna della privatizzazione e della crescita di grandi gruppi finanziari e produttivi privati.
Così il trend dell'ultimo ventennio è stato quello di riconoscere ai privati una libertà non trascurabile nella determinazione dei propri interessi.
Allo stesso modo lo Stato ha ceduto risorse produttive e finanziarie ai privati, con l'intento di alleggerire la gestione pubblica e di renderle più concorrenziali attraverso la determinazione del libero mercato.
Attualmente dobbiamo considerare le conseguenze che questa lenta “deregolazione” ha generato determinando una eccessiva predominanza del privato nei settori dove lo Stato per quanto stabilisce la Costituzione dovrebbe rimanere vigile ed agire a tutela e garanzia dei diritti dei cittadini.
Ci riferiamo in buona parte al riconoscimento del risparmio del privato e della famiglia.
Infatti lo Stato non può abbandonare a loro stessi coloro che volendo dare sicurezza alla propria famiglia sono caduti nella trappola dei mutui a tasso variabile e rischiano di perdere tutto quello che hanno investito.
Le soluzioni che sono ancora allo studio delle classi dirigenti, consisterbbero in un rifinanziamento degli interessi insoluti, i quali verrebbero accodati oltre i 20 o 30 anni di mutuo e sottoposti ad ulteriori interessi.
In pratica ci si roverebbe nella condizione obbligata di pagare un debito contraendone un'altro e continuando a lasciare alle banche la garnzia a vita di un’ ulteriore speculazione, sul lavoro già fin troppo precario dei cittadini.
Di certo, ed è inutile negarlo, il nostro sistema economico non sarà più quello di un tempo.
Non ci sono dubbi.
Semplicemente perché non si intravedono soluzioni se non quelle di un intervento sull'economia che, a quanto pare nessun politico oggi sarebbe disposto a discutere nelle apposite sedi.
E’ necessario, ma anche moralmente doveroso che lo Stato italiano si prenda cura del problema della casa offrendo opportunità adeguate a chiunque voglia avventurarsi nell’acquisto di una casa purchè in una logica di trasparenza tale da poter portare a termine il proprio investimento in tempi brevi e senza rischiare di perdere tutto per la strada.
In Germania, lo hanno fatto.
A Berlino, nella parte ex sovietica, sono stati ricostruiti molti edifici da aziende edili che l'amministrazione ha pagato mediamente sui trentamila euro ad appartamento, a patto che il prezzo di rivendita dell'immobile sia equivalente.
Così una famiglia berlinese può comprarsi un appartamento in centro a Berlino con gli stessi soldi di un'automobile di media cilindrata.
E se questa opportunità viene offerta in prevalenza ai giovani fa ben sperare per il loro futuro, o per lo meno se lo possono immaginare di vivere senza il vessillo della rata del mutuo.
Ed è già questo un motivo di serenità considerevole, visti i tempi che corrono, se paragonata a quella “serenità virtuale” di chi compra casa cercando la sicurezza per poi scoprire di non potersela permettere.
La Germania è uno stato che ha una Costituzione simile all'Italia, se da un lato c'è molta libertà rivolta agli interessi dei privati, non trascura il suo essere una socialdemocrazia volta ad investire per il benessere del cittadino, a maggior ragione quando questi è in balia dello sconcertante agire di grandi gruppi finanziari, ponendosi come ago della bilancia nell'andamento economico.
Viene spontaneo domanarci se i nostri attuali governanti abbiano in mente di fare qualcosa per aiutare il cittadino a comprare un tetto, o a far fronte in modo umano ai tassi galoppanti, per coloro che stanno per perdere il bene già acquistato.
Per ora si parla ogni giorno di Banche, considerandole come le vittime....
Ma nessuno dice che se gli istituti di credito sono al crollo, è perchè si sono rese vittime del loro setsso agire, ingannevole verso persone in buona fede, che hanno accettato di sottoscrivere contratti di mutuo a tasso variabile.
Ora ci dicono che i risparmi depositati nelle banche italiane sono garantiti e nessun cittadino perderà un euro se il sistema bancario si dovesse ribaltare a causa dei mutui casa, anche se non è ben chiaro perché il sistema bancario dovrebbe per forza collassare.
A questo punto per il Governo non rimane che garantire il diritto alla casa, o per lo meno l'attuazione di politiche sociali ed economiche che possono influire sui comportamenti repentini delle grandi imprese.
A maggior ragione quando appunto nell'acquisto di una casa vengono investiti risparmi anche di generazioni.
E’ disumano e ingiusto che acquistare una casa, potendo contare sul proprio lavoro, e senza dover porre a rischio la salute stessa per le troppe preoccupazioni, non consenta almeno di adempiere agli obblighi costituiti dalle rate di un mutuo alle stesse condizioni di quando fu contratto con la Banca erogatrice del finanziamento.
Meditiamo....... responsabilmente.
Venerdì 10 Ottobre 2008
Matteo Mantovani
Nelle numerose tribune politiche conosciutissimi leader di partiti politici non danno una spiegazione all'impoverimento dei lavoratori dipedenti e dei tanti microimprenditori che “tirano i remi in barca” più spesso aiutati dagli usurai, che dal libero mercato.
I politici non danno alcuna spiegazione sull'improvisso aumento dei prezzi dei beni di prima necessità avvenuto con la moneta unica, che ha impoverito pare irreversibilmente, non solo le classi sociali più svantaggiate, ma ha posto “sul filo del rasoio” classi interedie ora al limite della soglia di povertà.
Non danno alcuna risposta in merito a quello che è successo con l'introduzione dell'euro, sollevano responsabilità verso venditori troppo audaci, e consumatori troppo dissattenti al portafoglio, senza dimenticare che gas, energia elettrica e acqua sono servite da ex aziende pubbliche, seppure trasformate in spa, sono comunque governate dal pacchetto azionario delle provincie, delle regioni e dei comuni.
Quando il gas aumenta di costo, la responsabilità diventa dei russi che vogliono “staccarci il tubo” se non cediamo ai loro compromessi, e dunque perchè - per gli stessi opinionisti - un fornaio se aumenta il costo della farina (la sua materia prima) e del gas (guarda caso) non può permettersi di aumetare il costo del pane?
DA BANCHE…. AL BANCO DEI PEGNI….IL PASSO E’ BREVE, E DAL BANCO DEI PEGNI ALL’USURAIO ISTITUZIONALIZZATO, BASTA UNA SEMPLICE TELEFONATA PER SENTIRSI “MIRACOLATI” DALLA VOCE GENTILISSIMA DI UNA SEGRETARIA CHE PRIMA ANCORA CHE LE SI ESPONGA IL PROBLEMA, GIA’ TI ASSICICURA CHE LA SUA FINANZIARIA, E’ IN GRADO DI RISOLVERE QUALUNQUE PROBLEMA PUR DI RASSERENARE I PROPRI CLIENTI. L’APPUNTAMENTO, NATURALEMENTE, LO FISSA IL POTENZIALE “STROZZATO”….. CHE SI SENTE DIRE: “IN VERITA’ STAVAMO CHIUDENDO PER LA PAUSA PRANZO, MA NON C’E’ PROBLEMA, L’ASPETTIAMO COMUNQUE. ….
Il professionista tira un sospiro di sollievo, poggia sul sedile accanto Porta Portese, il giornale dove ha trovato l’annuncio, mette in moto la machina, e fa il conto dei chilometri tra dove si trova e la sede della Finanziaria, sperando che la poca riserva di benzina rimasta, sia sufficiente ad arrivare ove pensa si trovare “la terra promessa”.
Mentre si dirige verso la predestina, pensa di tranquillizzare l’amata moglie che nel frattempo è rimasta a casa col fiato sospeso e l’Ufficiale Giudiziario che suona al citofono.
Ormai in casa tutti sanno che è meglio non rispondere…
Fa il solito unico squillo dal cellulare senza scheda, e un secondo dopo la moglie lo richiama.
Lui chiede se ci sono novità, mentre pensa cosa dirle per toglierla dai tanti incubi che ormai l’assalgono come belve feroci. “ Volevo dirti che oggi non vengo a pranzo, mi hanno fissato un appuntamento, e vedrai che questa volta risolveremo ogni problema…. Mi raccomando, prega che tutto vada bene, e fin d’ora non prendere impegni, sabato sera ti porto fuori…”
Lei ascolta, ma ormai non crede più ad una sola parola… è sfiduciata, e l’unica cosa che sa, è di dover provvedere con le proprie forze, a tute le necessità della famiglia.
Dopo un paio d’ore, ecco un altro squillo, e lei ricompone da casa il numero di cellulare del marito.
“Ciao, bè? Non mi chiedi come è andato l’incontro? Al solito, sei sempre la stessa, chiusa nel tuo silenzio…. Possibile che non debba partecipare agli sforzi che faccio per risolvere almeno in parte i nostri problemi?…Comunque, tra una settimana avremo un prestito e così pagheremo le rate arretrate del mutuo, poi sempre con questa Finanziaria, avvieremo le pratiche per cambiare da tasso variabile a tasso fisso, e se il lavoro andrà bene, piano piano le cose si aggiusteranno. Ehi,ma non dici niente? Non sei contenta?… Va bene, inutile sprecare soldi al telefono, quando arrivo ti spiego meglio.”
Per lei non cambia nulla, tanto già sa, che dopo il lungo solito discorso, fatto di speranze che il marito già considera certezze, un minuto prima di riuscire, tornerà a chiederle i soldi per la benzina, lei glieli darà, e tornerà a piangere chiusa in camera, ricordandosi di quando suo padre diceva che se un uomo arriva chiedere anche una sola lira ad una donna, quell’uomo avrà perso ogni credibilità…
Ma come si erano ridotti fino a questo punto, Giovanna e Fabrizio?… Sembravano una coppia felice, lui uno stimato professionista, e lei si divideva tra i bambini, e i tanti volti della sua creatività. I primi anni di matrimonio avevano vissuto in una bella casa presa in affitto, poi, appena lui ebbe la possibilità di acquistare un appartamento, fecero il grande salto, versando al costruttore la parte in contanti per avere il possesso dell’immobile, mentre concordarono con la Banca un mutuo ipotecario a tasso variabile, con l’assicurazione che il prospetto degli interessi sarebbe andato a calare progressivamente.
Le prime due rate, erano riusciti a pagarle, e la cifra non aveva subito variazioni, poi dalla terza rata notarono che il tasso anziché scendere era salito di un po’, e così di rata in rata il debito sembrava aumentare, fino al giorno in cui, Fabrizio iniziò a non pagare più il mutuo, stando bene attento a che sua moglie non se ne accorgesse, tanto era sicuro che al prossimo incasso avrebbe messo tutto a posto.
Le cose andarono nel senso inverso, finchè un giorno Giovanna ricevette una notifica di pignoramento della casa, scoprendo che essendo ogni mese più alta la rata di mutuo, il marito non ce la fece più, dovendo scegliere se far fronte al magiare, alle bollette, alla scuola dei bambini, oppure fare la fame e pagare il mutuo, o mettere in vendita la casa, rimanendo senza un tetto.
In più, si era caricato di tanti piccoli debiti, e cos’ iniziarono ad arrivare alla moglie le prime telefonate da parte di creditori di cui lei nulla aveva mai saputo.
Ormai la casa stava per essere messa all’Asta, quando Fabrizio tentò di trovare una soluzione, avendo visto su Porta Portese la pubblicità della Finanziaria.
E così dovette impegnare tutto ciò che aveva, perché la Finanziaria pretese gli interessi anticipati, garantendo che avevano già il cliente pronto che avrebbe acquistato la casa, dando una somma ai proprietari, in cambio del prezzo vantaggioso.
Ormai non avevano alternative, e dunque concordarono il prezzo, e la somma con la quale avrebbero almeno potuto affittare un appartamento e ricominciare da capo, una nuova vita.
Stilarono un compromesso, sempre con la Finanziaria, che ormai si era scoperto che lavorava sotto copertura per una società di usurai. Il compromesso, fu firmato dalla Finanziaria stessa che acquistava per se o per persona da nominare.
Giunti al giorno del rogito, Fabrizio e Giovanna da un lato, il Notaio dall’altro, aspettavano che arrivasse l’acquirente.
“Scusate il ritardo, ma ho incontrato un traffico bestiale….”, a Giovanna le sembrò di averla già sentita quella voce, si girò di scatto, e nella stanza calò il gelo…. Anche Fabrizio, divenne livido in faccia, mentre l’acquirente, si mostrava frettoloso, perché aveva altri appuntamenti….
“Buona sera dottore, immagino si ricordi di noi?…”
“Eh, signora cara, vede come è piccolo il mondo…. Chi l’avrebbe mai detto, che proprio io che vi feci la pratica di mutuo, consigliandovi il tasso variabile, avrei acquistato il vostro appartamento…”
“Non si preoccupi dottore, noi avremo pure perso la casa, ma lei, le assicuro che ha perso molto di più… d’altra parte, fummo ingenui a non capire che un tasso per quanto variabile sia, non poteva raddoppiare la rata in così poco tempo…. E’ così che funziona l’Usura istituzionalizzata, vero dottore?”
Ed è esattamente questa la situazione in cui oggi più di ieri, si ritrovano giovani, anziani, persone di mezza età, che cadono nella trappola di accettare un mutuo a tasso variabile, senza controllare se la rata corrisponde alla reale variabilità del tasso, oppure lo supera….. in questo caso, presentate denuncia ai Carabinieri.