EPPURE TRA I TANTI ANALISTI NESSUNO HA RILEVATO CHE…
Si è acclarata la cosiddetta “vittoria” del centro-destra, recitando un de profundis a livello europeo del centro-sinistra e delle sinistre in generale.
E si è poi giustamente sconfessata la “preveggenza” del Cavaliere, fin troppo ottimista nel cantare ai quattro venti un risultato del quaranta, quarantacinque per cento, dovendosi poi accontentare di ben dieci punti in meno.
E non solo, ma le preferenze per la sua persona non sono più al primo posto in Italia, ma addirittura sono state superate da una non-velina del centro-sinistra.
Ne consegue che se il premier fosse stato ancora a capo dell’ex partito Forza Italia…. Il contro-voto sarebbe stato ancora più evidente.
E la mossa di Berlusconi di fare “azzerare” le identità dei partiti alleati, la diceva lunga, per accaparrarsi il trono di un nuovo unico partito, evitare compromessi a destra e a manca, pur dovendo sopportare la spina nel fianco della Lega.
Forse il Cavaliere al di là delle sparate numeriche, temeva di camminare sul filo del rasoio, come quando si intravedono i colori di un tramonto annunciato.
Tuttavia, resta pur sempre un illusionista di tutto rispetto, se solo ci si accorgesse che questo signore, tra un abbaglio e un altro, sta al potere con la minoranza del consenso elettorale.
Proviamo infatti a sommare i voti di tutte le forze del centro-sinistra, e si ha una notevole maggioranza.
Sarebbe bastato che queste forze invece di correre ciascuna per proprio conto si coalizzassero, e le elezioni le avrebbero vinte loro.
Se poi aggiungiamo gli astenuti, cioè quelli che non hanno votato a sinistra per non rischiare di sprecare il proprio voto data la difficoltà di superare il quorum del 4%, e naturalmente non se la sono sentita di passare a destra, ecco che la stragrande maggioranza del Paese l’avrebbe avuta il centro-sinistra.
Immaginiamo ora di sottrarre ai voti del Pdl, quelli che sarebbero andati ad An e ad altre coalizioni, e ci si accorgerà che la caduta verticale di Forza Italia, se fosse esistita ancora, sarebbe stata veramente sorprendente.
Dunque l’attuale Governo solo apparentemente vanta la maggioranza, e solo grazie alla fusione delle forze alleate in un unico partito, ma nella realtà le cose sembrano andare nella direzione opposta.
O meglio trasversale…
Osserviamo ora i veri vincitori di queste elezioni e cerchiamo di capire cosa hanno inteso veramente significare gli Italiani e quale è il messaggio inviato mediante il voto.
Indubbio il trionfo dell’Italia dei Valori e della Lega, direi oltre ogni previsione, e non si può evitare una attenta analisi utile forse a farci comprendere un malessere diffuso e generale che esula dalla crisi economica, e coinvolge un valore ben più importante del denaro, coinvolge le attese dei cittadini che vogliono riscattare la fiducia verso le istituzioni, verso lo Stato.
Nessuno si è soffermato su questo particolare aspetto, forse perché confuso dalle opposte posizioni di questi due partiti, e dunque apparentemente con obiettivi diversi, anime differenti e divergenti.
La nostra superficialità a volte è tale che basta che due leeders si collochino uno a destra e l’altro a sinistra, per non riflettere nemmeno un momento se per caso abbiano qualcosa in comune, dato che sono stati i punti di riferimento verso cui una gran parte di cittadini ha riposto fiducia.
Possibile che nessuno abbia dato uno sguardo retrospettivo agli anni di Tangentopoli?
Né è verosimile pensare che ci si sia dimenticati di una delle lunghissime pagine drammatiche del nostro Paese, una pagina che ha destabilizzato equilibri malsani ma radicati in cinquant’anni di storia, di poteri, di uomini al di sopra dello Stato stesso, uomini cosiddetti “intoccabili”, uomini di fronte ai quali la Magistratura doveva inchinarsi, e dai quali la Magistratura per decenni prendeva ordini, bastava una semplice telefonata.
Un bel giorno, o brutto, secondo i punti di vista, l’Italia si svegliò come se fosse scoppiata la terza guerra mondiale, là dove al posto delle sirene che precedono un bombardamento, si sentivano le sirene del Pm Antonio Di Pietro, su e giù, dal nord al sud, passando per il centro…
E gli uomini del potere, avevano tutti la valigetta pronta, attenti al suono del campanello alle sei di mattina, con una bell’avviso di custodia cautelare.
Vi furono omicidi, scomparse, suicidi e suicidati, i nomi più illustri della Repubblica, con le manette ai polsi, famiglie rovinate, mogli che a loro insaputa si ritrovavano responsabili di società che riciclavano denaro sporco, figli intestatari di libretti al portatore, o che per loro sventura avevano firmato assegni scoperti o su conti correnti in codice, in odore di mafia.
Segretarie miliardarie senza saperlo, perfino camerieri, maggiordomi, prelati, togati, divise, una vera e propria catastrofe.
I mass-media scrissero pagine e pagine, seppure con l’imbarazzo enorme tra il rispetto del dovere di cronaca verso la pubblica opinione, e l’obbedienza dovuta al padrone, all’editore, anch’essi spesso con il tintinnio delle manette vicino all’orecchio.
Le forze politiche manifestavano lo sconcerto più grande: un solo uomo, era stato capace di far crollare le fondamenta di un sistema consolidato tra corrotti e corruttori, in nome di alleanze tra mafia, politica e affari.
Il “ciclone Di Pietro” fu anche l’alba del partito della protesta, la Lega, una forza politica ispirata dall’ideologo Miglio e che vide un capopolo che scelse come “biglietto da visita” uno slogan raffinato e da fare invidia agli utilizzatori del Viagra:”La lega ce l’ha duro”…
A Bossi non parve vero di cavalcare tangentopoli, o meglio l’eccitazione degli Italiani che inneggiavano alle manette ai polsi dei potenti.
E per Di Pietro, il regalo più bello fu il quotidiano leghista, L’Indipendente, il primo a sbattere in prima pagina l’arrestato del giorno, a volte anche la sera prima che il malcapitato si ritrovasse gli sbirri in casa.
Nemmeno la morte di Falcone e Borsellino fermò il magistrato della “speranza”, si perché eravamo in tanti a sperare in una pulizia generale di un sistema guasto, a credere che fosse davvero giunto il tempo di quella legge uguale per tutti, mai esistita prima di allora.
E dunque Di Pietro da un lato, la Lega dall’altro, si determinò spontaneamente una solida unità di intenti capace di far crescere il desiderio di giustizia e anche di una politica nuova, inizialmente di protesta, ma che in una successiva fase di assestamento avrebbe potuto dare un volto trasparente al Paese delle ombre e dei poteri occulti.
E Bossi gridava : “Roma ladrona!” ….
Uno scandalo dietro l’altro, e la Lega iniziava veramente a far paura anche sul piano politico.
D’altra parte per un partito fino ad allora di poco conto, quale occasione migliore per mettersi contro corrente e conquistarsi la rabbia della gente, tanto preziosa per fare numero alle urne, ai comizi di piazza, e investire sulla voglia di un cambiamento vero, smantellando perfino le tradizioni, il cosiddetto “protocollo”.
E chi non ricorda l’abolizione della cravatta dei parlamentari leghisti, che a mala pena accettarono un nastrino verde tanto per gabbare l’asino, o un Bossi che d’estate nel suo ufficio alla Camera dei Deputati riceveva in canottiera, mentre si faceva i conti del debito pubblico a sua parere insanabile a vita.
E puntuale l’ammonimento paterno di Scalfaro che telefonava alla moglie del Senatur, raccomandandole di “tenerlo buono”.
Ed ecco oggi che gli Italiani, di fronte a tante vergogne hanno restituito il comando alle due anime che in ruoli diversi, lottarono per affermare una Giustizia che sembrava essere un’utopia.
Di Pietro, seppure oggi leeder politico, è rimasto nel cuore e nella memoria come il Pm che smascherò tante porcherie, fino a quando non fu costretto a lasciare la toga, quando non avrebbe potuto più fare a meno di andare a bussare a Villa Arcore.
Fu fermato prima…
E Bossi, che fin dal 1994, quando Maroni fu Ministro dell’Interno, come è tornato ad esserlo ora, ben conosceva quelle realtà per cui anche “Tonino” era dovuto uscire di scena…
Quelle stesse realtà che il politico Di Pietro vuole portare in luce, e che al capopolo Bossi consentono di tenere il pugno il Presidente del Consiglio.
E non è certo colpa delle “veline” se il Cavaliere non riscuote più la fiducia della gente per bene, i fatti sono ben più seri e al di là delle procedure, questi fatti pesano sulla consapevolezza di quanti non vogliono più essere governati da un uomo che si autodefinisce “il più processato d’Italia”.
E facciamo il punto su questa realtà, che il diretto interessato vanta quasi come una medaglia al valor civile…
Ecco qui di seguito solo alcune delle inchieste a carico del fondatore di “Forza Italia. Infatti dovremmo aggiungere ad esempio la "sentenza Mills", i "voli aerei per veline e svaghi vari" e tante tante altre cose. E a dirla francamente, di queste inchieste elencate, quelle che davvero pesano, sono le inchieste di presunta responsabilità con la Mafia, di presunte responsabilità in bombe, e in stragi, in ciò che i lettori sapranno dedurre da soli.
Bugie sulla loggia P2 (falsa testimonianza)
La Corte d'appello di Venezia, nel 1990, dichiara Berlusconi colpevole di aver giurato il falso davanti al Tribunale di Verona a proposito della sua iscrizione alla P2, ma il reato è coperto dall'amnistia del 1989. Interrogato sotto giuramento Berlusconi aveva detto: "Non ricordo la data esatta della mia iscrizione alla P2, ricordo comunque che è di poco anteriore allo scandalo [.]. Non ho mai pagato una quota di iscrizione, né mai mi è stata richiesta". Berlusconi però si era iscritto alla P2 nel 1978 (lo scandalo è del 1981) e aveva pagato la sua quota.
Così i giudici della Corte d'appello di Venezia scrivono: "Ritiene il Collegio che le dichiarazioni dell'imputato non rispondano a verità [.], smentite dalle risultanze della commissione Anselmi e dalle stesse dichiarazioni rese del prevenuto avanti al giudice istruttore di Milano, e mai contestate [.].
Ne consegue quindi che il Berlusconi ha dichiarato il falso", rilasciato "dichiarazioni menzognere" e "compiutamente realizzato gli estremi obiettivi e subiettivi del delitto di falsa testimonianza". Ma "il reato va dichiarato estinto per intervenuta amnistia".
Tangenti alla Guardia di Finanza (corruzione)
I grado: condanna a 2 anni e 9 mesi per tutte e quattro le tangenti contestate (niente attenuanti generiche).
Appello: prescrizione per tre tangenti (grazie alle attenuanti generiche), assoluzione con formula dubitativa (comma II art.530 c.p.p) per la quarta.
Nelle motivazioni si legge: "Il giudizio di colpevolezza dell'imputato poggia su molteplici elementi indiziari, certi, univoci, precisi e concordanti, per ciò dotati di rilevante forza persuasiva, tali da assumere valenza probatoria".
Cassazione: assoluzione. La motivazione contiene due riferimenti alla classica insufficienza di prove.
La Cassazione non può entrare dichiaratamente nel merito, né dunque annullare la sentenza precedente con formula dubitativa: deve emettere un verdetto secco (conferma oppure annulla). Ma nella motivazione i giudici della VI sezione penale rimandano esplicitamente all'"articolo 530 cpv": dove "cpv" significa "capoverso", cioè comma 2 ("prova contraddittoria o insufficiente"). A 12 righe dalla fine, a scanso di equivoci, i supremi giudici hanno voluto essere ancora più chiari. Si legge infatti: "Tenuto conto di quanto già osservato sulla insufficienza probatoria, nei confronti di Berlusconi, del materiale indiziario utilizzato dalla Corte d'appello...".
All Iberian 1 (finanziamento illecito ai partiti)
I grado: condanna a 2 anni e 4 mesi per i 21 miliardi versati estero su estero, tramite il conto All Iberian, a Bettino Craxi.
Appello: il reato cade in prescrizione, ma c'è: "per nessuno degli imputati emerge dagli atti l'evidenza dell'innocenza".
Cassazione: prescrizione confermata, con condanna al pagamento delle spese processuali. Nella sentenza definitiva tra l'altro si legge: "Le operazioni societarie e finanziarie prodromiche ai finanziamenti estero su estero dal conto intestato alla All Iberian al conto di transito Northern Holding [Craxi] furono realizzate in Italia dai vertici del gruppo Fininvest spa, con il rilevante concorso di Berlusconi quale proprietario e presidente. [.] Non emerge negli atti processuali l'estraneità dell'imputato".
All Iberian 2 (falso in bilancio)
Processo sospeso in attesa che sulla legittimità delle nuove norme in materia di reati societari approvate dal governo Berlusconi si pronuncino l'Alta Corte di giustizia europea e la Corte costituzionale italiana. Se le eccezioni sollevate da vari tribunali verranno respinte, il reato sarà dichiarato prescritto.
Medusa Cinema (falso in bilancio)
I grado: condanna a 1 anno e 4 mesi (10 miliardi di fondi neri che, grazie alla compravendita, vengono accantonati su una serie di libretti al portatore di Silvio Berlusconi).
Appello: assoluzione con formula dubitativa (comma 2 art. 530). Berlusconi, secondo il collegio è così ricco che potrebbe anche non essersi reso conto di come, nel corso della compravendita, il suo collaboratore Carlo Bernasconi (condannato) gli abbia versato 10 miliardi di lire in nero. Scrivono i giudici: "La molteplicità dei libretti riconducibili alla famiglia Berlusconi e le notorie rilevanti dimensioni del patrimonio di Berlusconi postulano l'impossibilità di conoscenza sia dell'incremento sia soprattutto dell'origine dello stesso". Cassazione: sentenza d'appello confermata.
Terreni di Macherio (appropriazione indebita, frode fiscale, falso in bilancio)
I grado: assoluzione dall'appropriazione indebita e dalla frode fiscale (per 4.4 miliardi di lire pagati in nero all'ex proprietario dei terreni che circondano la villa di Macherio, dove vivono la moglie Veronica e i tre figli di secondo letto), prescrizione per i falsi in bilancio di due società ai quali "indubbiamente ha concorso Berlusconi".
Appello: confermata l'assoluzione dalle prime due accuse. Assoluzione anche dal primo dei due falsi in bilancio, mentre il secondo rimane ma è coperto da amnistia.
Cassazione: in corso.
Caso Lentini (falso in bilancio)
I grado: il reato (10 miliardi versati in nero al Torino Calcio in occasione dell'acquisto del giocatore Luigi Lentini) è stato dichiarato prescritto grazie alla nuova legge sul falso in bilancio. Appello: in corso.
Consolidato gruppo Fininvest (falso in bilancio)
Il gip Fabio Paparella ha dichiarato prescritti, sulla base della nuova legge sul falso in bilancio, i 1500 miliardi di lire di presunti fondi neri accantonati 12 dal gruppo Berlusconi su 64 off-shore della galassia All Iberian (comparto B della Fininvest). Il pm Francesco Greco ha presentato ricorso in Cassazione perché la mancata fissazione dell'udienza preliminare gli ha impedito di sollevare un'eccezione d'incostituzionalità e di incompatibilità con le direttive comunitarie delle nuove norme sui reati societari e con il trattato dell'Ocse.
Lodo Mondadori (corruzione giudiziaria)
Grazie alla concessione delle attenuanti generiche il reato - che in primo grado ha portato alla condanna di Cesare Previti - è stato dichiarato prescritto dalla Corte d'Appello di Milano e dalla Corte di Cassazione. Nelle motivazioni della Cassazione, tra l'altro, si legge: "il rilievo dato [per concedere le attenuanti generiche] alle attualicondizioni di vita sociale ed individuale del soggetto [Berlusconi è diventato presidente del Consiglio], valutato dalla Corte come decisivo, non appare per nulla incongruo.".
Sme-Ariosto (corruzione giudiziaria)
A causa dei continui "impedimenti istituzionali" sollevati da Berlusconi e dei conseguenti rinvii delle udienze, la posizione del premier è stata stralciata dal processo principale. Ed è stato creato un processo parallelo, che però Berlusconi ha sospeso fino al termine del suo incarico (o sine die, in caso di rielezione o di nomina ad altra carica istituzionale) facendo approvare a tempo di record il Lodo Maccanico, proprio alla vigilia della requisitoria, delle arringhe e della sentenza, e a 40 mesi dall'inizio del dibattimento.
Sme-Ariosto (falso in bilancio)
In seguito all'entrata in vigore delle nuove norme sul diritto societario, questo capo d'imputazione contestato a Berlusconi per il denaro versato - secondo l'accusa- ad alcuni giudici, è stato stralciato. Il processo è fermo in attesa che l'Alta Corte di giustizia europea si pronunci sulla conformità tra le nuove regole e le normative comunitarie. Ma, anche in caso di risposta positiva per i giudici, resterà bloccato per il Lodo Maccanico. Come tutti gli altri procedimenti ancora in corso a carico di Silvio Berlusconi.
Diritti televisivi (falso in bilancio -?- e frode fiscale)
Indagini preliminari in corso alla Procura di Milano (pm Alfredo Robledo e Fabio De Pasquale), a carico di numerosi manager del gruppo, più il presidente di Mediaset Fedele Confalonieri e il titolare Silvio Berlusconi, il quale - secondo l'ipotesi accusatoria - avrebbe continuato anche dopo l'ingresso in politica nel '94 ad esercitare di fatto il ruolo di dominus dell'azienda.
Oggetto dell'indagine: una serie di operazioni finanziarie di acquisto di diritti cinematografici e televisivi da majors americane, con vorticosi passaggi fra una società estera e l'altra del gruppo Berlusconi, con il risultato di far lievitare artificiosamente il prezzo dei beni compravenduti e beneficiare di sconti fiscali previsti dalla legge Tremonti, approvata dal primo governo dello stesso Berlusconi per detassare gli utili reinvestiti dalle imprese. Un presunto falso in bilancio che i magistrati valutano in circa 180 milioni di euro nel 1994.
Telecinco (violazione delle leggi antitrust e frode fiscale in Spagna)
Il giudice anticorruzione di Madrid Baltasàr Garzòn Real, dopo aver chiesto nel 2001 al governo italiano di processare Berlusconi o, in alternativa, di privarlo dell'immunità in modo di poterlo giudicare in Spagna, non ha ancora ricevuto risposta. Per questo il procuratore anticorruzione Carlo Castresana, nel maggio 2002, ha pregato Garzòn di rivolgersi di nuovo alle autorità italiane. Berlusconi in Spagna è accusato - insieme a Marcello Dell'Utri e ad altri dirigenti del gruppo Fininvest - di aver posseduto, grazie a una serie di prestanomi e di operazioni finanziarie illecite, il controllo pressoché totalitario dell'emittente Telecinco eccedenti rispetto ai limiti dell'antitrust spagnola, negli anni in cui il tetto massimo era del 25 per cento delle quote azionarie.
Mafia (concorso esterno in associazione mafiosa e riciclaggio di denaro sporco)
Indagini archiviate a Palermo su richiesta della Procura per scadenza dei termini massimi concessi per indagare.
Bombe del 1992 e del 1993 (concorso in strage)
Le inchieste delle Procure di Firenze e Caltanissetta sui presunti "mandanti a volto coperto" delle stragi del 1992 (Falcone e Borsellino) e del 1993 (Milano, Firenze e Roma) sono state archiviate per scadenza dei termini d'indagine. A Firenze, il 14 novembre 1998, il gip Giuseppe Soresina ha però rilevato come Berlusconi e Dell'Utri abbiano "intrattenuto rapporti non meramente episodici con i soggetti criminali cui è riferibile il programma stragista realizzato". Cioè con il clan corleonese che da vent'anni guida Cosa Nostra, con centinaia di omicidi e una mezza dozzina di stragi. Aggiunge il giudice fiorentino che esiste "una obiettiva convergenza degli interessi politici di Cosa Nostra rispetto ad alcune qualificate linee programmatiche della nuova formazione [Forza Italia]: articolo 41 bis, legislazione sui collaboratori di giustizia, recupero del garantismo processuale asseritamente trascurato dalla legislazione dei primi anni 90". Poi aggiunge che, nel corso delle indagini, addirittura "l'ipotesi iniziale [di un coinvolgimento di Berlusconi e dell'Utri nelle stragi] ha mantenuto e semmai incrementato la sua plausibilità". Ma purtroppo è scaduto "il termine massimo delle indagini preliminari" prima di poter raccogliere ulteriori elementi. Il gip di Caltanissetta Giovanni Battista Tona ha scritto: "Gli atti del fascicolo hanno ampiamente dimostrato la sussistenza di varie possibilità di contatto tra uomini appartenenti a Cosa Nostra ed esponenti e gruppi societari controllati in vario modo dagli odierni indagati [Berlusconi e Dell'Utri]. Ciò di per sé legittima l'ipotesi che, in considerazione del prestigio di Berlusconi e Dell'Utri, essi possano essere stati individuati dagli uomini dell'organizzazione quali eventuali nuovi interlocutori". Ma "la friabilità del quadro indiziario impone l'archiviazione".
C'è, infine, la sentenza della Corte di Assise di Appello di Caltanissetta, che il 23 giugno 2001 ha condannato 37 boss mafiosi per la strage di Capaci: nel 14 capitolo intitolato esplicitamente "I contatti tra Salvatore Riina e gli on. Dell'Utri e Berlusconi", si legge che è provato che la mafia intrecciò con i due "un rapporto fruttuoso quanto meno sotto il profilo economico". Talmente fruttuoso che poi, nel 1992, "il progetto politico di Cosa Nostra sul versante istituzionale mirava a realizzare nuovi equilibri e nuove alleanze con nuovi referenti della politica e dell'economia".
Cioè a "indurre nella trattativa lo Stato ovvero a consentire un ricambio politico che, attraverso nuovi rapporti, assicurasse come nel passato le complicità di cui Cosa Nostra aveva beneficiato".
www.19luglio1992.com, in particolare questo articolo
it.wikipedia.org, con questo articolo
1. 2.3.4.5.6. Silvio Berlusconi;
7.Umberto Bossi;
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