Una finestra nuova, per tutti, aperta sulla strada, sul mondo, ... lontana dai poteri, vicina alla gente, ... curiosa, rispettosa, amica, ... aperta allo scambio, alla battuta, al saluto, alla discussione, alla polemica, ...incline alla pace, ... ansiosa di verità, ...anche provocatoria se necessario, ... puntuale, ... intrigante, ... attesa, ............

IL QUESTORE DI PERUGIA, POCHI GIORNI DOPO LA SCOPERTA DELL’ATROCE DELITTO DI MEREDITH KERCHER , IN CORSO DI UNA CONFERENZA STAMPA SOTTO I RIFLETTORI INTERNAZIONALI, CON SICUREZZA, E INTENTO A RASSERENARE LA COLLETTIVITA’ DISSE: “ FORSE TRE O QUATTRO GIORNI POSSONO APPARIRE ANCHE TROPPI, TUTTAVIA OGGI POSSIAMO DIRE CHE ABBIAMO LAVORATO SERIAMENTE E SENZA SOSTA, E PERTANTO RITENIAMO QUESTO DELITTO UN “CASO CHIUSO” !

IN ITALIA FU GRANDE LO STUPORE, MA ANCHE LA PERPLESSITA’: L’OTTIMISMO DEL QUESTORE CI APPARVE QUASI UN GESTO “CONSOLATORIO” VERSO I FAMILIARI DELLA VITTIMA, TESO INOLTRE A SDRAMMATIZZARE LE PIU’ CHE GIUSTE PAURE DEI TANTI STUDENTI DELL’ERASMUS CHE SI PREPARAVANO A RIENTRARE NEI LORO PAESI D’ORIGINE….

GIORNO DOPO GIORNO, SULLA MISTERIOSA MORTE DI MEREDITH, MOLTE OMBRE, INQUIETUDINI, CONTRADDIZIONI, DUBBI E CERTEZZE SI SONO AVVICENDATE NON SOLO NELL’IMMAGINARIO COLLETTIVO, MA ANCHE NELL’AMBITO INVESTIGATIVO: UNA SOLA COSA E’ VERA ED INCONTROVERTIBILE: MEREDITH E’ STATA UCCISA.

Tutto il resto è da vedere, da discutere, da provare.

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IL QUESTORE DI PERUGIA, POCHI GIORNI DOPO LA SCOPERTA DELL’ATROCE DELITTO DI MEREDITH KERCHER , IN CORSO DI UNA CONFERENZA STAMPA SOTTO I RIFLETTORI INTERNAZIONALI, CON SICUREZZA, E INTENTO A RASSERENARE LA COLLETTIVITA’ DISSE: “ FORSE TRE O QUATTRO GIORNI POSSONO APPARIRE ANCHE TROPPI, TUTTAVIA OGGI POSSIAMO DIRE CHE ABBIAMO LAVORATO SERIAMENTE E SENZA SOSTA, E PERTANTO RITENIAMO QUESTO DELITTO UN “CASO CHIUSO” !

IN ITALIA FU GRANDE LO STUPORE, MA ANCHE LA PERPLESSITA’: L’OTTIMISMO DEL QUESTORE CI APPARVE QUASI UN GESTO “CONSOLATORIO” VERSO I FAMILIARI DELLA VITTIMA, TESO INOLTRE A SDRAMMATIZZARE LE PIU’ CHE GIUSTE PAURE DEI TANTI STUDENTI DELL’ERASMUS CHE SI PREPARAVANO A RIENTRARE NEI LORO PAESI D’ORIGINE….

GIORNO DOPO GIORNO, SULLA MISTERIOSA MORTE DI MEREDITH, MOLTE OMBRE, INQUIETUDINI, CONTRADDIZIONI, DUBBI E CERTEZZE SI SONO AVVICENDATE NON SOLO NELL’IMMAGINARIO COLLETTIVO, MA ANCHE NELL’AMBITO INVESTIGATIVO: UNA SOLA COSA E’ VERA ED INCONTROVERTIBILE: MEREDITH E’ STATA UCCISA.

Tutto il resto è da vedere, da discutere, da provare.

Analizzando questo drammatico fatto di sangue, tra le tante ipotesi che si sviluppano quotidianamente, non ve ne è una sola che non sia contraddetta da elementi e indizi che dovrebbero fortificare un impianto accusatorio verso le prove.

Ma sono proprio le prove a mancare, nonostante al momento sembrino convergere verso Amanda, la coinquilina di Meredith e il “barone”, stando almeno ai risultati dei primi esami della scientifica, esami però che non sono terminati, e che solo quando questo aspetto si sarà concluso, si potrà avere un quadro più chiaro, a riguardo dei presenti in quella maledetta casa, la notte del delitto.

Tuttavia rimangono molti punti avvolti nel buio fitto di una indagine complessa, difficile, e con la certezza che sia gli arrestati che il neo libero Lumumba, sappiano quanto non vogliono o non possono dire: chi stanno coprendo, e perché?

La recente “comparsa” sulla scena del giovane spacciatore detto “barone”, soprannome questo più volte usato anche in ambienti legati al mondo dell’usura, aggiunge un tassello importante, sempre che anche per lui sia chiesto ed accolto un provvedimento di custodia cautelare, essendoci a mio avviso, tutti i presupposti necessari alla limitazione della libertà dell’individuo.

Infatti il pericolo di fuga rimane, in quanto appare impossibile che sia un ragazzo così giovane il punto ultimo di riferimento per un traffico che chissà quanti e quali clienti doveva soddisfare.

La possibilità di inquinamento delle prove, sta proprio nel fatto che è presumibile che costui durante la latitanza non abbia prudenzialmente pianificato con i principali fornitori, l’eventuale tesi da sostenere di fronte all’Autorità Giudiziaria.

Come pure, terzo requisito che in questo caso imporrebbe la custodia cautelare, è la possibilità che il giovane possa ripetersi nel reato di un possibile omicidio, magari impostogli da chi sta dietro e molto al di sopra di lui.

In questi giorni si fa un gran parlare della presenza della droga a Perugia, nonché dei tanti studenti che ne fanno uso avendola ormai normalizzata alla stregua di un pacchetto di sigarette.

Mi dispiace, ma su questo punto non concordo, nel vedere a Perugia l’epicentro di una realtà che seppure esiste, non è più intensa ed accentuata rispetto alla problematica in generale, e presente ovunque. Tanto più, se consideriamo che Perugia è una città di limitata superficie, e pertanto sotto un più attento osservatorio che rende sicuramente scomodi “traffici” così facili da individuare, se culminano addirittura un delitto di tale efferatezza, e i cui moventi appaiono insufficienti se limitati al sesso e all’orgia a base di droga.

Dal mio punto di vista, c’è dell’altro, anzi direi che lo stile di vita di questo gruppo di ragazzi certamente censurabile da ogni punto di vista, non riesce nemmeno più a rappresentare un alibi, sia esso collettivo o individuale, e tanto meno costituisce un movente che sembra aver scatenato la furia, il raptus, la follia, su una ragazza che comunque con queste stesse persone condivideva la sua sosta nel capoluogo umbro.

01.JPGSono molte le assurdità che a loro volta impongono una lunga serie di domande, a cominciare dal perché, anche se umanamente può apparire giusto, sia stato posto in libertà Lumumba.

Non è forse lui il titolare o gestore del locale dove lavorava alcune sere la gelida Amanda?

E se l’ipotesi di un traffico di droga misto al reclutamento di ragazze, una “merce” pregiata che solitamente al riparo di sguardi ed orecchie indiscrete trova accordi e trattative tra un drink e l’altro, in locali “al di sopra di ogni sospetto”, trovasse conferme anche per quanto riguarda “Le chic”?

Con questo non voglio attribuire responsabilità personali a Lumumba, ma non si può nemmeno escludere che nel suo locale, il ruolo di Amanda abbia visto concentrare in sé itinerari turistici all’interno di un tunnel al quale si poteva accedere passando per “Le chic”.

Lumumba può darsi che lui stesso ne fosse inconsapevole vittima, da parte di chi aveva magari fatto del suo locale un punto di approccio, considerando poi che solo recentemente vi erano stati passaggi societari della sas, tutti peraltro pianificati presso un Notaio nella stessa giornata, passaggi dall’esame dei quali emergerebbe qualche “stranezza” di rapporti tra il cedente e i riceventi, un cedente cui sarebbero rimasti gli stessi poteri che aveva prima di tale passaggio.

Forse tale aspetto appare estraneo al tema che ha come obiettivo la cattura di chi da solo o con altri ha ucciso la studentessa inglese, tuttavia poiché in certi casi anche un giro improprio di denaro, ha un ruolo importante specie in termini di “lavanderia”, il Lumumba forse sarebbe stato più tranquillo in carcere, almeno per la sua stessa incolumità, e avrebbe evitato di divenire, ora che è libero, un obiettivo da usare per confondere ancora di più le carte.

Sono opinioni e niente di più le mie, tuttavia rientrano in quello spirito di osservazione che ha destato in me non poca inquietudine, anche esaminando il caso in molti altri aspetti, che possono apparire insignificanti, quanto aprire nuove ipotesi in un quadro assai difficile da decifrare.

Ad esempio, se ci soffermiamo al momento in cui il delitto è stato scoperto, ci piacerebbe conoscere quali sono stati i passaggi di consegne per chi avrebe avuto il gravoso compito di avvertire i familiari della vittima.

Sappiamo che i genitori di Meredith erano separati, sappiamo che la mamma a causa di una grave malattia è sottoposta a dialisi, anche se non conosciamo la frequenza del trattamento clinico, sappiamo che il papà, con il quale Meredith viveva, è un giornalista free-lance, e che come tale forse è spesso in giro alla ricerca di un scoop da vendere a qualche testata importante…

Né sono mancati eventi in Italia organizzati per la stampa inglese, come se ben ricordo ve ne fu uno di cui si parlò molto, proprio nelle Marche.

Ora, leggendo le prime dichiarazioni del padre di Meredith, sembra che lui abbia appreso della notizia, nel pomeriggio del 2 novembre, effettivamente molte ore dopo la scoperta del delitto.

Ma , così come ha pù volte ribadito, nessuna delle autorità preposte in tal senso lo aveva avvertito, lui disse: “ Quando ho sentito dalla televisione che a Perugia era stata uccisa una studentessa inglese, ho subito pensato a Meredith, con la quale avevo parlato il giorno prima, e così ho telefonato al giornale e poi all’ufficio stranieri ( ha usato i termini inglesi) , che mi hanno confermato la notizia, ma io ho sperato che si trattasse di un’altra Meredith….”

Già questa speranza lascia intendere che seppure si è informato telefonicamente, nessuno gli avrà confermato il cognome, anche perché, come ripeto, vi sono organismi appositi e che sono tenuti ad informare i familiari di qualunque vittima straniera presente in Italia, in tempo reale.

Probabilmente si il dottor Kercher avesse telefonato direttamente a Perugia, presso i Carabinieri, o la Polizia, o la stessa Procura della Repubblica, seguendo in tal modo l’istinto più logico per un padre in ansia, sarebbe stato informato dell’accaduto, e posto nelle condizioni di decidere di non perdere nemmeno un secondo di tempo.

Naturalmente anche il Magistrato titolare del caso, il Dottor Mignini, avrà voluto porgere le sue condoglianze alla famiglia della ragazza, chiedendo a ciascun componente tutto ciò che potesse rivelarsi utile ai fini dell’indagine, partendo proprio da come avevano appreso della notizia.

E al Magistrato il dottor Kercher dichiara di non averla sentita dalla televisione, ma che lui ne era stato informato dall’ex moglie, la quale, avendola sentita dalla televisione, lo aveva avvertito telefonicamente, non sappiamo se su una utenza fissa o su un cellulare, verso le 17 del 2 novembre, e che solo in quel momento, sempre sperando che non si trattasse della propria figlia, aveva contattato il giornale e l’Ufficio Straneri.

Certamente è triste apprendere di una simile tragedia da una voce che la trasmette al di là del piccolo schermo, e dobbiamo ammettere che eventi di tal genere capitano frequentemente, ma dobbiamo anche considerare il fatto che a volte nemmeno tra parenti si riesce a comunicare con facilità, specie se per caso il dottor Kercher, per motivi di lavoro, non si fosse trovato quando l’ex moglie lo cercava, nel suo paese di residenza, o comunque impegnato in un servizio giornalistico per il quale poteva essere ovunque.

Poveretto, credo che fosse morbosamente attaccato a questa figlia, se consideriamo il fatto che benché separato dalla moglie, Meredith viveva con lui, con questo papà che non ha scelto la casa dove abitava la ragazza per lasciare un mazzo di fiori candidi così come considerava candida la creatura che un atroce destino le aveva portato via.

Il dottor Kercher, ha invece lasciato, tra i lumicini della fiaccolata dedicata a Meredith la sera prima, una splendida rosa rossa, accompagnata da un biglietto, sul quale si leggono parole d’amore, sue, solo sue, non a nome dell’intera famiglia, parole che potrebbero essere confuse con quelle di un uomo privato di un amore, cui giura l’eterno ricordo.

Forse il dottor Kercher non sa, che a Perugia, la storia della Rosa Rossa, di cui paradossalmente si occupa proprio il dottor Mignini, ha scoperchiato il mistero di un altro omicidio, la cui verità, per anni è stata occultata, in nome di questo fiore dello stesso colore del sangue.

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