Una finestra nuova, per tutti, aperta sulla strada, sul mondo, ... lontana dai poteri, vicina alla gente, ... curiosa, rispettosa, amica, ... aperta allo scambio, alla battuta, al saluto, alla discussione, alla polemica, ...incline alla pace, ... ansiosa di verità, ...anche provocatoria se necessario, ... puntuale, ... intrigante, ... attesa, ............
E GIA’ SI PENSA A NATALE ...
SI RISPOLVERANNO, PER ESIGENZE COMMERCIALI, I BUONI SENTIMENTI: L'AIUTO AI BISOGNOSI, LA FAME NEL MONDO, I BAMBINI ...
GIA' I BAMBINI, LORO SEMPRE, ABITANTI, A PIENO TITOLO, DI UN PIANETA DI CUI GLI ADULTI ABUSANO SENZA PIETA'.
La comunità sta prendendo coscienza con raccapriccio dei numerosi abusi, sia fisici che psicologici, conseguenza di azioni o di omissioni, che rendono difficile, se non addirittura impossibile, un armonico sviluppo di un minore, condannandolo a varie forme di incompiutezza.

Si diffonde sempre di più, anche a causa del crescente sensazionalismo che impregna la stampa ed i mezzi di informazione in genere, un clima emotivo che amplifica sul momento il fatto, ma poi rende del tutto sterile la, pur opportuna, presa di coscienza del problema.

Il rischio che più volte si è denunciato è che l'emozione e l'indignazione del momento, restando a livello epidermico, facciano rimanere all'aspetto esteriore del problema, senza peraltro permettere un'analisi adeguata delle cause.

I mass media sia per la peculiarità dei mezzi, sia per la moda imperante, tendono a privilegiare gli aspetti sensazionalistici e raccapriccianti dei fatti, il più delle volte senza neanche analizzare i motivi che li hanno generati.

Anche il problema della violenza sui minori, come tutti i temi in voga in un determinato momento storico, rischia di venire poi abbandonato, quando si raggiunga la saturazione dell'interesse dell'opinione pubblica, o non susciti più la sua indignazione morale.
L'emotività comporta, come diretta conseguenza, un'iperattività momentanea, a fronte poi di uno scarso approfondimento del retroterra del problema.

Non è infatti causale, che la pletora di "telefoni" al servizio dei minori, sia stata istituita in un periodo in cui si rilevava un incremento di notizie di violenze ed abusi sui bambini.

Purtroppo, ciò che non si comprende, è che la risposta in grado di aiutare un bambino, non può venire da un telefono, semmai da una struttura che non isoli il minore dalla famiglia, ma, supportando entrambi, prevenga la causa del maltrattamento: ma il telefono è moda, è l'indice della sensibilità degli adulti ai problemi dei bambini, ben si presta alla pubblicità.

Il pullulare di strumenti, purtroppo nasconde, nella maggior parte dei casi, una carenza nell'approccio dei problemi: comunque una difficoltà nella possibilità di risoluzione immediata.

E' scontata la reazione di indignazione che si prova di fronte alla notizia di un episodio di violenza diffuso dai mass media.
Eppure quante volte, semplicemente camminando per strada, assistiamo a casi di bambini malmenati dai genitori nella più totale indifferenza dei passanti.
Questo è il preludio di quei casi di vere e proprie sevizie che, una volta venute alla luce, lasciano di stucco vicini di casa e strutture scolastiche, che non si erano mai accorte di nulla.

Quindi, a monte, deve esserci un'educazione degli adulti ad una maggiore sensibilità nei confronti dei problemi dell'infanzia, perché abbiano la capacità di individuare i sintomi dei maltrattamenti.

A questo ruolo è chiamata da anni la stampa la quale, insieme alla televisione, abbandonati i toni sensazionalistici, più che puntare a livelli di audience miri ad un ruolo sociale ed educativo della comunità degli adulti ed, in particolar modo, degli operatori del settore.

Lo sviluppo di una maggiore sensibilità significa soprattutto conoscenza: conoscenza tanto del bambino quanto dell'adulto colpevole di violenza.
Infatti com'è ovvia la richiesta di aiuto da parte delle vittime, lo è altrettanto la richiesta di aiuto da parte di colpevoli che avvertendo la spinta ad operare l'abuso, chiedono l'aiuto per vincerla.

Bisogna rilevare come la facilità e la tutela dell'anonimato, abbiano facilitato in questi anni l'affluenza delle chiamate al Telefono Azzurro di Bologna, mentre è ancora forte la diffidenza nei confronti delle strutture pubbliche, sociali o giudiziarie che siano.

Purtroppo, torniamo a ripetere, lo strumento è solo un mezzo e come tale può far emergere, con la denuncia, il problema, ma non può risolverlo.

La violenza sull'infanzia, si badi bene non può considerarsi come un tema avulso dal più generale contesto della violenza nella società, per cui è illusorio affrontare questo tema senza prima aver rimosso o almeno aver provato a rimuovere le cause della più diversa origine che sviluppano l'aggressività umana in un determinato contesto.

La violenza sui minori è un segnale, forse il più deprecabile, di una più profonda sofferenza sociale.

E' anche illusione e fuorviante operare sugli effetti, trascurando in buona o mala parte le cause.

Affrontare il problema minorile significa affrancare in primis il problema delle strutture , degli equilibri e delle reazioni che la famiglia di origine possiede e sviluppa nel suo ambiente.
Come da più parti si afferma è indubbiamente rilevante il ruolo che detto contesto svolgono i servizi, non tanto in termini di quantità, bensì di qualità.

Ma i bisogni dei ragazzi non sono solo quelli primari: una casa, cibo, assistenza sanitaria, istruzione, ma sono principalmente quelli che si concretano in supporti al loro strutturarsi come persone; allora ben si comprende come i servizi abbiano solo un ruolo comprimario.
Non saranno certo i servizi a fornire loro autostima, affetto, amicizia, dialogo, fiducia nella vita. I servizi possono semmai stimolare le persone che circondano il minore a vario titolo acciocché gli siano fornite le risposte a queste esigenze.

In altre parole, l'opera di aiutò e di risocializzazione del minore non potrà verificarsi se accanto ai professionisti delle strutture sociali non sarà una mobilitazione della comunità e delle persone che in essa vivono, che forniranno al minore quell'affetto, o quel sostegno e quella guida le cui carenze hanno portato alla situazione di disadattamento.

Ogni iniziativa sociale o individuale è necessario quindi che si origini da una corretta cultura dell'infanzia, intesa come esatto inquadramento dei ruoli bambino-adulto.

Infatti qualunque adulto, genitore o non, che abbia a che fare con un bambino, può essere tentato non di porsi al suo servizio, ma di esercitare un dominio; specialmente se l'adulto è solo anagraficamente tale e vive la propria insicurezza mascherandola da missionarietà del suo ruolo educativo.

In definitiva risolvere il problema dei minori è l'unica condizione non solo per vincere la scommessa sul futuro , ma vivere tutti meglio il nostro presente, significa riscoprire in noi tutte le virtù dell'infanzia: la spontaneità, la semplicità, la gratuità nel dare e nel ricevere, la fiducia nell'uomo.

E perché tutti questi aspetti non vengano violentati nel bambino, devono essere coltivati, difesi e rimanere integri soprattutto in noi adulti, e non solo a Natale, quando adulti e bambini diveniamo tutti inconsapevoli vittime della vorace macchina commerciale.

Domenica 21 Settembre 2008
Gabriella Pasquali Carlizzi

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