PRIMA O POI CAPIREMO …
Dobbiamo crederci, non dobbiamo arrenderci, faremmo un favore a coloro che “giocano” con la vita altrui, i tanti morti ammazzati che pure foraggiano inconsapevolmente misteriosi interessi perfino all’interno delle stesse istituzioni.
Vittime, che diventano materia del contendere tra poteri internazionali, dove alla fine, il recupero della verità sembra confondersi tra le tante, troppe trame che alimentano dialoghi sordi tra interlocutori collusi e ben mimetizzati all’interno di un sistema guasto, marcito nel tempo, un sistema che continua ad allungare i suoi tentacoli da un tribunale ad un altro, dando di sé un’immagine simile ad un grande e sotterraneo laboratorio dove gli alchimisti della giustizia scelgono le cavie per clonare le infinite non verità, purchè somiglino alla più comoda delle verità.
Ed è la naturale conseguenza di questo sistema, la reazione di chi approfitta degli eventi per sferrare poi attacchi ora a questo ora a quello, per strumentalizzare una determinata circostanza a proprio uso e consumo, tanto più quando in gioco c’è la galera a vita.
In questi giorni, durante i quali Amanda Knox si è sottoposta all’interrogatorio, accusata di aver ucciso Meredith Kercher, tutta l’America è scesa in campo, ai massimi livelli di mass-media, opinionisti, rappresentanti delle Istituzioni in Usa, tutto il popolo americano ha fatto di Amanda una vittima innocente, vittima del sistema giudiziario italiano.
Addirittura si è caduti nel comico, quando alcuni universitari americani, intervistati, hanno detto di non capire come possa essere possibile che in Italia una persona stia in carcere contro la propria volontà!
Chissà, forse un giorno scopriremo che vi sono detenuti volontari… e con la crisi che c’è, non è escluso che molti ricorrano a farsi mantenere dallo Stato, sia pure in una cella.
Vitto e alloggio gratis, niente bollette, cure mediche, psicologo, socialità, colloqui con i familiari, tutto il giorno in compagnia di chi condivide la medesima condizione, bè… alle strette…
Stia attento il Governo, perché mantenere un detenuto costa diverse centinaia di euro al giorno…!
D’altra parte, prima di demonizzare il comportamento degli americani, è anche giusto, nella specificità di questo caso, cercare di capirne le origini, il perché di questo coro unanime di reazioni durissime che fin dal primo momento hanno puntato il dito contro il Pm Mignini, perfino dimenticando che ad aver mandato alla sbarra Amanda e i suoi presunti complici, è stato il Giudice Paolo Micheli, col quale non se la sono presa né gli americani e nemmeno i difensori degli imputati.
Mignini è stato accusato di tutto, a caratteri cubitali e c’è da dire senza alcun timore di eventuali conseguenze.
Articoli dai toni diffamatori, calunniosi, e aggravati da un presupposto del tutto falso che più volte ha chiamato in causa la mia persona, come se addirittura io avessi influenzato il Pm nell’elaborare l’impianto accusatorio a carico della bella Amanda.
Inizialmente ho resistito, poi due giorni fa non ce l’ho fatta più e anche nel mio video del 13 giugno (http://ilmostroafirenze.in) ho voluto chiarire la mia posizione.
E non solo riguardo all’assoluta diversità di convinzioni o opinioni tra me e la Procura di Perugia nel caso di Meredith Kercher, ma ho ritenuto giusto far sapere che questo magistrato mi mise perfino agli arresti domiciliari, fatto da cui scaturirono dei procedimenti a mio carico, e nel corso dei quali sono intenzionata a far emergere quelle tante verità che ancor oggi nessuno immagina.
Personalmente io ritengo di aver subito delle ingiustizie gravissime, e di subirle ancora dato che non è giunto il momento in cui, davanti ad un Giudice, tirerò fuori le carte, le registrazioni, e quanto altro penso che scatenerà un putiferio ai vertici dello Stato.
Dal 1995 ad oggi, e continuerò sia pure su tavoli differenti, penso di aver dato un contributo enorme sia alle indagini sul Mostro che in quelle sulla morte di Narducci, e ci sono stati tempi in cui mi si dedicavano le prime pagine dei giornali, o ero l’ospite d’onore in decine di salotti televisivi
Oggi ho molti elementi per un amaro e ragionevole dubbio: essere stata solamente usata.
Nelle inchieste di Firenze e di Perugia, è successo di tutto, e come ripeto, sia in caso di archiviazione che in caso di rinvio a giudizio, mi riferisco al processo Narducci, le Istituzioni preposte dovranno necessariamente ripercorrere lo svolgimento di anni ed anni di indagini, e capire quali meccanismi di volta in volta si sono attivati e soprattutto per quali scopi.
Tuttavia, personalmente non condivido il comportamento degli americani che attendono come la manna dal cielo una eventuale condanna di Mignini o di Giuttari, poiché seppure si verificasse tale circostanza, non ne conseguirebbe l’assoluzione per Amanda.
E penso inoltre che soprattutto per Mignini, l’essere oggi seduto sul banco degli imputati, abbia immancabilmente segnato la sua vita, al di là di un verdetto finale, ma questa disgrazia si è abbattuta su di lui, sulla propria famiglia, e forse sulla stessa fiducia del magistrato verso la Giustizia.
A meno che egli stesso non riconosca di essere colpevole, è presumibile che al pari mio e di tanti altri imputati si senta vittima di una grave ingiustizia.
E dunque potrà ben comprendere anche chi di una ingiustizia si sente vittima quando la riceve per effetto di un suo provvedimento.
La mia visione delle cose è anche un po’ originale, nel senso che quando appresi che la Procura di Firenze aveva deciso di processare il Pm Mignini , non guardai ai fatti per cui fu incriminato, ma il mio pensiero andò fulmineamente prima al Signore, poi al giorno in cui vidi arrivare a casa mia la polizia giudiziaria del Pm, e dopo un’ora che parlavamo convinta che erano venuti ancora una volta ad approvvigionarsi di quanto era utile alle indagini, mi sentii dire: “Signora, ci dispiace infinitamente, ma deve capire anche il dottor Mignini, per atto dovuto, dobbiamo notificarle un provvedimento di arresti domiciliari”…
E fu un susseguirsi di atti che come ripeto ancora oggi reclamano il riscatto totale della verità, quando mi difenderò producendo ciò che forse imporrà al Governo, ai Ministri, al Csm, a tutti i vertici delle Istituzioni di esigere non poche spiegazioni.
Certo, il giorno che la storia di tanti anni sarà chiarita, anche il profilo di tutti coloro che a vario titolo ne hanno fatto parte sarà più definito e allora si potrà azzardare il giudizio su una persona, ma fino a quel tempo ci si dovrà accontentare di osservazioni, deduzioni, considerazioni, che pure hanno il loro peso.
E tra le tante osservazioni che mi sono giunte per email, vi è quella che vedrebbe come “incompatibile” la difesa di Giuttari da parte dell’avvocato Fioravanti, sostituto dell’avvocato Giovanni Maria Dedola.
C’è da dire che in materia di incompatibilità del difensore che è anche testimone, i pareri non sono ancor oggi concordi, tuttavia è innegabile che l’avvocato Fioravanti abbia addirittura deposto come testimone nel corso dell’incidente probatorio nel processo sulla morte di Narducci.
Infatti, risulterebbe in atti che l’avvocato fu più volte interrogato da Giuttari e poi chiamato a confermare le sue deposizioni anche davanti al Pm Mignini.
Ora, qualcuno potrebbe rilevare che i fatti per i quali l’avvocato difende il poliziotto sono fatti diversi da quelli per i quali Fioravanti è testimone.
Formalmente l’osservazione appare giusta, anche se nella sostanza si potrebbe dire che in definitiva si parla di fatti all’interno di una medesima vicenda.
Oppure si potrebbe anche dire che per gli inquirenti i delitti del Mostro videro due livelli, una manovalanza e un livello cosiddetto “superiore”, come dire: Pacciani la manovalanza, Narducci il mandante… ambedue morti, ambedue non processabili, ambedue “innocenti” ad vitam post mortem, in quanto non è possibile provare il contrario.
Andando però a leggere bene gli atti, emerge la possibilità che secondo quanto Pacciani avrebbe riferito in vita al suo avvocato, il dottore, presumibilmente Narducci, avesse avuto anche un ruolo di “esecutore”, almeno in alcuni dei duplici delitti, e per gli inquirenti tale ruolo lo avrebbe avuto anche in concorso con altri, come un farmacista & company…
E sempre dagli atti emergerebbe anche, a detta di qualcuno, che le indagini furono fermate o frenate da soggetti istituzionali.
Stessa cosa che sembra abbia provocato, sembra, il processo a carico di Giuttari e di Mignini, sulla base di una registrazione nella quale sembra che un sostituto procuratore di Firenze, riferendosi al procuratore capo, abbia detto . “..Non è un uomo libero…”, durante una conversazione relativa alle indagini sul Mostro, anzi sui livelli superiori del Mostro.
Poco o nulla la pubblica opinione ha capito di questa storia, e se ne capisce sempre di meno.
Ad esempio, Giuttari ha sempre sostenuto che la registrazione avvenne casualmente senza che lui ne fosse consapevole.
Può darsi, e gli crediamo, ma allora ci si chiede: perché ne fece un uso giudiziario?
Avrà sicuramente avuto le sue ragioni, ma certo, a noi poveri e comuni mortali, se ci facessero comprendere meglio, forse ci aiuterebbero ….
Ammirevole comunque la pace ritrovata tra il poliziotto e l’avvocato storico di Pacciani, acerrimi "nemici" in altri tempi, fino al 2004, come potrete costatare voi stessi andando sul mio sito www.ilmostroafirenze.in , se avrete la pazienza di ascoltare le trasmissioni ufficiali che ho messo in rete.
Vi accorgerete che a Porta a Porta, il 26 settembre del 2001, Giuttari e Fioravanti si scontrarono duramente, e su fatti processuali, mica su opinioni.
Per non parlare delle cause di morte di Pacciani.
Sentite cosa afferma con assoluta sicurezza Fioravanti nel 2002, Tg2 Dossier Speciale, e poi nel Costanzo Show del 12 gennaio 2004. (www.ilmostroafirenze.in)
Sono queste circostanze, che se lasciate sparse nel tempo e quindi le si perdono nella memoria della collettività, possono passare inosservate, ma se invece diventano documenti di un corposo dossier, allora, ripeto, a noi cittadini, qualcuno dovrà pure dare una risposta.
Visti i costi di quarant’anni di indagini….
Chi mi legge da tempo, noterà che Gabriella Carlizzi, nei suoi articoli non parte più all’attacco verso nessuno, le esperienze dolorose servono a farci cambiare nella forma, anche se dentro di noi la sostanza dell’autenticità resta invariata.
Ma i nostri valori, quando rischiano di diventare straccetti “usa e getta”, abbiamo il dovere di proteggerli e metterli in campo con le persone giuste al momento giusto.
A che serve ora, puntare il dito contro questo o contro quello, nel caso di Amanda?
Può sortirne l’effetto contrario, la natura umana mantiene le proprie fragilità sotto qualunque abito, e dunque sarebbe almeno prudente non offendere la giustizia italiana in modo così plateale, mentre potrebbe rivelarsi utile cercare di capire meglio l’andamento di vicende collaterali, e farsi un' idea più precisa su taluni soggetti o circostanze, attraverso chi può provare documenti alla mano, l’assurdità di un certo agire.
Della deposizione di Amanda, come opinione personale, molte affermazioni non reggono, non appaiono veritiere.
Nella casa , a mio parere Amanda c’era, si è trovata a vivere suo malgrado il dramma di un delitto, e si è rifugiata tra le braccia di Raffaele, come prima istintiva reazione, magari in attesa di avere un consiglio dalla mamma.
Ma a conti fatti, seppure avesse sostenuto di esserci ma di non aver ucciso la povera Meredith, una posizione simile a quella di Rudy, i suoi trent’anni di galera sarebbero stati scontati, nessuno l’avrebbe creduta.
Di qui, l’unica carta in gioco, è quella di insistere sulla totale assenza dalla casa del delitto, sua e di Raffaele, ma questa tesi, diciamolo pure, fa acqua da tutte le parti.
Come si fa a far apparire Amanda come la studentessa acqua e sapone, e poi pretendere che si creda che la stessa, entra in casa, vede il sangue, si fa addirittura una doccia, e poi torna dal fidanzato?
E ci vuole un animo da killer per comportasi così, altro che studentessa acqua e sapone…
La Amanda innocente, sensibile, una volta entrata in casa e visto il sangue, avrebbe chiamato il suo Raffaele, la polizia, avrebbe fatto in modo di aprire la porta di Meredith, insomma bel altre reazioni istintive si sarebbero manifestate.
Purtroppo, qui c’è da aspettarsi una condanna almeno in primo grado, poi, come sempre accade in casi simili, tra qualche anno Amanda farà sapere che l’assassino vero è un altro, non dirà subito il nome, in modo che se l’assassino è potente la farà uscire dal carcere, insomma inizierà il solito giochino che abbiamo visto con Bilancia e con Pelosi, tanto per fare un esempio.
Le vere vittime dopo Meredith, ancora una volta siamo noi, noi che sospettiamo che il killer sia a piede libero, e magari non mancherà di farcelo capire.
Basti pensare che nella casa del delitto, benché sotto sequestro, sono entrati più di una volta ignoti, e nel portarsi via le cose, anche voluminose, non hanno mostrato alcuna fretta…
Protetti anche loro?
Di certo Amanda , Raffaele e Rudy, non sono usciti da galera per recarsi lì…
E allora chi ha avuto questo interesse, al punto da rischiare tanto, o al punto da non rischiare nulla?
Domande che scottano?
Si parla di estate calda…
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