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da Nairobi - Lunedì 16 Marzo 2009
 

NAIROBI: IN PERICOLO LA VITA DELLA GIORNALISTA ITALIANA GABRIELLA PASQUALI CARLIZZI E DEI SUOI COLLABORATORI ELISA ANTONELLI E MATTEO MANTOVANI.

LA GRAVISSIMA SITUAZIONE SI E' DETERMINATA QUANDO GABRIELLA CARLIZZI IMPEGNATA IN UN' INCHIESTA TESA A SMACHERARE IN KENYA IL “BUSINESS DELLA POVERTA'” SI E' IMBATTUTA NELLE VICENDA VERGOGNOSA E DRAMMATICA CHE QUI DI SEGUITO RACCONTIAMO.
ATTUALMENTE LA GIORNALISTA ED I SUOI COLLABORATORI, IL CUI RIENTRO IN ITALIA E' PREVISTO PER I PROSSIMI GIORNI, SONO PROTETTI DA FIGURE AUTOREVOLI DELLA SICUREZZA LOCALE IN QUANTO “MINACCIATI” DA APPARTENENTI ALLE DUE TRIBU' AVVERSARIE GIA' PROTAGONISTE DEL MASSACRO AVVENUTO DUE ANNI FA IN KENYA.

NAIROBI
(Nostro servizio)

Quanto stiamo per narrarvi responsabilmente può apparire una delle tante leggende africane che hanno alimentato nel tempo la fantasia degli amanti dell'avventura, con storie di tribù e quanto altro potrebbe far parte ormai di antiche tradizioni ben lontane dai tempi attuali.

Almeno questo sarebbe apparso anche a noi se non lo stessimo vivendo sulle nostre spalle.
Già nello scorso mese di febbraio 2009 Gabriella Carlizzi, anche nella vesta di Presidente dell'Associazione Onlus Opera “Padre Gabriele”, volle recarsi a Nairobi al fine di individuare realtà di emarginazione e miseria che vedono come protagonisti e vittime milioni di bambini africani. L'intenzione della giornalista era appunto quella di fornire aiuti e sostegni di vario genere ai bambini orfani, in particolare quelli cui sono venuti a mancare i genitori morti a causa del virus HIV.

Giunta per tanto a Nairobi con i suoi collaboratori, alloggiando nell'hotel più storico al centro della città, manifestava questo suo interesse ad un manager dell'albergo affinché costui le presentasse un'autista di fiducia e bene informato su questa particolare realtà.

Fu così che alla giornalista fu presentato tale George O. ,e salita sull'auto con la segretaria Elisa Antonelli e con il fotoreporter Matteo Mantovani, venivano accompagnati in una piccola scuola per orfanelli situata nella località di Dandora.

Giunti sul posto, in una situazione di evidente e reale degrado, George dopo aver salutato gli insegnanti volontari presentava Gabriella Carlizzi come colei che intendeva conoscere le necessità più impellenti di questi bambini, al fine di fornire come Presidente dell'Associazione Onlus aiuti mirati, e capaci di risolvere, almeno in parte, il dramma di quell' infanzia.

Gli insegnati, la direttrice Mss. Rose W.K. ed il Pastore protestante Cristopher N.O., si dimostravano subito disponibili, concedendo ai tre italiani di riprendere con la telecamera l'interno della “scuoletta” denominata “R. Community Center”, luogo davvero angusto, male odorante privo di ogni requisito igienico, perfino senza l'elettricità, essendo così costretti i bambini ad arrangiarsi con la pochissima luce che dall'esterno filtrava attraverso qualche buco ricavato dalle pareti fatte di mattone grezzo impastato con fango e sterco.

I responsabili della “scuola” riferivano che affluivano in questo Centro circa 115 bambini dai 3 ai 15 anni, tutti orfani ed abbandonati, al punto che molti di loro dormivano per la strada, alcuni si rifugiavano presso qualche lontano parente, altri, i più piccini, li ospitavano per la notte gli insegnanti volontari presso le loro case.

L'emergenza più impellente, a dire dei volontari, era per queste creature il cibo e la luce elettrica.

Molti infatti rimanevano completamente digiuni, accontentandosi di qualche avanzo che la gente del quartiere portava loro nell'intervallo del pranzo, cessando l'orario scolastico alle 16.30.

Le immagini riprese con la nostra telecamera mostravano una realtà a dir poco drammatica e densa di pericoli per questi bimbi, i quali non esitavano a raccogliere tra la terra e il fango qualcosa da mettere in bocca, spesso giocando con pezzi di vetro o ferro arrugginito recuperato dalla spazzatura circostante la cosiddetta “scuola”.

La direttrice ci teneva paradossalmente a mostrare alla giornalista il documento di autorizzazione all' insegnamento in quel luogo rilasciato dall'amministrazione competente, unitamente ad un altro documento, a firma del Pastore Erastus M., attestante le lodevoli referenze di questa donna, definita “un vero dono di Dio”, dedita a tempo pieno agli orfanelli di Nairobi.

Come rimanere insensibili di fronte a scene reali che seppure siamo abituati a vedere in tv nelle tante immagini di repertorio, scuotono in ben altro modo la coscienza di chi ha l'occasione di vederle da vicino?

Gabriella Carlizzi, informato il consiglio direttivo della Onlus dalla stessa presieduta, veniva immediatamente autorizzata a sottoscrivere un accordo di adozione a distanza da parte dell'Opera “Padre Gabriele” a favore dell'intera comunità di quei bambini e dei loro stessi insegnanti volontari, anch'essi a loro dire, tutti orfani.

In quei giorni più volte i tre italiani si recarono presso la “scuoletta” di Dandora con l'auto piena di rifornimenti di cibo e di tutto il materiale didattico necessario all'insegnamento e di cui apparivano completamente privi.

L'accordo di adozione a distanza veniva firmato, oltre che dalla giornalista anche della stessa direttrice Mss. Rose W.K. , e prevedeva l'impegno alla cura dei bambini, l'immediata installazione di un impianto elettrico, l'eventuale acquisto da parte della Onlus dei terreni circostanti il piccolo edificio in modo da realizzare una struttura che comprendesse un dormitorio e una mensa, nonché la apposizione della targa sulla facciata esterna della “scuoletta” che, in quanto adottata, si sarebbe chiamata da quel momento in poi: “School of Padre Gabriele”.

Inoltre furono concordati anche i colori di una divisa per questi bimbi vestiti di stracci, divise che sarebbero state confezionate a Roma dall'addetta alla sartoria dell'Associazione Onlus.

Gabriella Carlizzi chiese pertanto di incontrare l'operaio che avrebbe immediatamente iniziato i lavori per l'impianto elettrico, e dopo che questi le presentò un preventivo la giornalista lasciò nelle mani della direttrice una consistente somma in dollari quale acconto del programma dei lavori che sarebbero stati saldati in sede di collaudo.

Il 10 Febbraio 2009 nel corso di una cerimonia di ringraziamento organizzata dagli insegnanti volontari per la generosa associazione umanitaria, veniva apposta sull'angusto edificio la targa “School of Opera Padre Gabriele”, in un clima di commozione generale e di gioia che vide improvvisamente illuminati gli sguardi senza futuro di tante creature innocenti.

Inutile dire che l'autista George O. era divenuto per la direttrice di questa scuola il “santo mediatore” di tanta Carità, al punto che Gabriella Carlizzi lo nominava corrispondente per l'Associazione Onlus in modo da essere costantemente informata sull'andamento delle iniziative intraprese in Nairobi, e faceva stampare per George anche i biglietti da visita comprovanti tale ruolo.

Rientrati a Roma, la giornalista ed i suoi collaboratori, dopo avere informato l'Ambasciata del Kenya delle attività umanitarie svolte in questa Missione, decidevano di tornare subito a Nairobi essendo stati informati dal corrisponde George O. che vi era la possibilità di acquistare ben quattro terreni circostanti la “scuoletta” di Dandora.

George , con “scrupolosa diligenza”, si era perfino procurato le mappe catastali dei lotti in vendita inviandoli per email alla Presidente della Onlus con i relativi prezzi richiesti dai proprietari.

Il 7 marzo 2009, ospiti del medesimo hotel storico al centro della città, la giornalista e i suoi collaboratori tornavano a Nairobi, pronti a sviluppare ulteriormente il loro progetto.

Giunti presso la scuola, hanno dovuto constatare loro malgrado che con i denari elargiti nulla era stato eseguito di quanto concordato e documentato, bensì la direttrice aveva pensato bene di pitturare le pareti del suo ufficetto lasciando i bambini senza luce e senza il sustentamento necessario..

Chieste le necessarie spiegazioni al corrispondente George, costui si giustificava accusando la direttrice di averlo messo di fronte alle cose già fatte, e di non averci informato via email preferendo illustrarci la situazione di persona.

A sua volta la direttrice accusava George di mentire, affermando che lei prima di utilizzare il denaro da noi consegnatole si era fatta consigliare proprio da George.

Sul posto, di fronte al nostro sconcerto, i toni tra i due assumevano livelli di tensione altissima, come se ciascuno dei due avesse dietro le spalle dei gruppi di fuoco avversari, pronti a difendere ciascuno dei due protagonisti della vicenda in un presumibile scontro violento.

La giornalista, famosa per le sue inchieste tese a smascherare ogni forma di malcostume e corruzione, ha iniziato così ad indagare al fine di capire da chi e per quali motivi l'associazione da lei presieduta era stata di fatto usata.

Ecco così che George confidava all'improvviso ai tre italiani di avere paura di morire.

Alla domanda rivoltagli del perché affermava circostanze tanto gravi, George rivelava circa la sua appartenenza ad un tribù avversaria alla tribù di appartenenza della direttrice Rose.
Spiegava che ancor oggi, quando si determinano situazioni simili a quella in cui siamo venuti a trovarci, ogni tribù difende la persona di appartenenza e tale circostanza determina spesso conflitti cruenti che possono sconfinare in un vero e proprio massacro umano.

La giornalista, ormai convinta di essere in qualche modo “ostaggio” di gruppi avversari e mossi da interessi presumibilmente di denaro ma anche politici, ha ritenuto di informare direttamente un funzionario dell'Ambasciata italiana in Nairobi, nonché il Capo della Sicurezza dell'hotel dove ancora alloggia con i suoi collaboratori.

Costoro, ma anche molte altre persone del posto, nell'apprendere questa sconcertante storia, hanno definito la situazione dei tre italiani estremamente pericolosa per la loro stessa vita, tanto che da qualche giorno si muovono con un'auto di fiducia della Sicurezza, essendo stati consigliati a non girare più con il loro autista ed ex corrispondente Geroge O. .

Due giorni fa, la troupe italiana, accompagnata dal Capo della Sicurezza del loro hotel, si sono recati presso la “scuoletta”, ove sotto i loro occhi hanno trovato in riunione la direttrice con i genitori di tutti i bambini da ella stessa convocati!

Interpellati gli insegnanti, Ms.Rose W.K. E il Pastore Christopher del perché avevano dichiarato falsamente alla giornalista che i bambini erano orfanelli, soli al mondo e privi di qualsiasi sostegno, costoro cercavano, tra mille bugie, di animare contro i tre italiani la rabbia dei genitori, facendo loro credere che ci fossimo recati lì per portare via i bambini.

Il Capo della Sicurezza, che si era dichiarato semplicemente un amico della giornalista, con estrema abilità è riuscito a placare gli animi, spiegando la verità dei fatti, anche perché, prima di questa visita gli avevamo mostrato tutti i documenti relativi all'adozione a distanza degli “orfanelli”, nonché le ricevute delle donazioni di denaro elargite alla direttrice, la corrispondenza intercorsa con Geroge Nairobi-Roma, le bozze di preventivo per i lavori prepagati e mai effettuati e perfino gli scontrini dei supermercati presso i quali era stato fatto rifornimento di ogni genere di necessità per i bambini.

Avevamo documentato anche l'identità anagrafica di ciascun bambino con relativa fotografia, affinché in futuro ogni singolo benefattore della Onlus, avrebbe potuto provvedere agli studi, all'alimentazione, all'educazione secondo le necessità, fino alla maggiore età, del bimbo prescelto.

In tale contesto infatti, durante la cerimonia di ringraziamento, gli insegnanti “volontari” così si erano espressi con la giornalista e Presidente dell'Associazione Onlus Opera “Padre Gabriele” : “Noi siamo convinti che tra questi bambini può esserci il futuro Obama!”.

Il tonfo dalla povertà alla miseria morale e spirituale non è tanto determinato da quello che può apparire un “normale” episodio di malcostume, fatti che sembrano essere tanto frequenti in Kenya ed anche in tanti altri paesi del cosiddetto “terzo mondo”, ma lo scempio drammaticamente sconcertante è nell'usare in bambini già privi di tutto, la falsa condizione di “orfani” al solo scopo di commuovere il mondo intero attraverso immagini che gridano dolore e procurarsi in tal modo donazioni di cui forse andrà a buon fine una per ogni milione.

Proprio ieri, Sabato 14 Marzo, la giornalista insieme al Capo della Sicurezza dell'hotel ha rimosso dalla “scuoletta” di Dandora la targa “School of Padre Gabriele”.

Abbiamo racconto questa storia, forse una tra le tante, non per destare scandalo agli occhi di chi legge ma perché auspichiamo che le Autorità del Governo in Nairobi approfondiscano, avvalendosi di questa testimonianza, circostanze che a nostro avviso debbono essere stroncate, non potendosi accettare come “normale consuetudine” l'uso delle condizioni di miseria in cui versano milioni di creature innocenti, una miseria che si trasforma sotto gli occhi di tutti in un vero e proprio sconcertante business.


DIDASCALIE FOTO :
 
1. Consegna cibo e bevande;
 
2-3. Sottoscrizione adozione;
 
4-5. Foto di gruppo insegnanti;
 
6. Torta per il festeggiamento della sottoscrizione;
 
7. Certificato di autorizzazione della scuola;
 
8. Affissione targa "School of Padre Gabriele".
 
 

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