lunedì 8 febbraio 2016
di Carmelo Maria Carlizzi
IL CICLO DELL’ACQUA – ABBIAMO GUASTATO TUTTO
C’è rimasto ormai assai poco al mondo su cui poter contare con certezza a parte il movimento dei pianeti attorno a noi. Infatti, per quanto riguarda la Terra, appena il ciclo dell’acqua non riuscirà più ad esercitare la sua capacità di rigenerazione ci resteranno improvvisamente pochi anni o forse pochi giorni e l’uomo, o meglio la bestia che è in lui e che lo ha portato a tutto questo da dentro e da fuori – e cioè Satana per chi lo riconosce protagonista occulto – avrà compiuto il suo progetto distruttivo.
Ormai, e si va velocemente avanti così, la Rosa Rossa e tutte le consorterie ad essa aderenti, e così quelle concorrenti, potranno a breve dire d’aver compiuto la missione loro affidata. E l’uomo? L’uomo scomparirà! E la Terra? La Terra diventerà nel loro progetto un sasso inerte che come ogni pianeta proseguirà la sua corsa in direzione dell’espansione che il gesto creativo volle allorché il Creatore immaginò attraverso sette ere di plasmare un luogo in cui collocare una creatura privilegiata, l’uomo appunto, a cui conferire il godimento di tutto e con cui – avendolo fatto come Lui volle a nostra immagine e secondo la nostra somiglianza – governare l’universo. E come se non bastasse in principio il Creatore gli recò in dono ogni sorta di piante perché se ne cibasse e di animali perché li dominasse e se ne servisse, e in ultimo, come se ancora non bastasse gli recò in dono la donna, perché assieme con lei, quale coppia crescessero, si moltiplicassero e dominassero nel creato.
Resterà però un segno di tutto questo a perenne memoria della distorta intelligenza umana e cioè quanto abbiamo sparato oltre l’esosfera e lasciato lì, nello spazio, ma non si sa a vantaggio di chi, poiché la pattumiera in cui sono stati ridotti gli strati subito oltre le sfere terrestri rimarrà lì solo a ruotare e a luccicare ogni volta che verrà colpita dai raggi luminosi del sole o della luna o delle stelle. E un viandante della galassia o un galileo extraterrestre che dovessero intercettare tutto questo ciarpame che abbiamo abbandonato lassù a gravitare, starà a lungo a meditare sulla provenienza di tanti inutili oggetti, fra cui alcuni satelliti che continuano a trasmettere verso lo spazio messaggi e immagini, mentre in taluni di essi divenuti vere e proprie bare in orbita si possono osservare ancora volti e mani di esseri appiccicati all’oblò nell’ultimo gesto disperato di una richiesta d’aiuto.
Sappiamo ormai che tutto questo non è fantascienza, poiché da quando il doppio gesto imbecille, l’uno-due con cui gli Stati Uniti vinsero il 6 e 9 agosto 1945 per ko mettendo al tappeto il Giappone, con le due esplosioni atomiche su Hiroshima e Nagasaki, si è sviluppata trionfalmente e in progressione geometrica l’era dell’autodistruzione del nostro pianeta. E in questa era che conta già i primi settant’anni andiamo orgogliosi della pace di cui finalmente buona parte del mondo gode. In questo arco di tempo infatti abbiamo purtroppo però perfezionato e diffuso a dismisura, a parte innumerevoli crimini d‘ogni sorta, anche i più svariati processi di inquinamento dell’aria, del suolo, dell’acqua e di quanto vive fra questi elementi: che siano essi piante, pesci, uccelli, rettili, mammiferi, piuttosto che un qualsiasi microrganismo. Ma oltre a tutti questi e con questi poi ci sono a godere di tanto casino o disastro l’uomo e la donna, già, proprio così, la coppia umana che il Creatore volle porre quale protagonista e cocreatrice al centro dell’universo, puntino vitale nell’espansione continua del suo atto creativo.
Le gocce d’acqua che un tempo sorgevano da un mare limpido per divenire nuvole e quindi piovere su una terra sino allora sporca solo di peccati immateriali, le stesse gocce poi nel loro viaggio raccoglievano ogni fanghiglia, ogni rifiuto organico, e poi più o meno velocemente, attraverso canali superficiali e sotterranei confluivano nel mare, dove solo sino a due secoli fa una serie di sintesi organiche rapidamente le rigeneravano rendendole di nuovo pure e pronte per un altro giro. Ora invece in una accelerazione che nessuno pare possa più fermare, tutte le gocce d’acqua raccolgono e assorbono in sé, per contatto aereo e terrestre, ogni sorta di rifiuti e sostanze velenose inscindibili che l’uomo produce e immette nell’ambiente senza tregua. Molti rifiuti rimangono sulla terra, a cielo aperto o sotterrati nelle discariche, ma il loro percolato che si produce non appena le gocce piovono sul terreno viene da queste stesse in buona parte trasportato nel loro cammino verso il mare, dove gocce e veleni arrivano questa volta assieme in una mescolanza in cui la goccia ha perso tutta la sua purezza pur rimanendo sulla superficie del mare, mentre i veleni che contiene seppur diluiti rimangono tali andando a depositarsi negli abissi oceanici. Dai e dai però nel corso dei due secoli di cui dicevamo è iniziato e si trova in fase avanzata un processo in cui le nuove gocce che dopo ogni ciclo tornano a evaporare sono sempre meno pure e leggere, poiché sono comunque intrise di veleni di cui non riescono a liberarsi, e quando piovono nuovamente sulla terra rilasciano ormai acqua comunque frammista a questi veleni, una mescolanza che arriva ovunque raggiungendo piante e animali e quindi avvelenando giorno dopo giorno il ciclo alimentare, e di conseguenza attraverso gli alimenti, acqua compresa, lo stesso organismo umano che si ammala di sempre più nuove e misteriose malattie. E sappiamo bene che anche l’aria viene a trovarsi contaminata attraverso l’evaporazione o il permanere in sospensione aerea di queste immonde miscele.
Papa Francesco con la sua recente enciclica Laudato si’, benché ammonito dallo strano cattolico Jeb Bush della nota dinastia ad occuparsi solo delle cose di chiesa – quasi che il creato sia ad essa estraneo – ha richiamato autorevolmente il genere umano a prendere sempre maggiore coscienza di tutto questo, ma i tempi di assorbimento dei suoi avvertimenti congiunti a quelli delle tante autorità sanitarie e scientifiche internazionali che da decenni vanno anch’esse avvertendo l’umanità, non sono per nulla adeguati all’urgenza della comprensione e della soluzione di questa semplice improcrastinabile necessità, e cioè che ogni prossima goccia d’acqua, da oggi, da subito in poi, bisognerà fare in modo che piova sempre più pulita. Tale urgenza non viene purtroppo adeguatamente percepita poiché i sensori umani avvertono il terribile pericolo solo quando ormai il nostro corpo è stato già subdolamente aggredito. Alla vista, al tatto, all’odorato e al gusto infatti il micidiale composto spesso non è percepibile, per cui nonostante gli allarmi diffusi e sempre con colpevole prudenza, ciascuno di noi prosegue in comportamenti irresponsabili.
Il male fisico proveniente dai guasti operati nel ciclo dell’acqua va oggi a saldarsi col male spirituale in una sintesi di autodistruzione galoppante e incurante di belle parole che nell’avanzata dello tsunami rischiano di apparire solo inutili chiacchiere. Riuscirà l’umanità a scrollarsi di dosso tutta questa disgraziata indifferenza e ad iniziare un percorso virtuoso invertendo velocemente il proprio agire? Riuscirà un provvidenziale Messia pur annunciato da tempo, a convertire contemporaneamente l’intera umanità che pare procedere cieca o rassegnata verso una fine ineluttabile? Pare assai improbabile, ma credo che valga comunque la pena di provare. Non abbiamo molte scelte, sempre che naturalmente, allorché questo Messia si manifesterà in noi e fuori di noi siamo stavolta pronti a riconoscerlo. E a seguirlo!
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