MATTARELLA E SALVINI – IL VECCHIO E IL NUOVO DELL'ITALIA DI OGGI – IL RITORNO DEL SACRO
venerdì 15 giugno 2018 di Carmelo Maria Carlizzi
Il presidente della Repubblica Mattarella nel resistere, per tutta la durata delle recenti vicende di maggio, alle rozze pressioni e poi alle altrettanto rozze minacce in particolare dei grillini e del loro rappresentante Di Maio, oltre ad esprimere un preciso diritto-dovere aveva dalla sua parte, al di là di ogni valutazione di merito, anche la forza dei numeri.
Mattarella ha infatti più compiti di quanto non si creda a cui attendere e da cui non può derogare, Mattarella ha l'obbligo-dovere di tutelare gli interessi e i diritti di tutti gli italiani, che lui rappresenta indistintamente quale che sia la loro appartenenza o meno agli schieramenti politici presenti in parlamento. Se, come è noto, ha ritenuto che uno dei ministri inseriti nella lista propostagli dai gruppi politici vincitori delle elezioni del 4 marzo scorso non possedesse tutti i requisiti necessari ad adempiere agli interessi del Paese, quale presidente della Repubblica poteva a buon diritto rifiutarne la nomina, salvo poi spiegarne le ragioni e a sostenerle nelle sedi opportune. La popolazione italiana è costituita da 60,5 milioni di persone, mentre gli elettori che hanno votato per il Movimento 5 Stelle e che quindi si riconoscono in Di Maio che si proclama rappresentante del maggior partito politico del Paese, sono stati 10,7 milioni. Se anche fosse accaduto di dovere aggiungere a tale schieramento l'intera compagine di cittadini che ha votato per la coalizione di centrodestra, e pari ad ulteriori 12,147 milioni, complessivamente sarebbero risultati contrari al parere di Mattarella 22,847 milioni di elettori, su 51,3 milioni di elettori aventi diritto. Però sappiamo che questo non è avvenuto, giacché Lega, Forza Italia e Fratelli d'Italia, pur con qualche esitazione e distinzione non hanno appoggiato il M5s in questo intento.
Va poi considerato che il Presidente della Repubblica esercita il suo mandato nei confronti e a tutela indistintamente dell'intera popolazione, fra cui in particolare quella dei circa 5 milioni di italiani residenti all'estero ma aventi diritto di voto in Italia! Come pure che rappresenta gli stessi che lo contestano, assieme alle loro mogli e ai loro figli. E poi rappresenta ancora gli interessi di quanti non sono andati a votare per qualsiasi ragione e che non per questo vedono sminuito il loro diritto ad essere tutelati. Anche costoro hanno diritto alla salute, all'istruzione, alla difesa, alla giustizia, insomma a tutti i servizi erogati dallo Stato, e di conseguenza esigono un garante superiore. E sono ulteriori 13,7 milioni di elettori che sommati a quanti abbiamo già indicati costituiscono un numero ben superiore ai 10,7 milioni di pentastellati!
Di chi dunque sarebbe stato il “colpo di stato” o la forzatura della realtà qualora Mattarella fosse stato indotto o costretto a dimettersi, o solo posto sotto accusa? Se i grillini avessero davvero attuato la messa in stato d'accusa di Mattarella avrebbero costatato che le obiezioni qui espresse avrebbero invece posto loro stessi in stato d'accusa di fronte al Paese. Così come stava per accadere. Ci siamo trovati per qualche giorno in una condizione “liquida” fatta di tanti equivoci, dove taluni politici hanno provato a fare la voce grossa, a evocare movimenti di piazza. Poi fortunatamente tali comportamenti sono rientrati poiché Di Maio si è accorto che a scendere in piazza sarebbe stato solo lui, visto che Salvini con molto fiuto politico si era ben presto defilato in questo braccio di ferro con Mattarella e così incassando ulteriori successi, come quello d'essere considerato da tutti un politico responsabile e autorevole.
Il fatto vero è che Di Maio, forse per la giovane età o per eccesso di sicurezza o magari solo per un errore di valutazione, non si è accorto che Salvini lo ha usato per farsi condurre al potere, così come poi è avvenuto. E per predisporsi a portare al potere tutta quella destra che con i soli Berlusconi e i suoi colonnelli proprio non ce la faceva. Di Maio che aveva visto in Conte il Re Travicello da gestire a proprio piacimento, ora è lui ad essere gestito dal decisionismo di Salvini. E adesso è nell'affanno.
Ma vi ricordate la spocchia dei pentastellati che ben sostenuta dalla bravura interpretativa di Grillo li aveva condotti a rifiutarsi di parlare con Bersani quando ancora non erano nessuno? E poi il rifiuto recente di incontrare in un confronto pubblico Renzi al tempo del referendum e anche dopo in campagna elettorale perché affermavano che non contava più nulla? E il loro snobbare sempre i giornalisti e i programmi mediatici di confronto?
Però non c'è che dire, in una cosa importante i grillini hanno avuto del tutto ragione, intendo riferirmi alla Terza Repubblica, poiché l'Italia è davvero improvvisamente cambiata! Il M5s ha infatti davvero buttato a gambe all'aria un sistema politico che si è rivelato più fragile di quanto nessuno immaginava e nonostante le sue storiche radici e le formazioni di centro, di destra e di sinistra che per settant'anni avevano tenuta tradizionalmente ancorata tanta parte degli elettori al sistema costruito dal dopoguerra in poi. In un tempo di gran lunga più breve, in soli trent'anni, 1915-1945, nell'Italia precedente c'erano state due guerre mondiali, le guerre coloniali, le campagne di Spagna, di Grecia e Albania, l'avvento di fascismo, nazismo e comunismo, la guerra di Liberazione, rimescolamenti di popoli, confini, ideali, economie. Insomma dal dopoguerra ad oggi per settant'anni si era invece verificata una discreta anzi una forte stabilità di sistema.
Quando parla di Terza Repubblica parrebbe pertanto che Di Maio abbia ragione. Il rivolgimento avvenuto il 4 marzo non è poco traumatico, ma l'unico fatto davvero nuovo per ora è che all'orizzonte non si vede ancora nulla di nuovo. Anzi spazzati via Renzi e Berlusconi, nel centrodestra e nel centrosinistra appare solo un gran vuoto che chissà come sarà colmato e da chi, e quando!
Sembrerebbe dunque il momento buono per sanare, fare ordine, curare, studiare il passato, provvedere al presente e programmare il futuro. Bisogna naturalmente esserne capaci. Per ora quindi si ricorda e si critica il vecchio senza riuscire a vedere il nuovo, né avviarlo. Per ora sulla scena, dopo il bravissimo urlatore Grillo, che ha compiuto brillantemente l'incarico ricevuto facendoci talvolta anche divertire, si muove solo Salvini, mentre a sinistra provano a raccogliere in gran fretta i cocci di quanto hanno del tutto incoscientemente ma consapevolmente sfasciato, sperando di poter arrivare in tempo a ricomporli in qualcosa che stia in piedi. E mentre a destra vedono oramai disgregarsi ogni cosa assieme al consunto Berlusconi non ravvivato né più ravvivabile nemmeno dalla recente riabilitazione.
A proposito di presente e futuro Salvini occupa la scena anche in campo internazionale, con il premier Conte che si affanna a corrergli dietro mentre per ora è il leghista a dettare l'agenda. La questione migranti, clandestini e profughi da ogni dove è quella messa al primo posto, benché ve ne siano numerose altre altrettanto o anche più urgenti come il lavoro, il rilancio dell'economia, la sistemazione del territorio e del mare, la corruzione, il sistema fiscale, l'istruzione, la sanità, la legge elettorale e le innumerevoli altre che costituiscono l'impegno quotidiano della nostra comunità nazionale. La questione migranti è però quella che paga di più e subito, e a ritmo continuo sia in ambito nazionale che europeo e mondiale. Il buonismo e l'impegno umanitario dei governi di Renzi e predecessori, e di Gentiloni che tanto aspramente le due forze politiche che oggi governano hanno a loro tempo criticato, proprio ora costituisce l'importante credito di cui Salvini ha cominciato ad esigere il rientro con valide ragioni ed elementi, che poi fra l'altro potrà negoziare in altri settori che ci interessano specie per le nostre esigenze in campo finanziario.
Sembra che così Salvini stia riuscendo a darsi velocemente una statura internazionale pur dovendosi tirar dietro una zavorra non da poco costituita da Conte e da tutto il M5s, seppure costoro siano tanto utili ancora a lui e alla Lega. Mentre rimane altrettanto chiaro che sono i migranti con le loro sofferenze a fornirgli materia inesauribile di confronto, concedendogli così il respiro sufficiente nello scenario nazionale per trovare soluzioni ai tanti problemi di cui dicevo prima.
Il passaggio vero che però stabilirà di fronte a Italia e Europa che il nostro Paese è davvero entrato nella terza repubblica avverrà quando si affronteranno i nodi dell'economia e del lavoro, e si capirà in che modo si vorrà e si potrà scioglierli, ma sui quali Salvini non ha competenza diretta. Vediamo se verrà chiesto anche qui il suo intervento o se magari sarà lui a farsi spazio a gomitate assieme alla sua Lega per occupare la prima linea. In tal caso prepariamoci con la scusa della nuova legge elettorale ad un nuovo governo e magari, a seguito di un incidente di percorso predisposto ad hoc, a nuove elezioni in cui il trattore Salvini proverà ad attirare a sé tutti i consensi necessari per guidare da solo con la Lega il futuro governo. E allora, se questo dovesse davvero accadere, si potrà dire che Rosario, Crocifisso, Madonnina e Vangelo avranno ricompensato il loro campione!
Foto e didascalie:
- Sergio Mattarella
- Matteo Salvini
- Luigi Di Maio
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