14 aprile 2015
CIAK, SI GIRA – UN PO' DI SANO E INNOCENTE COMPLOTTISMO… OVVERO “IL RITORNO DELLA ROSA ROSSA”
di Carmelo Maria Carlizzi
Un po' di sano complottismo non può che fare bene per stemperare e approfondire ad un tempo la terribile realtà e serietà dei massacri dell'Isis come pure della devastazione che i jihadisti stanno portando avanti, non solo del patrimonio storico e archeologico del Medio Oriente, culla della civiltà, ma anche del tessuto umano e sociale di quel vastissimo insieme di popoli e nazioni che riunisce oggi i figli dell’Islam.
Molti commentatori e studiosi del fenomeno dell’Isis hanno evidenziato la scenografia sempre più sofisticata adottata, ma che poco si combina con la rozza e cruda purezza di un movimento sinceramente rivoluzionario. Già quando protagonista del terrore era Al Qaeda si era notato il sapiente utilizzo dei metodi della psicologia di massa per la diffusione di messaggi ed immagini. Anche le nostre Br invero avevano adottato – naturalmente parliamo di quaranta anni fa – strategie di propaganda che usavano strumenti presi a prestito dalla comunicazione televisiva e fotografica per inviare o rafforzare i propri messaggi politici, o anche solo per depistare investigatori e giornalisti.
Questi dell’Isis però sono ricorsi sinora a metodi ben più sofisticati che a lungo andare – almeno a tutti noi cosiddetti complottisti – paiono rivelare aspetti che ormai non convincono più molto della genuinità o se vogliamo della purezza, per quanto micidiale, dei loro intenti.
Migliaia e migliaia di persone sono state sinora davvero trucidate nell’ultimo anno dall’Is in Medio Oriente e in Africa perché ci sia bisogno da parte loro di impiantare una ulteriore macabra scenografia per rendersi credibili con le decine di poveretti o malcapitati che appaiono sgozzati con un pugnale o giustiziati a colpi di pistola o crocifissi o decapitati. Possiamo davvero credere che non ci troviamo di fronte a comparse e che questi uccidono sul serio.Molti altri osservatori da tempo hanno rilevato curiose anomalie nella propaganda televisiva o via internet dei jihadisti. E queste anomalie ai nostri occhi potrebbero svelare quel che si nasconde dietro le immagini propinate e i messaggi collegati. Non si vuole qui negare che i massacri esibiti siano autentici, né disputare se nei video siano stati usati programmi per ritocchi o falsificazioni, né si vorrebbe che quale prova dei massacri venissero inviati brandelli umani come erano soliti fare un tempo le bestie di casa nostra, per intenderci quelle dell’Anonima Sequestri sarda o calabrese.
Quel che ancor di più colpisce è questa strategia che vede accanto ad alcuni sanguinosi, ma per ora limitati attentati in occidente, da un certo numero di anni montare in tutto il mondo arabo e in genere in quello di fede islamica, una progressione autodistruttiva che non risparmia nessuno di questi stati. E non pare che c’entri più molto solo la perenne lotta fra sciiti e sunniti, poiché lo stato islamico, questo Isis va a coinvolgere regioni che a queste distinzioni sinora non erano interessate. Certo, potrebbe trattarsi di una strategia di terrore da parte di una delle tante anime del vasto universo islamico per la conquista del predominio sul mondo arabo per poi, una volta consolidata una struttura di potere assoluto, probabilmente rivolgere l’attenzione all’occidente.
Dopo l’Irak si è passati a sconquassare la Siria e poi l’Egitto, la Tunisia, la Libia, ed ora eccoli rivolti allo Yemen, al Kenia, alla Nigeria, alla Somalia, mentre ad ondate continue centinaia di migliaia di profughi all’anno si muovono in direzione dell'Europa, partendo da oriente... come il sole! E come non aggiungere ancora l’Afganistan alle porte dell’impero russo e gli Uiguri del Xjingiang cinese.
Ma quale sincerità, quale purezza islamista o anche terroristica in tutto questo, così come si vuole far credere! Qui pare esserci un massacro premeditato per ottenere un effetto al contrario! E non solo. Non c'è bisogno di essere psicologi e analisti studiosi del fenomeno terroristico e della psiche umana per comprendere che tanto schematismo e scenografia, guerrieri bianchi e neri, o con le tute arancioni come i prigionieri reclusi nella base Usa di Guantanamo, alti come i corazzieri degli stati europei o se preferite come i pretoriani dell'impero romano, mentre le loro vittime sono tutte più basse di venti centimetri e spesso in ginocchio.
E come parlano un perfetto inglese, tutti coloro che fanno parte come protagonisti di questi filmati, senza far nulla per nasconderlo! Nati, cresciuti e pasciuti in Occidente come un qualsiasi cittadino europeo o americano, con la droga, i soldi, l'amore libero, l'inglese fluido, e quindi in tutto e per tutto già conquistati ai gusti occidentali. Ma poi, al momento buono, obbedienti al richiamo antico e docili come agnellini che ritornano all’ovile, eccoli dirigersi verso le terre d’origine per un complesso micidiale addestramento. E una volta giunti lì, eccoli che sono subito pronti a trasformarsi per ossequio alle loro antiche origini in macchine di morte, pronti a compiere ogni sorta di massacri, ubbidienti ad ogni comando, divenendo boia operativi in Medio Oriente ma anche altrove, in qualsiasi teatro ove occorra svolgere la rappresentazione da altri stabilita. Macchine che poi si autodistruggono facendosi saltare per aria o combattendo fino a farsi uccidere. E che c'è di meglio, di più sicuro per chi li manda allo sbaraglio?
Ora che molti milioni di musulmani si sono sistemati in Europa, all’interno delle sue accoglienti democrazie, c’è chi dice che a un dato momento, al segnale convenuto, ma opportunamente attribuito al Profeta, alcuni milioni di loro, alcuni milioni di futuri jihadisti, da almeno una generazione perfettamente integrati nei nostri floridi stati occidentali, dalle fabbriche, dalle università, dalle borse finanziarie, dalle campagne, dalle televisioni, dai mercatini, insomma da tutti i luoghi dove si trovano a vivere e lavorare, e con le loro famiglie perfettamente uguali agli altri cittadini, si alzeranno improvvisamente per portare la bandiera nera dell’Is, dello stato islamico, a sventolare nei territori degli odiati crociati. Non più solo singole cellule dormienti, bensì interi organismi complessi, veri e propri mostri smontati e in sonno, buoni buoni nell’attesa inconsapevole di un richiamo che, inculcato sin dalla nascita nella loro coscienza profonda, verrà fatto emergere solo quando servirà di aggregarli nel montaggio altrove prestabilito.
Sembra un gioco con la play station. “Oggi colpiamo New York, poi Londra, domani Parigi… poi uno di questi giorni colpiremo Roma... Poi riprendiamo con i massacri in casa, in Irak, nello Yemen... Poi, per non annoiare e far credere che il gioco è sempre diverso, ecco che come impugnando il joistick, accendiamo The Torch, la torcia del Profeta, in un grattacielo della arabissima Dubai città di uno degli Emirati Arabi Uniti, “il grattacielo più alto del mondo…”. Una torcia che accende se stessa a indicare proprio il culmine di questo processo che parrebbe di autodistruzione se non fosse che è di… annientamento! Di cancellazione delle loro proprie antiche origini, anche di quelle religiose, specie se rappresentano immagini che talune religioni aborriscono, perché Dio per alcune di esse non va raffigurato.
Orgoglio arabo, ma anche orgoglio talebano avrebbero dovuto essere i titani, le statue di Buddha di Bamiyan in Afghanistan e così i musei irakeni e i siti archeologici assiri e mesopotamici, invece questi – è divenuta quasi una regola – sono devastati a martellate, con la dinamite, con i frullini, con le ruspe in tutto il Medio Oriente mentre, con comportamenti contraddittori, molte altre opere vengono vendute a caro prezzo sul mercato nero mondiale dell'arte o nascoste per essere salvate! E tutto questo avviene con epicentro proprio là dove si ritiene che abbia avuto origine la storia delle civiltà, proprio in Mesopotamia, tra quei fiumi dove la Bibbia colloca l’Eden. E dove uno stupito Saddam fu ad un tempo autore e vittima, come un asino fra i suoni, nella guerra contro l’Iran prima e poi contro l’invasore Bush, di stragi e devastazioni incalcolabili all’interno del suo paese. Ma anche nei luoghi dove il popolo ebraico subì storiche deportazioni.
Un vero imam non ordina questo processo distruttivo e autodistruttivo, non ne è capace la sua fede e la sua formazione intellettuale e spirituale, un vero imam non svende Maometto per catturare l’attenzione scenografica occidentale, ma neanche per affermare una qualsiasi altra logica di potere e di morte. Fosse anche quella dell'Isis. Nel momento stesso in cui lo facesse perderebbe la sua identità verso sé stesso, si dissocerebbe, non saprebbe più che dire, che rispondere agli sguardi di dolore della sua gente... Né lo farebbe un qualunque vero autorevole esponente politico amante della sua terra e della sua storia.
C’è chi dice della Turchia di Erdogan che benché forte membro della Nato avrebbe in programma la rinascita dell’impero ottomano appoggiando potentemente l’Isis, intanto contro i curdi e i siriani. E c’è chi parla del Qatar che ambirebbe all’istituzione di un califfato di cui assumere la guida usando oltre che gli imponenti finanziamenti all’Isis anche il più grande network del mondo islamico ovvero Al-Jazeera.
Oltre quattro milioni sono i profughi siriani distribuiti fra Giordania, Turchia e Libano, dopo quattro anni di guerra, in Nigeria Boko Haram si distingue per ferocia, Al Shabab in Kenia, nello Yemen i ribelli sciiti Houthi sono in piena azione, di nuovo in Siria alle porte di Damasco a Yarmouk il Fronte Al Nusra, mentre i miliziani dell’Is nel nord Africa in Egitto, Tunisia e Libia sono ora il punto di riferimento dei mercanti sfruttatori delle ondate di profughi che si ammassano di continuo sulle coste del Mediterraneo in attesa di imbarcarsi per l’Europa.
Qui siamo di fronte ad una strategia globale che un pugno o una intera consorteria di sceicchi o di petrolieri arabi o di imam non è in grado di tessere nei due continenti ove è presente l’Islam e negli altri dove porta di tanto in tanto i suoi attacchi terroristici. Qui siamo di fronte a qualcosa di terribile, a un degheio satanico come di chi ha un progetto ben chiaro e una strategia precisa, e suona sulla tastiera del terrore per un folle scopo di conquista di un potere globale di tipo sconosciuto, mentre sposta sulla scacchiera le schiere sanguinarie che inneggiano al Profeta. Altro che califfati e imperi! Qui non si teme di rischiare l’odio verso Allah per tanto sangue innocente da parte degli stessi musulmani fra i loro stessi fratelli, qui a parte le migliaia e migliaia, i milioni di morti, non si temono le distruzioni di città e città, delle loro città, delle loro intere nazioni con tutte le loro civiltà, economie, industrie, ricchezze…
Per rimanere nel complottiamo e aggiornare i metodi di induzione di comandi nelle psiche più fragili e per disorientare gli investigatori, invece di lavorare solo sugli islamici, parrebbe che si sia provato anche ad operare sugli occidentali. E che complottisti saremmo se non osservassimo, quali cavie migliori per tutto questo, un buon pilota tedesco psicolabile o reso tale per poi convincerlo al momento opportuno a schiantarsi col suo aereo e il suo carico umano ad esempio contro una montagna delle Alpi, così come il pilota dell’airbus della Germanwings, così come a suo tempo altri uomini resi automi furono indotti a immolarsi andando a schiantarsi con altri aerei contro le Torri Gemelle. Pensate a quanti obiettivi potrebbero affascinare i giocatori più esperti di questa micidiale play station, la Cupola di San Pietro, l’Altare della Patria o il Campidoglio, per restare a Roma che è obiettivo privilegiato e già annunciato, ma anche il Palazzo Ducale di Venezia, la Torre di Pisa, il Duomo di Milano, la Mole Antonelliana a Torino e molti altri poiché i nostri monumenti con tutti i simboli religiosi che contengono sono per costoro obiettivi privilegiati. Pensate a quanto è fragile tutto il nostro patrimonio artistico di fronte alla forza della diabolicità di questi strateghi misteriosi ai quali l’arte in genere e quella sacra in particolare pare interessare solo perché sia cancellata.
Eppure il resto del mondo, o meglio il mondo non arabo per quanto pigro, per quanto restio a staccarsi dal proprio benessere, per quanto fedele o interessato ai dettami di fratellanza e carità cristiana e laica ha mezzi di dissuasione (senza far ricorso all’atomica) che sicuramente prima o dopo metterebbe in campo e che in breve tempo annienterebbero ogni esercito arabo con tutte le sue ambizioni. Basti solo pensare a come è stata ridotta in un paio di mesi la groviera occulta della Striscia di Gaza e la sua gente dall’esercito israeliano, con migliaia di morti e distruzioni incalcolabili. Ma a Gaza è un’altra storia. E allora cosa c’è dunque dietro quanto sta avvenendo? E tutto questo si è incrementato subito dopo l’abbraccio fraterno in Vaticano da Papa Francesco fra Abu Mazen e Shimon Peres. Un abbraccio evidentemente che qualcuno non ha voluto.
Ora che la Siria è distrutta e che sono stati spostati quattro milioni e mezzo di profughi distribuiti fra Turchia, Giordania e Libano, ecco che ad ondate continue centinaia di migliaia di questi senzaterra si muovono in direzione dell'Europa attraverso la solita Italia comodamente distesa lì nel Mediterraneo e da sempre disponibile anche suo malgrado a far da ponte... Ecco che le stime ufficiali del ministero degli Interni italiano e di Frontex finalmente parlano del milione di profughi stimati in attesa sulle coste libiche inquadrati dai mercanti di schiavi controllati dall’Isis, ma determinati a raggiungere l’Europa. E non scherzava certo il ministro della difesa greco Panos Kammenos minacciando di inondare di immigranti i Paesi che rifiutano di aiutare la Grecia e perciò Kammenos intende garantire ai migranti di passaggio per la Grecia i documenti per raggiungere i Paesi del Nordeuropa. “Se loro (i tedeschi) vogliono assestare un colpo alla Grecia, allora devono sapere che i migranti avranno i documenti per andarsene a Berlino”, ha detto il ministro. “E se fra i migranti si saranno infiltrati anche membri dell’Isis – ha aggiunto – , allora sarà colpa dell’Europa e della sua intransigenza nei confronti della Grecia”. Solo pochi giorni fa, ricorda il settimanale tedesco Der Spiegel, il ministro degli Esteri greco, Nikos Kotzias, a margine della riunione di Riga, aveva evocato l’arrivo in Europa di “milioni di migranti” dalla Grecia e di “migliaia di jihadisti”. La Grecia, anch'essa antico faro di civiltà, là dove tanto di quel che siamo di moderno nacque. Anche quest’altra penisola è usata da ponte per l’Europa, ed ecco infatti il traghetto che dal porto greco di Igoumenitsa e diretto a Brindisi prende fuoco fra una ridda di 22 e di 11 e 44 che fa il suo bell'effetto mediatico e con un buon numero di clandestini nella pancia i quali, una volta scoppiato l’incendio, salteranno fuori terrorizzati cercando scampo, ad aumentare la confusione e il numero delle vittime.
Poi si passerà a Roma e ai suoi gemelli anch’essi tanto esibiti, ma intanto quale avvertimento, che gli si invii dalla civilissima Olanda una torma di scalmanati a dare un assaggio di devastazione nel suo bel centro storico. E come gli si è raccomandato a costoro, nella visione complottista, di lasciare un segno,
una rivendicazione, ecco sì, è sufficiente mostrare la bella testa della lupa capitolina tagliata... come quelle tagliate dall’Isis. Perché capiscano che gli hooligan non sono da meno dei jihadisti quanto a capacità devastatrici.
Lo stillicidio dei massacri di cristiani che fa rima con il genocidio che Papa Francesco ha ricordato a proposito di quello del popolo cristiano armeno, da parte dei turchi esattamente cent’anni fa, ha raggiunto un livello ormai inaccettabile, chiarissimo nel suo intento.
Se proviamo a stringere l’obiettivo della macchina da presa sulla scena sin qui ripresa e ad orecchiare puntando il microfono in mezzo a tutto questo casino, sentiremmo le voci sommesse di due anonimi che si parlano intenti ad osservare lo spettacolo:
- Ma dici che davvero è così?
- Già, perché chi deve capire capisca che siamo sempre noi dietro tutto questo ...
- Voi? Voi come quelli dell'Isis?
- Ma non scherziamo... siamo solo noi, sempre noi... possibile che non ve ne accorgiate?
- E poi che altro deve accadere?
- In Grecia intanto facciamo avanzare l'Alba Dorata, mentre a Roma dopo la lupa con la testa mozzata per ora collochiamo solo una bella bandiera nera sull’obelisco in Piazza San Pietro... perché non si faccia in modo di non capire…
- Ma che niente niente l'Alba Dorata e ... la Golden Dawn, la Croce d'Oro … la Rosa Rossa?
- Già! Eppure basterebbe pensare a chi giova o a chi può far piacere che gli arabi, musulmani o meno che siano, si scannino fra loro con un ritmo e una ferocia mai visti, ma che poi contemporaneamente anche i cristiani vengano crocifissi, decapitati o arrostiti nelle chiese dai musulmani…
- E allora, torno a chiedere, che succederà
- Beh, adesso non anticipiamo troppe cose, la storia deve procedere a passi cadenzati! L'Europa e
i suoi stati, l’occidente, il mondo cristiano e la sua civiltà hanno colpe millenarie terribili che devono essere assolutamente lavate, per cui il Mediterraneo deve diventare un'altra cosa. Intanto sosteniamo sotto sotto il raddoppio del canale di Suez per aiutare la purificazione di queste acque!.
Foto
- obelisco (egiziano) del Vaticano con la bandiera nera
- i 26 egiziani cristiani copti cristiani sgozzati in riva al mare dai “pretoriani” neri
- il Papa e il Patriarca armeno il pilota tedesco
- il pilota tedesco
- l'immagine della lupa di Roma decapitata dagli hooligan olandesi
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