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di Gabriella Pasquali Carlizzi - Mercoledì 22 Luglio 2009

IL MOSTRO D’ESTATE…. SENTENZE CHE ARRIVANO… SENTENZE CHE SLITTANO… MA ANCHE INQUIETANTI REAZIONI DOPO LA RICHIESTA DI GABRIELLA CARLIZZI DI ESSERE ASCOLTATA COME TESTIMONE DAL GIUDICE MARADEI NEL PROCESSO CHE SI CELEBRA A FIRENZE A CARICO DI GIUTTARI E DEL PM MIGNINI…
MANCA SOLO UN COMMENTO D’OLTRETOMBA DI PACCIANI…
CHISSA’ CHE DIREBBE IL CONTADINO DI MERCATALE AL SUO AVVOCATO STORICO PIETRO FIORVANATI, NEL VEDERLO OGGI DIFENSORE DI GIUTTARI, COLUI CHE INCHIODO’ IL VAMPA COME CAPO DEL GRUPPO DI FUOCO NELLA SENTENZA DEFINITIVA A CARICO DEI COMPAGNI DI MERENDA…?
IL MOSTRO D’ESTATE AMA VIAGGIARE E FARA’ VISITA A TANTI PERSONAGGI CHE COSTELLANO LA SUA MACABRA STORIA, RACCONTANDO QUANTO DI CIASCUNO SARA’ UTILE CONOSCERE…
Diamo a Cesare quel che è di Cesare!
E dunque informiamo subito i nostri lettori che lo scorso 10 luglio la Corte d’Appello di Reggio Calabria ha assolto Michele Giuttari “ perché il fatto non sussiste”.
Il poliziotto era stato condannato in primo grado, dai Giudici del Tribunale di Palmi ad un anno di reclusione, con l’accusa di falsa testimonianza.
A chiedere l’assoluzione sembra sia stato lo stesso Procuratore Generale Franco Neri.
Complimenti anche all’avvocato Pietro Fioravanti, difensore di Giuttari.

Lodevole infatti l’eccezionale professionalità di Fioravanti, che è stato per molti anni anche il mio difensore, tuttavia la storia nessuno può cancellarla, e chi ancora oggi segue appassionatamente le vicende del Mostro di Firenze, non avrà certo dimenticato le posizioni durissime e diametralmente opposte tra l’avvocato storico di Pacciani e gli inquirenti fiorentini, Giuttari compreso, nonché gli scontri tra i due di fronte a milioni di italiani quando erano ospiti dei salotti televisivi.

La pace, la riconciliazione, sono sempre eventi positivi, tuttavia quando vi sono situazioni processuali ancora in corso, quando lo stesso Fioravanti da un certo giorno divenne il supertestimone nel processo sulla morte di Narducci nei collegamenti con i delitti del Mostro di Firenze, quando soprattutto la sentenza a carico dei compagni di merenda, che se fosse stato vivo avrebbe disposto l’ergastolo anche per Pacciani, quando di tutto questo ancora si discute nella aule dei tribunali, può apparire strano, o sconveniente, o più semplicemente inopportuno che Fioravanti difenda proprio colui che ancor oggi sostiene di avere avuto il merito di aver trovato i complici di Pacciani, esecutori in concorso tra di loro almeno degli ultimi quattro duplici delitti del Mostro.

Le nostre sono semplici opinioni e non intendiamo giudicare nessuno, ma ci preme ugualmente capire, nel nostro diritto di cittadini, come tanti ruoli all’interno di questa storia infinita, si siano ribaltati, se e quali presunti chiarimenti interpersonali siano avvenuti , e soprattutto per quali fini.
Se, se, se…ipotesi, ma tutte fondate sull’evidenza di fatti che appaiono contraddittori tra di loro.

Nel caso specifico, rapporto Giuttari-Fioravanti, tutti ricordano il trionfo dell’avvocato quando il Vampa fu assolto nel processo d’Appello da ben 14 ergastoli.

E successivamente quando le indagini coordinate dall’allora Capo della Squadra Mobile di Firenze, Michele Giuttari, richiamarono pesantemente in causa Pacciani, come capo di Lotti e Vanni, tutti e tre autori dei massacri, l’avvocato Fioravanti fece fuoco e fiamme, come è nella sua natura, gridando a tutti i venti l’assurdità del nuovo impianto accusatorio, e “accusando” gli investigatori di essere caduti nel ridicolo con le fantasiose ipotesi relative alla magia, alle testimonianze della Ghiribelli, alle “bugie” di Lotti, ai rituali in casa del mago Indovino, alle accuse ipotizzate da Giuttari nel suo libro Compagni di Sangue, perfino a carico del pittore francese Claude Falbriard ospite nella Villa dei Misteri.

E quando sempre nello stesso periodo Giuttari e Canessa aprirono un fascicolo per accertare le vere cause della morte di Pacciani, Pietro Fioravanti, scusate il termine, si incazzò di brutto e fece un casino, smentendo categoricamente che il Vampa fosse morto perché qualcuno lo uccise.

Ora tutte queste mie affermazioni, sono provabili, e forse già da qualche anno note a chi di dovere?

Si, senza ombra di dubbio.

Basterà che visitiate il mio sito www.ilmostroafirenze.in, e ascoltiate dalla viva voce dell’avvocato Fioravanti quanto lo stesso ha affermato nelle trasmissioni cui ha partecipato, e guardatevi anche il suo scontro con Giuttari a Porta a Porta, sull’assetto patrimoniale di Pacciani.

Vi accorgerete anche che dopo una certa data, l’avvocato Fioravanti, dice cose diverse da quelle dette prime, sempre davanti a milioni di spettatori.

E’ lecito chiedersi il perché?

Noi non entriamo nel merito di ciò che è vero e ciò che non è vero, a riguardo di quanto nel tempo si è dichiarato, noi vogliamo solo sottolineare la diversità di certe affermazioni rese da una stessa persona, tanto più se questa persona ha deposto anche in incidente probatorio, nell’ambito di un processo su cui il Gup dottor Paolo Micheli, in settembre dovrà pronunciarsi sul rinvio a giudizio a carico di ben 22 imputati, tutti “eccellenti”.

Addirittura, ancora oggi si può acquistare un libro intitolato “Mostro d’Autore”, il cui contenuto corrisponde alla perizia integrale elaborata da Tommaso d’Altilia, e di cui si è tanto parlato.

Va detto che d’Altilia era stato in passato consulente dell’avvocato Fioravanti, ma successivamente perquisito ed indagato dal dottor Canessa e da Giuttari.

Non solo, ma sia la perizia che il libro furono nel 2001 sequestrati da Giuttari.

Naturalmente il libro poi fu dissequestrato, e benché ne siano rimaste poche copie in distribuzione online, tuttavia lo si può acquistare.

Abbiamo già detto come l’avvocato Fioravanti criticò aspramente il nuovo impianto accusatorio sostenuto da Giuttari che portò alla sentenza definitiva a carico dei “compagni di merende”.

Ora, il suddetto libro, si chiude con un capitolo, “Paccianisimbol”, a firma dell’avvocato Pietro Fioravanti, di cui riportiamo qualche brano qui di seguito.

"Paccianisimbol"

(Ad ogni estate, volere o non volere, si risveglia una sorta di pru­rito "sexual-storico " sul tosco contadino doll 'ormai immortalato stuz­zicadenti tra le pietose-supplicanti labbra di paccianea memoria, una storia infinita di pagine ingiallite come cadenti foglie d'autun­no: Pacciani Pietro, uomo di comodo per tutte le stagioni, solo e sempre facente audience...)

Se non fossero i ricordi di nove anni di cura liberal-difensiva e di profonda amicizia per un uomo al quale il "vestito di Mostro" stava veramente male, lascerei questa storia nel nirvana dei giorni che fu­rono di profonda tristezza per una condanna e nel contempo di tanta gioia per una assoluzione... entrambe "nel nome del popolo italia­no"...
Ma, come ad ogni giorno la sua pena, ad ogni estate, dopo quella del 1994 (epoca del primo processo a Pietro Pacciani), è stato un rincorrersi di nuove ipotesi "mostroidee", di "chi più può, più ne dica..." adagiando le rigurgitazioni più strambalate e per nulla com-bacianti con la realtà dei fatti su teoremi fuori ogni logica.
La stampa deve sapere, deve scrivere, deve ancora pronunciare sentenze al di fuori dalle aule di giustizia, sentenze, per fortuna, non "in nome del popolo italiano".

L'infinito giallo del Mostro di Firenze

…«Pacciani può essere il Mostro - Egli è il Mostro!», fu il teore­ma unico ed esclusivo che ebbe a caratterizzare per molti anni una vicenda che ben altre soluzioni poteva proporre se il rispetto delle idee difensive non fosse stato dimenticato o completamente omesso e sviluppando trame di insopportabili-strane soluzioni basate su ra­ziocini irrazionali.

La centralità illogica di una persona sola capace di istruire una trama ad unico sbocco realizzativo di drammatiche ed assurde ucci­sioni di ragazzi indifesi ed identificati con spasmodica insistenza, pedinamenti, minuziose e precise escissioni, fu il tema dominante di indagini a senso unico…

Pacciani deve rimanere un "indagato"

Attenzione, Signori del palazzo, Signori della stampa e gente co­mune, non facciamoci condizionare ed incantare da mestieranti delle novità a tutti i costi, da lettori dell'arcano, da anonimi suggeritori di trame semplicemente strampalate o suggestionanti rinvenimenti di cassette registrate e furtivamente inserite in "una volpe imbalsama­ta"... meglio sarebbe rileggere i due processi al contadino di Mercatale riosservandolo "a contrario sensu" e risciacquare in Amo quelle pa­gine correggendole, rivisitando i luoghi dei terribili delitti senza ri­correre a maghi o sensitivi che essi siano, ma basando tutto su un solido raziocinio qualitativamente basato sulla tempistica epocale e non su suggestive visioni da tavolino.

Attenzione a non scantonare troppo dalle vie giuridicamente ra­gionate non potendo poi provare gli assunti fantasiosi e destituiti da ogni credibilità e fuori dalla verità sostenibile processualmente: in diritto non v'è posto per la fantasia e per le giornalistiche tesiologie.

Encomiabile è lo sforzo, auspicabile il tentativo di ricerca della verità, senza alcun rimprovero la selezione delle ipotesi, ma un con­to è la poesia, altro è la realtà e la bellezza sofferta della ricerca e dell'accostamento dell'indizio alla prova.

Sta il fatto che Pietro Pacciani non fu mai proclamato innocente, bensì, come risulta dalle tesi difensive e dagli atti del giudizio d'ap­pello (in cui egli risultò assolto per non sussistenza dei fatti), risultò non colpevole!
Nessuna prova seria lo aveva ritenuto colpevole "in nome del popolo italiano".

Quella dei satanisti è una pista seria (La Repubblica - 8/8/01); Mostro, indagine choc: i delitti commissionati da una setta satanica (La Nazione - 8/8/01); Sulle orme della setta assassina... (Il Corriere di Firenze - 8/8/01); Mostro, ora spunta un filmato choc (La Nazione - 17/8/01); Pacciani, solo una pedina - Otto Procure indagano (La Nazione -18/8/01); II mostro in Francia (La Nazione -19/8/01); Tut­ti i delitti della "Rosa Rossa": così una setta segreta uccideva nel segno del Mostro - "Guardando i disegni di Pacciani ho capito che era legato ai satanisti"... (La Nazione - 22/8/01); Partita a scacchi col Mostro: ancora a caccia della verità... (Panorama - 23/8/01)...
Questa è l'estate 2001 della stampa italiana sull'argomento: esta­te da Mostri e Mostruosità!

Tutto può essere vero ed il contrario del vero.
Quel difensore anche della memoria di Pietro Pacciani oggi vi invita (invita tutti gli uomini amanti del vero) a rileggere i circa tren­ta memoriali di Pietro Pacciani, tutti i disegni del contadino e non solo quelli erroneamente a lui attribuiti, ad evitare i vari personaggi più o meno anonimi, i maghi o maghetti, basando la ricerca della verità su argomentazioni non suggestive, ma seriamente confrontate con la dialettica giuridica del nostro codice di rito... solo così si potrà scoprire che i Mostri sono diversi da Pietro Pacciani e che la difesa del contadino di Mercatale non era affatto "disperata": essa afferma­va delle verità per gli uomini di buon senso e per tutti quelli che amano la Giustizia vera.

Pietro Fioravanti (23/08/2001)

(pag.249-251-Finito di stampare Dicembre 2001)

Avete letto? Ora giudicate voi…
Di certo, il periodo cui si riferisce Fioravanti, citando molti articoli della stampa, fu per Giuttari un momento di gloria, di certo Giuttari trascorse molto tempo a Genova, quando proprio lui cercava in casa di qualche prostituta frequentata da Pacciani, una videocassetta nascosta dentro una volpe imbalsamata…

Come vedete le nostre osservazioni si basano su prove.

E qui già immagino che qualcuno mi ripeterà, seppure in modo “educato”:
“Cara signora, lei si faccia i cazzi suoi, e se ha qualcosa o qualcuno da denunciare lo denunci, ma non entri in processi che non la riguardano… Lei quando scrive lascia sospetti… se ha qualcosa da dire la dica chiaramente, ecc. ecc.”

Ed io risponderei: “ Noi giornalisti scriviamo per la pubblica opinione, osserviamo un codice per il quale possiamo far capire molte cose, e sappiamo che possiamo essere interrogati per chiarimenti da qualunque autorità che lo ritenga opportuno, e se un Giudice, nell’ambito della propria insindacabile discrezionalità, decide di convocare qualcuno, non vi sono parti, imputati, avvocati o anche parti civili che si possano opporre.
Specie quando le denunce sono state presentate a tempo debito e poi “sparite” nel nulla, o in alcuni casi ritorte a carico del denunciante, nonostante prove più che valide.
Qualcuno ha un sospetto? Convochi il giornalista e chieda spiegazioni, sempre che sia competente per territorio…e nel merito del caso...”

E nemmeno parlo per un mio interesse, altrimenti mi sarei costituita parte offesa in qualche processo a Firenze, congiuntamente ad altri colleghi giornalisti.

Innegabile che vi è stato un tempo in cui quasi tutti i giornalisti che scrivevano di “Mostro” eravamo intercettati, e sicuramente non è un fatto bello, senza contare quando ci dovevamo registrare tra di noi, per poter provare quanto altrimenti gli inquirenti non avrebbero creduto.

Quante volte, mi sono sentita dire: “Mi raccomando, per la sua credibilità, quando parla con Tizio e Caio, documenti tutto…”.

E’ lecito che gli investigatori chiedano queste cose a chi ascoltano come “persona informata sui fatti”?

E proseguiamo con l’analisi di taluni comportamenti.

Facciamo un esempio.
C’è un magistrato che indaga su un Pinco Pallino, diciamo su uno che attualmente compare tra i 22 imputati in attesa di essere rinviati a giudizio dal Gup Paolo Micheli.
Il magistrato si avvale per le indagini di uno stimato investigatore, il quale appunto dovrebbe stare “col fiato addosso” all’indagato.

E mettiamo il caso che questo indagato, un giorno va a trovare Gabriella Carlizzi, per discutere sulle nuove svolte del caso Narducci-Mostro di Firenze.

Mentre i due parlano, sul cellulare dell’indagato arriva la telefonata dell’investigatore.
I due si danno del tu, si scopre che sono molto amici, e l’investigatore invita a pranzo per l’indomani l’indagato, dato che sarà a Roma, ospite di una trasmissione dove partecipa anche Malgioglio… (Tanto per ricavare la data dell’episodio).

Terminata la telefonata, l’indagato dice a Gabriella: “Che schifo… pensa che dopo tutto quello che hai lavorato tu , ora fargli il tuo nome è come dire il diavolo… Vuoi vedere una cosa?”
L’indagato tira fuori un libro, e mi legge una dedica: la firma è dell’investigatore.
Poi tira fuori un plico… sono le bozze di un altro libro, e dice: “Vedi, che gioco sta facendo? Queste me la ha date lui, perché gli dessi un parere… io gliele ho aggiustate un po’…”
Poi aggiunge: “Sai, un giorno gli ho regalato anche…. A lui piace giocare a scacchi….”

Gabriella Carlizzi non ha più parole, piange, teme per l’inchiesta …
Il giorno dopo Gabriella va dal Magistrato e denuncia il gravissimo fatto, citando anche i testimoni che avevano assistito.
Il verbale che sottoscrive è pesante, e Gabriella è sicura che l’investigatore sarebbe stato indagato, o sollevato dall’incarico, insomma la gravità dell’episodio non era forse oggettiva?

Ma di quel verbale a carico dell’investigatore non si saprà più nulla, mentre l’indagato diventerà imputato in concorso con un altro imputato con l’accusa di aver depistato le indagini sulla morte di Francecso Narducci.
Chissà se a un Giudice interesserà conoscere i particolari di un evento tanto increscioso, se non altro per capire quando e perché si diventa “intoccabili” ?
E chissà se da un giorno all’altro un Pm si ricrederà su molte cose, e chiederà scusa all’unica persona che non ha mai temuto di dire la verità ?

E arrivò anche il giorno in cui “qualcuno” decise che sul “caso Narducci”, sarebbe stato meglio sostituire a Gabriella Carlizzi un altro testimone.

Perché? Cosa era accaduto?

Ero stata contattata per una intervista dal caporedattore de La Nazione, il dottor Morandi.

Alle domande sul presunto ruolo del Narducci nei delitti di Firenze, risposi quella che era la mia opinione, e cioè che ritenevo Narducci una vittima del Mostro, e che seppure implicato nella sfera “esoterica”, e in altre frequentazioni a rischio, non credevo che avesse materialmente partecipato ai massacri delle coppiette.
Qualche tempo dopo, fui convocata a Firenze presso il Gides per un interrogatorio.

Salvati cielo….
Mi sentii rimproverare con toni inadeguati, mentre la “divisa” sventolava le pagine della mia intervista, gridando: “ Ma lei è pazza… Cosa si mette a dire ai giornalisti.. Ora che abbiamo dato un nome al Mostro, lei lo difende e dice che è una vittima… Non faccia più cose del genere, ha capito?...”

Sbattuta di porta, imprecazioni, e quanto risponde ad uno stile che conosciamo in tanti… purtroppo…
(Ancora conservo una registrazione di Roberto F. quando piangendo mi raccontò di essere stato aggredito in una piazza dalla “divisa”, e per fortuna con la “divisa” c’era la moglie che lo fermò… ecc. ecc. ecc…)

Bene, di lì a pochi giorni, avrei dovuto presentarmi dal Magistrato il quale aveva disposto tre confronti tra me e tre altre persone, B.R., A.P., P.F. .

Di questi confronti ne fu fatto uno solo, non registrato, e con risultati squallidi.
Degli altri due, quello più atteso e più importante, fu annullato, e il professionista con il quale avrei dovuto confrontarmi, divenne il supertestimone nel caso Narducci-Mostro di Firenze.

Grande campagna stampa, salotti televisivi, e Pacciani da morto per infarto, divenne morto assassinato… Perché sapeva…
E che sapeva?… Il nome del vero Mostro!!!!

Peccato che non ce lo potrà mai smentire o confermare, perché Pacciani è morto, e di mostri, quando era in vita ne trovava uno al giorno.

E tra i tanti mostri del contadino, sempre con risonanza sui giornali, compariva un ginecologo, ma fu giudicato un errore del contadino, ora si dice che lui si riferiva in realtà al gastroenterologo. Pacciani è morto, non possiamo interrogarlo.

Tuttavia del ginecologo anche Michele Giuttari ne aveva parlato diffusamente come “Mostro” nel suo libro “Compagni di Sangue”, ma in quel caso sapendo che il poliziotto si riferiva al professor Zucconi, l’errore con un gastroenterologo non sarebbe stato sostenibile.

Ed ecco che i tanti memoriali e lettere, alcune “anonime ma di Pacciani”, finiscono acquisiti nell’incidente probatorio presieduto dalla dottoressa De Robertis a Perugia… Giustamente, l’avvocato Fioravanti, non può giurare per conto del suo assistito, Pacciani un giorno scriveva che il mostro era di Roma e stava nel Sisde, e un altro giorno che si doveva indagare su un ginecologo… insomma, il Vampa era il Vampa…

Ma analizzando bene gli “autografi Pacciani”, (periti permettendo), i conti non tornano…

Può sembrare strano, ma proprio chiarendo questi aspetti, il Giudice Maradei, e anche il Giudice Micheli, scioglierebbero alcuni nodi fondamentali, ciascuno per le proprie competenze, ma tutti utilissimi ad inquadrare situazioni che a nostro avviso meritano di essere approfondite, codificate, e se necessario perseguite.

Se non altro, in nome del popolo italiano, che è stanco di pagare i costi di processi infiniti, dove il valore della verità diventa un miraggio…


Descrizione foto:

1. Il Pm Giuliano Mignini;
2. Michele Giuttari;
3. Pietro Pacciani, con gli avvocati Bevacqua e Fioravanti;
4. Pietro Pacciani in aula;
5. 6. Lettere di Pacciani;
7.Francesco Narducci
8. Dimmi la verità

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