ALBERTO STASI “SCAGIONATO” DA UNA NUOVA SUPER PERIZIA.
TUTTO DA RIFARE?
CHI HA UCCISO CHIARA? …
FORSE E’ OPPORTUNO RILEGGERE E RIFLETTERE SULL’ARTICOLO, CHE RIPROPONIAMO QUI DI SEGUITO E CHE GABRIELLA CARLIZZI PUBBLICO’ SU QUESTO SITO SUBITO DOPO IL DELITTO… LA DECRIPTAZIONE DELLA GIORNALISTA, ALLA LUCE DELL’ULTIMA SVOLTA, APPARE OGGI UNA PISTA DA SEGUIRE…
L’ INQUIETANTE VERITA’ DEL DELITTO DI GARLASCO
Scritto da Gabriella Pasquali Carlizzi
E’ SUFFICIENTE LA CLASSICA INDAGINE CONFORME A QUANTO OGGI CONSENTONO I CODICI DI PROCEDURA PENALE, OPPURE E’ NECESSARIO AFFIANCARE AGLI INVESTIGATORI, UNA RICERCA SCIENTIFICA SULLA BASE DI PARAMETRI CHE POSSONO INDICARE QUANTO SFUGGE AI CANONI TRADIZIONALI DI CUI SI AVVALGONO GLI ORGANI INQUIRENTI?
Una ragazza, da poco laureata, se ne sta sola, nella sua casa rimasta vuota, dopo che i genitori sono partiti per le vacanze, e continua a studiare, mentre già cerca di inserirsi nel mondo del lavoro, avendo avuto l’opportunità di essere introdotta in un’azienda milanese.
E’Chiara Poggi, 26 anni, il cui destino sta per rivelarsi ben diverso da quanto forse era logico pensare, come il corso naturale della vita di una ragazza, che dopo gli studi, inizia a lavorare, a gustare il senso dell’autonomia, prima di coronare con il matrimonio, un fidanzamento che appare stabile, tranquillo, senza eccessi di passione, un legame che non crea problemi alle reciproche famiglie, ben liete di considerare Alberto e Chiara , futuri sposi.
E come sempre accade tra genitori che precedono i tempi dei loro stessi figli, senza preoccuparsi che all’apparenza corrisponda un’autentica realtà, magari già pensano al ruolo di nonni, o al nome che daranno al primo nipotino, o se somiglierà più al bel volto di Chiara, oppure sembrerà timido, chiuso, come il papà, quell’Alberto anche lui vicinissimo alla laurea, dall’aspetto del classico ragazzo per bene, che ogni genitore desidererebbe come il marito ideale per la propria figlia.
Eppure, questo bel quadro familiare, dà l’impressione di una vecchia foto in bianco e nero, quando si perdeva almeno un’ora, per trovare la posa giusta, non di certo per una modella, ma per un nucleo di persone, dalla cui espressione di ciascuno si sarebbe detto un giorno: “Come eravamo…”
E il tempo sembra essersi fermato a quel 13 agosto 2007…. Il silenzio di due giovani, intenti ciascuno ai propri doveri, si impone quasi, sui rumori della strada, i saluti di chi parte per le vacanze, gli auguri di Ferragosto….la voglia di spezzare una routine che ha già dato buoni frutti.
Accanto al silenzio, c’è immobilità, non c’è accenno ad un minimo trambusto, tra l’armadio di una bella ragazza e la valigia già aperta sul letto, mentre l’abbigliamento più birichino, sembra dire: “portami con te, ci divertiremo insieme…. Questo per la sera, e questo quando vuoi fare colpo su qualcuno, e ancora guarda quant’è sfizioso l’abitino corto che ti si fascia addosso…. Su dai Chiara, chiudi quel computer, e va verso la vita che ti sta aspettando…. Prima che tu perda la tua corsa….”
In una casa non lontana da quella di Chiara, c’è Alberto, il suo Alberto, anche lui davanti al computer, quasi uno schermo per separare dal resto del mondo, i suoi pensieri segreti, impenetrabili, ombrosi, pensieri da cui non vorrebbe distaccarsi, nemmeno per mangiare l’ultimo boccone stanco con Chiara, prima di congedarsi, e tornare chissà ai suoi ricordi proibiti, o ad un mondo virtuale, dove si può mentire, e dare di se stessi l’immagine che avremmo desiderato nella realtà.
E’ sempre lo stesso lunedì 13 agosto 2007….
Tutto appare immobile, incantato, inanimato, mentre sta per aprirsi il sipario su una scena invecchiata nel tempo, mentre sta per abbattersi quello che si rivelerà un fulmine a ciel sereno, il cielo del 13 agosto 2007…..
E’ lei, Chiara, la prima attrice , cui è stato assegnato un copione muto, ove unico segno di vita è un colore violento, riflesso ovunque, sulle pareti, a terra, lungo le scale, raggi che non sono di sole, ma che tuttavia convergono sul corpo della giovane: è la Morte, che indossa in quel 13 agosto 2007, un abito tinto di rosso…. rosso come il sangue di colei che giace a terra, insieme ai suoi ventisei anni ormai sepolti nell’eternità ….
Ed ecco il primo suono a rompere il silenzio ormai divenuto sacro, ed ancora un altro suono, ma Chiara è già forse in volo tra un coro di Angeli, là dove gli squilli ripetuti di un cellulare dissacrano il sacrificio consumato, e per il quale sono state usate le armi di un antico rituale, quando nel lontano oriente ci si garantiva il potere, il successo, la notorietà, mediante l’offerta di una vita che avrebbe garantito il prestito richiesto, firmando col sangue, consentendo che venisse raccolto nel calice della Morte, anche il sangue della fertilità, senza il quale non sarebbe stato possibile celebrare uno dei rituali più segreti, nel nome del Giano Bifronte, Divinità dai due volti, il passato cui si impone il futuro, nella eterna giovinezza di un’alleanza gemellare, indivisibile, bisessuale….
Chiara non si era mossa per andare in vacanza, forse aveva percepito l’imminenza di una vacanza eterna, tuttavia il sentimento della paura la coglieva di sorpresa, alle spalle, come a breve l’avrebbe colpita la Morte. Ha cercato di conoscere il proprio destino, e il pericolo le era stato confermato, non certo dalla fantomatica cartomante, forse un operatore dell’occulto, forse segretamente consultato a Milano.
Avrebbe potuto sparire, ma preferì forse tentare di capire cosa ultimamente adombrava il volto di Alberto, come di chi sapeva cosa si stesse preparando per loro due, senza poter far nulla per tornare indietro da un giuramento estorto in una fase non cosciente, catturato in un gioco estremo, dopo aver sorseggiato una bevanda magica, capace di attutire ogni evento cui si è costretti a cedere.
Un delitto quello di Chiara Poggi, studiato a tavolino, iniziato con l’irresponsabilità del gioco di ruolo, con quattro giocatori, due femmine e due maschi, unica assente la vittima designata, e un manuale per seguire ed applicare le regole enunciate.
Un delitto che sembra rievocare il delitto di Nadia Roccia, uccisa dalle due amiche con la complicità di qualcuno che riuscì a sfuggire alla Giustizia.
Ma cerchiamo di analizzare questo sacrificio, che nulla ha di paragonabile a Cogne, come si legge sui giornali, o ad altri sacrifici, che come tali sono stati ignorati, e considerati come delitti comuni, forse perché ancora certe realtà incutono molta paura negli ambienti giudiziari, oltre alla totale impreparazione degli investigatori, in questa materia che vede le sue origini fin dal principio del mondo.
In fatti come questi, assume innanzitutto particolare importanza, la data. E questo perché in ogni calendario, di qualsiasi cultura, la data è indicativa e identificativa di determinati eventi.
I parametri che il ricercatore adotta, per decriptare il codice di un sacrificio umano, camuffato in un delitto, sono riconducibili, oltre che alla data, nella quale si nasconde il simbolismo temporale, al territorio, importante per stabilire la recettività magnetica che mettono in campo i protagonisti del rituale.
Si passa poi all’analisi dei nomi, in senso lineare ed in senso incrociato, osservando analogie numeriche associate alle analogie temporali e territoriali.
Dalle risultanze di questi parametri, si è in grado di capire le finalità del sacrificio, quale offerta alla divinità in cambio di una o più richieste.
Di conseguenza si considera il parametro riconducibile ai richiedenti, il cui risultato deve necessariamente combaciare con i risultati derivanti dai parametri relativi alla vittima.
Se si raggiunge una quadratura simbolica perfetta, il delitto può essere scomposto fino alla identificazione del movente e degli esecutori.
DATA DEL DELITTO: Lunedi 13 Agosto 2007
Applicazione del codice: ( 1 + 1 + 3 + 8 + 2 + 7 = 22 ) Il numero 22 è considerato un numero gemellare, sia se gli operatori sono due, sia se sono quattro. Nel primo caso il 2 sarà gemello dell’altro 2, nel secondo caso, il 22 si dividerà per 2 ottenendo due coppie: 11 (1+1) e 11 (1+1) .
Da un punto di vista simbolico, il 13 agosto, rappresenta il terzo ed ultimo giorno utile, per esprimere i desideri della storica notte di San Lorenzo, la notte delle stelle.
Si passa ad analizzare numericamente il nome della vittima prescelta.
E pertanto avremo: (nome = 38 e cognome = 50) che sommati diventano 88.
Ora siamo già in grado di testare il funzionamento dei codici applicati dal ricercatore.
Prevale innanzitutto un concetto gemellare, a conferma che la divinità oggetto dell’offerta sacrificale è il Giano Bifronte .
Le coppie gemellari sono 2 e pertanto gli operatori sono 4 come la scelta del giorno 13, 1+3 = 4
Dall’analisi numerica della vittima prescelta, abbiamo una ulteriore conferma, dei dati precedenti.
Infatti il numero 88 è divisibile per 4 quanti sono gli operatori, dandoci un risultato pari a 22, che abbiamo visto indica due coppie, 11 e 11.
Stabilito che la principale caratteristica è quella gemellare, si rende necessario analizzare numericamente i soli nomi delle gemelle. Pertanto avremo un 39 e un 69. In questo caso, essendo di sesso femminile, il codice da applicare dovrà essere orizzontale, e dunque avremo un 11 ed un 15 .
Se il movente è riconducibile al simbolismo gemellare, sommando l’11 al 15 dovremmo avere un numero identico al giorno del mese del sacrificio. 11 + 15 = 26 che essendo una coppia, divideremo per due, ottenendo esattamente un 13, e il giorno 13 fu il giorno del sacrificio.
A riguardo infine del territorio, verificheremo numericamente, il paese, la via e il numero civico della vittima. Pertanto: Garlasco sarà = a 68 , Pascoli sarà uguale a 67, e il numero civico è 8.
Sommando questi tre numeri avremo un 143 che scomposto e addizionato sarà = a 8 .
Sono veramente 4 gli operatori? Per saperlo dobbiamo dividere 8 per 4 ed avremo un 2, vale a dire 4 operatori formati da 2 coppie, una coppia mandante e con movente di sesso femminile, e una coppia inserviente di sesso maschile ma bivalente.
Possiamo ora fornire una generica dinamica del delitto.
Elemento essenziale tramite la coppia inserviente, era la certezza che la vittima avesse il ciclo mestruale, come poi è stato accertato.
Una volta fatta la quadratura dei dati necessari per il rituale, la coppia mandante e portatrice del movente, si è presentata alla vittima, e munita di “coltello a farfalla” detto anche “arma gemellare”, ha inferto i primi colpi, e una volta stramortita ma ancora in vita, ne è stato raccolto in un vasetto sacramentale il sangue occulto.
La vittima non si è difesa, come avrebbe potuto, sapendo che non avrebbe modificato il risultato del rituale.
La coppia mandante si è quindi dileguata, avvertendo la coppia inserviente che potevano intervenire, Uno solo si recò a casa della vittima.
Ora, poiché la divinità cui era stato offerto il sacrificio umano, era appunto il Giano Bifronte, si rendeva necessaria la composizione di un amuleto sottoforma di “santino” , più comunemente una fotografia che raffigurasse la vittima insieme alla coppia mandante.
Come in realtà è avvenuto, essendo stata commissionata una foto, con la vittima, scattata dopo la morte della stessa.
Tale oggetto, sarà consacrato al Giano Bifronte, ed avrà l’effetto riconducibile al movente del sacrificio.
1.Chiara Poggi;
2.Alberto Stasi;
3. ;
4. Amiche di Chiara;
5. Il Giano Bifronte;
6. Chiara e le sue amiche;
7. Il coltello a farfalla.
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