GRANDI CAMBIAMENTI ALL’AEROPORTO DI FIUMICINO: PER CHI VA NEGLI STATI UNITI O IN ISRAELE E’ STATO INAUGURATO LO SCORSO PRIMO GIUGNO UN APPOSITO SETTORE DAI COSTI MACROSCOPICI… “GIUSTIFICATI” DAL NOBILE SENTIMENTO VOLTO ALLA “SICUREZZA DEI PASSEGGERI”…… E IL PELLEGRINO CHE E’ FELICE DI VISITARE I LUOGHI SACRI DELLA TERRA SANTA, SI RITROVA A SUBIRE DA PARTE DEL PERSONALE UN TRATTAMENTO RISERVATO A POSSIBILI “TERRORISTI”….. CON LA BEFFA DI SENTIRSI DIRE: “ LO FACCIAMO NEL SUO INTERESSE…. “
SI PUO’ BEN DIRE A CHI HA IDEATO PER L’AEROPORTO DI FIUMICINO IL PROGETTO INAUGURATO IL PRIMO GIUGNO DEL 2008, PENSANDO DI FORNIRE AI VIAGGIATORI UN MIGLIOR SERVIZIO: “ GRAZIE TANTE, POTEVATE UTILIZZARE QUEI MILIONI DI EURO, PER LA MANUTENZIONE NECESSARIA AGLI AEREI CHE SI SCHIANTANO PERCHE’ TROPPO VECCHI, E CARENTI NEI CONTROLLI DI CAPACITA’ TECNICA IDONEA A MANTENERE VOLI STABILI, E RENDERLI SICURI DA IMPREVISTI CAUSATI DA OMISSIONI DI CONTROLLI ACCURATI NELLE OFFICINE DA DOVE DOVREBBERO USCIRE SENZA RISCHI DI BRUTTE SORPRESE DURANTE IL VOLO….”
Si è dato un gran risalto, al sistema innovativo progettato e inaugurato all’inizio dell’estate, forse per superare la crisi che vede ridurre sempre di più l’uso dell’aereo, specie per chi rinvia chissà da quanto tempo il viaggio sognato da una vita, quando ancora si sentiva dire: “Appena avrò i denari voglio andare in vacanza in America…” Oppure: “ Con i soldi della liquidazione la prima cosa che farò sarà andare in Terra Santa…. Chissà che emozione visitare i luoghi dove nacque visse e morì Gesù…”.
Ebbene, chi scrive, Gabriella Carlizzi, si trova attualmente a Betlemme, in Palestina, anche se ogni giorno da qui , insieme ai miei compagni di viaggio , ci spostiamo visitando ogni luogo dello Stato di Israele.
E’ cosa risaputa da sempre che per chi decide di recarsi in questi territori, deve accettare quando arriva in aeroporto al Check-in di rispondere ad una serie di domande da parte dei Servizi di Sicurezza che in tal modo pensano di agire nell’interesse del passeggero, dimenticando che se al passeggero non va di dire che ha deciso di visitare la Terra Santa per chiedere il Miracolo della guarigione di un suo figlio malato , costui si inventa la prima cosa che gli passa per la mente difendendo così il sacrosanto diritto alla privacy.
E non è nemmeno piacevole il controllo dei bagagli quando lo si attua senza rispetto per il decoro con cui uno ha preparato la propria valigia, e si vede rovesciare in un contenitore di plastica tutto ciò che il più delle volte finisce in frantumi o si macchia perché il contenitore è sporco.
Tuttavia il passeggero accetta, o meglio, “subisce” …… almeno fino a quando sperimentando le famose “migliorie” che vedono isolare chi parte per l’America o per Israele nel neo- Terminal C 5, con la conseguenza di difficoltosi spostamenti con la navetta, da una parte all’altra dell’aeroporto, scarico e ricarico sui dei bagagli sui carrelli, mai pochi per viaggi così lunghi, per poi tornare alla fine del “supplizio” al punto di partenza, quello vero, dove si attende la chiamata per l’imbarco.
Si cerca un posto ove sedersi, qualcuno va al Bar per tirarsi su con un caffè, l’ultimo all’italiana, e ci si guarda intorno, ormai insicuri anche di essere davvero in procinto di “spiccare il volo”.
Gli sguardi di tutti i passeggeri sono proiettati nel vuoto, stressati, sconcertati…. E nella mente di tutti è facile intuire che si avvicendino gli stessi pensieri circa l’assurdità di metodi che seppure “giustificano” la sicurezza in favore del passeggero, annientano la dignità dell’uomo.
Ma siamo sicuri che i metodi adottati dagli addetti alla Sicurezza rispettino le leggi del territorio Italiano, oppure le violino come se Americani e Israeliani si trovassero in casa loro?
Perché se nei territori di loro pertinenza è consigliabile non ribellarsi, a meno che non ci si voglia ritrovare sbattuti in galera magari per una banale contraddizione dopo 5 o 6 ore di interrogatori-trappola, non è detto che tale abuso non lo si debba denunciare qualora lo si commetta nel territorio del passeggero, in questo caso in Italia.
E dopo giorni di approfondite riflessioni, io e i miei compagni di viaggio, Matteo ed Elisa, poiché non riuscivamo a superare la violenza psicologica subita, abbiamo deciso di raccontare in questo articolo-denuncia il trattamento che ci è stato riservato il primo giugno scorso, appena giunti all’aeroporto di Fiumicino diretti a Tel Aviv per poi proseguire in taxi fino a Betlemme, presso l’Hotel Inter-Continental già prenotato.
Ci dirigono verso la cosiddetta “Area profiling” ove, così la presentano sui depliant : “i viaggiatori svolgono qui un colloquio con gli addetti alla Sicurezza delle compagnie aeree".
La compagnia che ci ha rilasciato i biglietti di andata e ritorno è la EL AL, Israeliana, la stessa che abbiamo sempre scelto per i precedenti viaggi in Terra Santa, l’ultimo recentissimo tra la fine dello scorso aprile e i primi dieci giorni di Maggio.
E poiché in quei giorni, a causa dei festeggiamenti per il 60° anniversario della fondazione dello Stato d’Israele, come giornalisti non ci è stato possibile portare a termine il nostro programma di documentazione e di interviste necessario alla stesura di un libro che speriamo possa chiarire la reale situazione che vede la Terra Santa bagnata da un perenne fiume di sangue, abbiamo deciso di tornare subito per le nostre esigenze editoriali e dare seguito a quanto ci siamo proposti, anche nel recupero di documenti inediti, immagini comprese, documenti che da soli rendono l’idea della verità e non di quanto la grande stampa internazionale e di potere vieta di far conoscere.
E torniamo all’Area profiling.
Io, Elisa e Matteo veniamo chiamati e invitati ad avvicinarci a una specie di “leggio con rotelle”, simile a quello che c'è nelle Chiese da dove il Sacerdote legge il Vangelo che vi è poggiato sopra, con la differenza che questi dell’aeroporto sono moderni e di metallo e invece del Vangelo vi sono poggiati sopra i fogli sui quali l’addetto alla Sicurezza prenderà appunti durante il cosiddetto “colloquio”. Naturalmente ciascuno di noi, pur avendo detto che siamo insieme, dovrà rispondere ad un addetto diverso.
Le domande sono incrociate, in modo tale che se per caso uno di noi sbaglia sull’orario in cui abbiamo chiuso le nostre valige, immediatamente siamo accusati di mentire ed entriamo nell’occhio del ciclone dei sospettati.
Come prima operazione ci chiedono il passaporto e il biglietto aereo, documenti che dopo un veloce sguardo chiudono e trattengono nelle loro mani, mentre con fare educato ci chiedono, separatamente il motivo di questo viaggio, se ciascuno ha sostenuto le spese per proprio conto e se uno ha pagato anche per gli altri due. Dove abbiamo fatto le nostre valige e quando le abbiamo chiuse per l’ultima volta.
Se qualcuno ci ha consegnato qualcosa da portare in Israele.
E fin qui, diciamo normale prassi, finché non arriva la domanda che sembra mettere il dito su una piaga dolorosissima.
La persona che mi sta interrogando mi chiede: “Dove alloggerete, una volta arrivati a Tel Aviv?” “A Bethlehem, presso l’Hotel Inter-Continental”…. Il volto del mio interlocutore si irrigidisce, un leggero tremore alle mani tradisce un improvviso nervosismo, mentre dallo sguardo traspare un livore che rievoca ben altri tempi, quando il razzismo determinava la cultura di un odio che si sarebbe tramandato di generazione in generazione.
“Perché si ferma a Bethlehem…?” Mi chiede con tono sprezzante.
Rispondo: “Un mese fa circa ho alloggiato a Gerusalemme presso l’Hotel David Citadel, e dovevo rimanerci una settimana. Purtroppo a causa dei festeggiamenti per il 60° anniversario della fondazione dello Stato d’Israele, non riuscii a terminare quanto mi ero riproposta, mentre dovevo assolutamente tornare a Roma per impegni di lavoro.
Prolungai il mio soggiorno, ma non potendo sostenere i costi di quell’ Hotel a Gerusalemme, avendo visitato a Bethlehem l’Hotel Inter-Continetal e avendolo trovato di mio pieno gradimento, oltre al fatto che i costi erano almeno la metà che a Gerusalemme, anche in questo secondo mio viaggio ho prenotato lo stesso Hotel, e servendomi di un autista per i miei spostamenti, abilitato a girare sia in territorio israeliano che palestinese…”
“Ma perché torna lì a così breve distanza, quali sono i suoi interessi? Incalza l'addetto alla Sicurezza, mentre penso se quesste domande sono lecite da parte sua.
“Guardi, e gli mostro il mio tesserino di giornalista inviata, io sto scrivendo un libro sulla questione del Medio Oriente, e intendo raccontare la verità che ho visto con i miei occhi, ascoltato con le mie orecchie, intervistando la gente per la strada, sia Israeliani, sia Palestinesi, sia Arabi… Ho incontrato anche alcune Autorità nei vari luoghi, sia politiche che religiose, e mi sono fatta una mia idea. Ho documentato centinaia di immagini, ho visto il terrore negli sguardi di bambini che girano da soli in mezzo a soldati che non avranno nemmeno vent’anni e si muovono con il mitra come se fosse un giocattolo…..” L’interlocutore incalza con tono provocatorio:” Quindi lei nel suo computer avrà almeno una parte del libro che sta scrivendo..?”
Lo interrompo e con severità, guardandolo fisso negli occhi:” Lei pensa che io sia così idiota da tornare in Terra Santa portandomi dietro e ponendo a rischio un materiale che nessuno mai ha potuto pubblicare, grazie a poteri forti cui non fa certo piacere che la pubblica opinione legga e veda come le cose stanno veramente, quegli stessi poteri che millantano di volere procedere con risultati positivi fino a formalizzare un autentico trattato di pace? Come è possibile credere a questi potenti, se come nel mio caso, basta che un passeggero dica di alloggiare in territorio palestinese, pur muovendosi per tutto lo Stato d’Israele, e già deve subire domande che se mi permette travalicano le norme di sicurezza cui siete preposti?”
“Vedo che ha anche un sito web? Quindi se io lo visito trovo il suo nome, i suoi articoli…” Ed io: “Basterà che digiti il mio nome su un qualunque motore di ricerca, e le usciranno migliaia di pagine… io mi occupo di inchieste giudiziarie e di ingiustizie contro i diritti umani…. “
Nel frattempo, vedo che i miei due accompagnatori avevano terminato l’interrogatorio , ma restavano dietro quel “podio” in attesa di non si sa bene cosa.
Anche il mio interlocutore si allontana e insieme ai suoi colleghi si riuniscono dietro un paravento. Non solo non ci restituiscono i passaporti che portano in nostra assenza con loro non si sa dove, ma addirittura tornano da me e pretendono anche la mia Carta d'Identità.
Ci portano delle sedie, e ci invitano a sederci dietro i “leggii” , con le sedie appoggiate al muro nella zona riservata al personale, mentre ci chiedono se avevamo bisogno di acqua.
Davanti a noi intanto procedeva la fila dei passeggeri che dopo un paio di domande si avviavano per caricare i loro bagagli e ritirare la carta d’imbarco.
Tutti ci guardavano, come se pensassero che l’efficiente Servizio di Sicurezza avesse scoperto già tre “terroristi”.
Intanto si avvicinava l’ora dell’imbarco e noi non sapevamo quali problemi erano sorti.
Ancora una volta ricompare il mio interlocutore e mi sento chiedere: “Chi è Padre Gabriele?” Preciso che durante l'interrogatorio non era mai emerso questo nome, nè nulla a lui collegato. Deduco quindi che hanno avuto informazioni o tramite Uffici o attraverso Internet. Io trasecolo… sto per incazzarmi e chiamare l’Ambasciata, ma poiché capisco che non aspettavano altro di farmi saltare i nervi e bloccarmi il volo, rispondo: “ Padre Gabriele , morto nel 1984 era il fondatore della Associazione Onlus che io presiedo da 23 anni….”
“Di cosa vi occupate, e lei perché dedica il suo tempo a questa Associazione?” Avrei voluto rispondere: "Ma a lei che cazzo gliene frega di come impiego il mio tempo?" Per fortuna ho usato il buon senso, ripromettendomi chequesto episodio l'avrei denunciato appena possibile. Cerco di mantenere la calma, ma ero tentata di dargli un mozzico in testa,,,,lui era calvo... Dunque rispondo:
“Ci occupiamo di Carità cristiana, aiutiamo chi è debole e indifeso e non è in grado di tutelarsi dalle tante sopraffazioni e abusi che sono all’ordine del giorno. Vuol sapere perché dedico la mia vita a questa Associazione? Per gratitudine verso questo santo Frate dal quale ricevetti un miracolo, quando mentre mettevano nella bara il mio bambino appena morto al quarto giorno di vita, per intercessione di Padre Gabriele mio figlio resuscitò…”
L’addetto alla Sicurezza si mette a ridere… ed io: “ Perché ride? Preghi piuttosto che se un giorno ne avesse bisogno, il Signore faccia anche a lei un miracolo….”
Ormai l’atmosfera è tesa, gli addetti se ne rendono conto, in me non hanno trovato la persona che si lascia intimidire, specie nel recente ricordo di come siamo stati trattati a Tel Aviv per prendere il volo di rientro a Roma, nel precedente viaggio.
Si riuniscono ancora una volta dietro il paravento, ci avvicinano, restituiscono i documenti, e ci augurano buon viaggio.
Espletiamo in fretta gli altri adempimenti per il carico dei bagagli, e solo dopo due giorni che eravamo a Bethelhem , mettendo in ordine le nostre valige ci accorgiamo che vi era stato apposto un bell’adesivo rettangolare di colore arancione, con un codice scritto a mano.
Insomma, eravamo stati introdotti nella lista nera dei “sospettati”.
E già, sicuramente i loro colleghi della sicurezza di Tel Aviv, che circa un mese prima ci avevano tenuto sotto interrogatorio dalle 11.30 di mattina alle 18 di pomeriggio, quando già gli altri passeggeri si imbarcavano, avevano messo sui nostri nomi il carico da dodici…..
Volete sapere il motivo?
Nel perquisire il bagaglio, avevano trovato alcuni giornali, libri e riviste , da noi acquistate, e che documentavano la cacciata dei Palestinesi, ai quali ancora oggi viene impedito di rientrare nonostante abbiano nel territorio le loro case e le chiavi delle loro abitazioni.
Gli addetti alla Sicurezza di Tel Aviv, con modi “intimidatori” non volevano che portassimo quel materiale in Italia, e pretendevano spiegazioni… Allora io, tirai fuori una bandiera palestinese e due bandiere israeliane dicendo: “Vedete siete due ad uno… contenti? Dunque lasciateci ora padroni delle nostre opinioni, che in veste di giornalisti ci vedono neutrali ma altrettanto liberi di raccontare anche le verità più scomode”.
Al ritorno le domande sono ancora più invasive della privacy, pretendono di sapere se e con chi ci è capitato di parlare e di cosa si è parlato, ben sapendo che ciascuno dirà sempre di non aver mai incontrato alcuno e di non aver mai parlato con chicchessia.
E allora perché questo “gioco di nervi?”
Da un punto di vista psicologico, potrebbe essere una tecnica per testare la tenuta di nervi del passeggero in caso di un qualunque imprevisto durante il volo….
Tuttavia questa motivazione appare del tutto strumentale, in quanto per essere autentica, non dovrebbe trasparire dagli sguardi degli addetti alla Sicurezza un odio di tipo razziale verso i loro “fratelli” come fu fin dal principio…..da quando Dio elesse nel Medio Oriente quello che avrebbe dovuto essere l’Eden per Adamo ed Eva e un’umanità fondata su sentimenti di Pace e di Giustizia.
UN CONSIGLIO PER CHI SI PROGRAMMA UN VIAGGIO IN ISRAELE?
ASPETTATE!!!!…. È breve il tempo in cui si instaurerà il Nuovo Regno e per coloro che lo avranno atteso si manifesterà il Giusto, unico Re tornato per governare popoli e nazioni di tutto il mondo, sotto cieli nuovi e su nuove terre, là dove l’odio sarà stato sconfitto per sempre insieme a Satana. “
8 Giugno 2008
Gabriella Pasquali Carlizzi
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