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INCREDIBILE MA VERO IL COMPORTAMENTO INACCETTABILE TENUTO DA AUTOREVOLI PERSONALITA' DELLA CHIESA A RIGUARDO DELLA SCOPERTA DI UNA TOMBA NEI PRESSI DI GERUSALEMME ALL'INTERNO DELLA QUALE SONO STATI REPERITI DIECI OSSARI RICONDUCIBILI A 2000 ANNI FA.
Autore di questa nuova ri-scoperta è stato il regista di “Titanic” James Cameron , vincitore di ben 11 premi Oscar e, negli ultimi anni, prestatosi al mondo della ricerca storica e archeologica come documentarista attento e scrupoloso. Il suo “The Lost Tomb of Jesus” (La tomba perduta di Gesù), documentario prodotto in esclusiva per Discovery Channel, ha letteralmente imposto a milioni di spettatori la prima presunta prova storica di una sopravvivenza terrena, e di una discendenza reale, di Gesù. Ben presto però ad affondare le convinzioni del regista non è stata la montagna di ghiaccio del Titanic ma il parere di molti e autorevoli archeologi mediorientali e occidentali, come Amos Kloner e padre Michele Piccirillo, che hanno letteralmente dimostrato l’invalidità storico-metodologica, nonché ricostruttiva, delle tesi sostenute da Cameron mentre non sembra parimenti rientrare nel panorama dell’archeologia-patacca, come è stata da molti definita, la scoperta di un seme di dattero germogliato dopo ben 2000 anni e ritrovato durante alcuni recenti scavi condotti presso la fortezza di Masada.
La storia del “ritrovamento” avvenuto lo scorso Febbraio non è infatti di questi giorni ma risale a ben 27 anni fa quando durante i lavori di costruzione di alcuni palazzi a Talpiot, sobborgo di Gerusalemme a pochi chilometri dal Santo Sepolcro, fu rinvenuta da alcuni operai una grotta di 2000 anni contenente 10 urne funebri. Nel documentario di Cameron, co-firmato dal documentarista Simcha Jacobovici, si sostiene che la grotta avrebbe ospitato gli ossari di Gesù di Nazareth, della Vergine Maria e di Maria di Magdala, detta la Maddalena, oltre quelle di un certo Giuda, il figlio che secondo molte correnti di pensiero e di ricerca moderne sarebbe nato da un legame fra Gesù e Maria Maddalena. Vera o no che sia la tesi di Cameron il destino del sito sembra aver trovato maggior gloria delle tesi riportate in auge dal suo moderno scopritore. Secondo il Jerusalem Post, una commissione di indagine voluta dall’Autorità delle Antichità israeliane e dal comune di Gerusalemme vorrebbe, a breve, aprire il sito al turismo di massa e consacrarlo quindi indirettamente come nuovo luogo di interesse storico della nazione di Israele.
Il forte scetticismo dimostrato da molti archeologi pesa però sempre di più e inesorabilmente sulle reali basi storiche all’origine di questa scoperta.
Tra i primi detrattori troviamo Amos Kloner lo studioso che nel 1980 guidò i lavori nella cripta. In numerose interviste rilasciate ai maggiori network mondiali Kloner ha ritenuto poco plausibile “che Gesù e i suoi avessero una tomba di famiglia. Erano della Galilea, senza legami a Gerusalemme, mentre la tomba di Talpiot apparteneva a una famiglia della classe media del primo secolo dopo Cristo“. Per Kloner i nomi riportati sulle urne trovate a Talpiot, estremamente comuni nella Palestina di 2000 anni fa, sono stati trovati in molte altre tombe rinvenute nei decenni passati in numerosi siti archeologici, etichettando quindi la tesi sviluppata nel documentario come “una assurdità“.
Padre Michele Piccirillo, dal 1973 alla guida degli scavi francescani in Terra santa e direttore dell’istituto di archeologia di Amman, ha liquidato con la frase “… un chiaro esempio di mala-archeologia” il ritrovamento tardivo della presunta tomba di Gesù e della sua famiglia. “Siamo davanti a un errato uso della archeologia - dichiara - che dalle nostre parti ma anche altrove, impera per far colpo magari a sfondo turistico, o se vogliamo, per alimentare delle cattiverie contro la Chiesa. Non c’è nulla di scientifico in questo ritrovamento“.
Anche Padre Piccirillo commenta che i nomi rinvenuti sulle urne trovate a Talpiot erano molto comuni 2000 anni fa e sono stati trovati anche in altri cimiteri. Secondo Piccirillo, archeologo tra i più stimati in tutto il Medio Oriente, è alquanto “fantasioso pensare di trovare tombe a Gerusalemme appartenenti a persone provenienti dalla Galilea“. “Ogni anno - conclude - siamo di fronte a qualche ritrovamento “importante”: prima la tomba di Haifa, poi quella di Giacomo, adesso quella di Gesù. Il fatto è che quando arrivano notizie di questo tenore dalla Terra Santa vengono subito gonfiate dai giornali. Ma sono solo cose commerciali senza nessun fondamento scientifico“. Vorremmo aggiungere alle parole di Padre Piccirillo la scoperta, avvenuta negli ultimi mesi del 2006, della presunta grotta da cui secondo la tradizione Giovanni Battista avrebbe impartito i propri insegnamenti.
Non sempre però la “mala-archeologia” partorisce mostri informi privi di continuità storica e di realtà oggettiva. Ricordiamo proprio come, attraverso le pagine di ARCHEOMISTERI, lo scorso anno avessimo pubblicato a nostra firma un lungo studio su la dinastia dei Desposini, parenti collaterali del Cristo sopravvissuti alle persecuzioni romane, e protrattasi per i successivi quattro secoli. A tale riguardo storici come Eusebio di Cesarea ci forniscono notizie quantomeno dettagliate a riguardo, ricordandoci anche come una delegazione composta da almeno trenta Desposini fosse giunta a Roma al soglio di Papa Silvestro per reclamare il primato della Chiesa di Gerusalemme su quella di paolino-romana. La realtà storica di questa dinastia “collaterale”, pur se taciuta e non pubblicizzata, ci viene confermata dai documenti storici e dagli stessi scritti dei padri della Chiesa.
Per quanto riguarda invece le vicende del regista di “Titanic” James Cameron, questi ha difeso strenuamente il suo controverso documentario, principalmente in una conferenza stampa indetta a New York lo scorso febbraio dove sono stati portati e “svelati” due degli ossari al centro delle polemiche.
«Sono un cineasta, non un archeologo», ha sottolineato Cameron che ha detto di essersi inizialmente avvicinato alla materia «da profano, e di essersi convertito: non ho trovato niente che contraddicesse l’ipotesi iniziale». Purtroppo però la sua formazione da cineasta e non da archeologo ha pregiudicato a detta di molti quel rigore metodologico fondamentale per una produzione di questo tipo. «Chi ci critica non ha visto il film, non ha letto il libro che lo accompagna», ha detto il giornalista investigativo canadese Simcha Jacobovici, che ha collaborato al progetto e che è stato inseguito dalle polemiche dopo la conferenza stampa di New York. «Ogni cristiano sa che Gesù è il figlio di Dio e che è morto e risorto il giorno di Pasqua», ha invece affermato Joseph Zwilling portavoce dell’Arcidiocesi di New York, «… nessun presunto test del Dna o un film di Hollywood cambieranno questo fatto».
“La tomba perduta di Gesù” è stato proiettato lo scorso 4 marzo sul canale televisivo inglese Discovery Channel e, nei 59 minuti della pellicola, si è teso a riesaminare i resti archeologici riportati alla luce nel 1980 e sottoposti, in seguito, a una serie di analisi tra cui test del Dna di materiali umani rinvenuti negli ossari. Il documentario racconta inoltre gli studi effettuati da un’equipe di scienziati, archeologi, esperti di statistica e di genetica, su la contraddittoria decina di ossari rinvenuti durante i lavori di costruzione del complesso condominiale a Talpiot. Secondo Jacobovici, le analisi statistiche hanno stimato che le probabilità che quelle ossa non siano appartenute a Giuseppe, Maria, Gesù, Maria Maddalena e ad un figlio di Gesù, sono inferiori ad una su cento. Dalle prove del Dna, poi, è emerso che tra i resti attribuiti a Gesù e quelli attribuiti alla Maddalena non vi erano legami di sangue, rafforzando l’ipotesi che i due sarcofagi appartenessero a una coppia di coniugi. Poco dopo la loro scoperta, hanno ricordato Cameron e Jacobovici alla loro conferenza stampa newyorchese, «le ossa furono nuovamente sepolte in un luogo consacrato, come vuole la tradizione ebraica». Ma i progressi della scienza genetica - ha aggiunto Jacobovici - permettono oggi di realizzare analisi del Dna anche partendo da minuscoli residui, dalle polveri lasciate da quelle ossa.
Le ultime informazioni emerse lo scorso Aprile da studiosi come Amos Kloner tenderebbero a confermare l’ipotesi della strategia mediatico-pubblicitaria; “…vogliono soltanto ricavarne dei soldi” è stato il suo ultimo secco commento. Aspri anche i commenti degli esponenti religiosi e della comunità scientifica da molte parte del globo. “Le prove storiche, religiose e archeologiche dimostrano che il luogo dove il Cristo fu deposto è presso la Chiesa della Resurrezione“, ha detto Attallah Hana, prete Greco Ortodosso di Gerusalemme. Anche Stephen Pfann, studioso della Bibbia presso l’università di Terra Santa a Gerusalemme e studioso intervistato nel documentario, preferisce non dare troppo peso alla scoperta. “Non credo che i Cristiani ci cadranno“, ha detto, aggiungendo di non essere neppure sicuro che il nome di Gesù sia stato letto correttamente sull’incisione: “Più probabilmente si tratta del nome Hanun“.
L’intrigante dibattito non sembra ancora aver cessato la propria corsa, ulteriori aggiornamenti si susseguiranno nei prossimi mesi, a seguito anche di ulteriori prove che lo stesso Cameron afferma di non aver ancora pubblicizzato. Il mondo scientifico osserva e prepara le proprie armi, ovviamente testi e documenti in un paese purtroppo ancora martoriato da una guerra disastrosa, per comprovare definitivamente la sola natura mediatica del materiale prodotto. “Ai posteri l’ardua sentenza”, affermava Manzoni tra le pagine del suo più bel romanzo. Solo il futuro, e nuove scoperte, potranno aiutarci a comprendere un filone che sembra ogni giorno riservarci sempre nuove sorprese..."
LA NOSTRA OPINIONE
A nostro avviso una reazione così odiosa ha sicuramente destato non pochi sospetti su quanto possa essere avvenuto in termini di accordi riservatissimi, fino a decidere di cementare questa tomba e chiudere il discorso addebitando l'evento alla solita voglia di scoop e di pubblicità.
Non mettiamo in dubbio che la Chiesa abbia espletato ogni adempimento finalizzato a chiarire scientificamente la realtà di questa scoperta, tuttavia nessuno ha escluso in termini categorici e di percentuali che vi sia anche una benché minima ipotesi che gli ossari fossero riconducibili alla famiglia di Gesù.
Abbiamo voluto investigare personalmente su tale evento, ricavandone un bel po' di quesiti che vogliamo rappresentare ai nostri lettori perché tale circostanza ci sembra meritevole di ulteriori approfondimenti.
Ci siamo fatti tuttavia una nostra idea personale che si distacca nettamente da quanto sostengono Cameron e Jacobovici.
Infatti chi come noi crede nella Presenza viva del Signore sulla terra, ritiene che Gesù dopo essere stato posto nel sepolcro in qualche modo da quel sepolcro uscì.
E pertanto non crediamo nel modo più assoluto che le ossa conservate sotto il suo nome appartenessero realmente a lui.
Non possiamo tuttavia accettare la risposta della Chiesa e di altre figure competenti che hanno liquidato il fatto sostenendo che i nomi di Giuseppe, Maria, Gesù, Maria Maddalena ed altri, fossero molto diffusi in quel tempo, se non per la semplice constatazione che l'averli ritrovati tutti insieme nella medesima tomba rende assai improbabile una mera casualità.
Abbiamo inoltre ricavato da documenti storici del diritto romano che l'area destinata all'epoca all'esecuzione delle pene per mezzo della crocifissione era di unica pertinenza dello Stato e pertanto in tale area non poteva coesistere alcuna proprietà privata.
Dalle Scritture risulterebbe invece che ad una distanza di pochi metri dalla crocifissione di Gesù vi fosse un sepolcro di proprietà di Giuseppe D'Arimatea, il quale ottenne da Pilato il permesso di prendere il corpo di Gesù e riporlo in detto sepolcro
Su questo punto le osservazioni da fare sono molteplici nel senso che si è sempre sottolineato che l'iniziativa di Pilato violò di fatto tutte le leggi previste per i condannati a morte, e in tal senso appare poco credibile che nel concedere un permesso che avrebbe esposto la sua stessa Autorità a pesanti critiche, addirittura gli adempimenti e le cure per la sepoltura di Gesù avvenissero sotto gli occhi di tutti, gente del popolo nonchè le stesse guardie al servizio di Pilato.
Ne consegue che appare più verosimile l'idea di un sepolcro di proprietà privata che fosse distanziato dall'area destinata alle esecuzioni delle pene, e di qui prende corpo l'ipotesi che la scoperta della tomba di Talpiot possa realmente essere stata donata da Giuseppe d'Arimatea alla famiglia di Gesù.
Ora come spiegare la presenza di ossa che secondo Cameron e Jacobovici dovrebbero essere appartenute al Signore?
A nostro parere la cosa non stupisce più di tanto.
Infatti è noto che il sepolcro fu trovato vuoto: Gesù o salvato o risorto non solo non c'era più ma si ripresentò in carne ed ossa ai suoi stessi apostoli.
Non si può pertanto escludere che qualcuno pensando che si fosse salvato e ritenendolo in pericolo, ricercato, si fosse premurato di mettere successivamente nell'ossario i resti di un'altra persona.
Sappiamo della recente scoperta di documenti attestanti un fitto scambio di lettere tra Pilato e altre autorità anche religiose, poichè nessuno era convinto che Gesù meritasse una condanna a morte.
E se a Giuseppe d’Arimatea fosse stato consegnato un corpo esangue ma ancora vivo...?
Ci rendiamo ben conto che qualora si avvalorasse l'ipotesi che la tomba di Talpiot fosse realmente appartenuta alla famiglia di Gesù dovrebbero essere riviste molte verità che in Terra Santa alimentano la Fede di milioni di pellegrini.
Ma quali sono queste verità?
A pensarci bene non sarebbe sconvolta la verità essenziale, cioè quella che Gesù non rimase in alcun sepolcro.
Verrebbe invece sconvolto il business del culto, nel senso che si dovrebbe dire ai fedeli di tutto il mondo che il sepolcro posto all'interno della Chiesa della Resurrezione non è quello dove fu portato il corpo di Gesù dopo essere stato deposto dalla croce.
E forse andare a sconvolgere una realtà fisica che produce fiumi di denaro può avere determinato la reazione del tutto inadeguata a questa scoperta.
Ci siamo recati sul posto nel quartiere di Talpiot e con stupore abbiamo constatato che l'ingresso a questa tomba è stato cementato e che il sito è all'interno di un complesso residenziale e passa del tutto inosservato.
Non solo, ma essendo questa tomba molto grande non si è esitato a costruirvi sopra delle belle palazzine.
Le ossa reperite al tempo delle scoperta risultano essere state riseppelite secondo la tradizione ebraica.
Quello che di più ci ha sconcertato sono state le risposte dei residenti ai quali abbiamo chiesto come mai questo reperto archeologico è stato così volgarmente cementato nonostante abbia scatenato aspre polemiche e imposto fulmineamente inquietanti silenzi.
Abbiamo avuto l'impressione di essere in un quartiere siciliano controllato dalla mafia.
Omertà assoluta.
Mezze parole che tradivano pesanti timori.
Solo una persona, un ebreo, apparentemente colto, ci ha detto:
“Ma chi ve lo fa fare? Non ci tenete alla vostra vita? Ascoltate il mio consiglio, lasciate perdere questa storia, è una brutta storia.”
Siamo andati anche a cercare spiegazioni presso i Custodi di Terra Santa.
Si sono mostrati poco cortesi, irritati, e nessuno di loro ha voluto darci una benché minima risposta se non frasi del tipo: “Con questi scoop ci togliete i pellegrini”.
E per noi la risposta vera è stata questa.
Infatti qui i pellegrini valgono oro e la Fede dei pellegrini sembra essere proprietà privata.
E dunque riteniamo di avere più che un motivo per riproporre questa circostanza e come al solito chiedere che sia fatta luce su quanto, a nostro avviso, non è stato mai chiarito.
Un altro argomento che la Chiesa ha adottato per escludere che questa tomba fosse riconducibile alla famiglia di Gesù è il considerare che loro erano persone della Galilea, povere e che pertanto non potevano permettersi una tomba di famiglia, nè per loro poteva esserci alcuna ragione per avere una tomba proprio a Gerusalemme.
Dunque non è possibile per la Chiesa che Giuseppe D'Arimatea benché avesse trovato il sepolcro vuoto, essendoci comunque stato il corpo di Gesù, donò questa sua proprietà alla famiglia del Giusto?
Quanto a Gerusalemme, per dei parenti che hanno subito nel proprio ambito una così ingiusta crocifissione, destinata peraltro a non essere dimenticata nella storia dei secoli, ci sembra che questo possa essere un più che valido motivo per accettare come tomba di famiglia la stessa che vide le Sacre Spoglie.
Di certo la presenza di tutti i nomi che comunque fecero parte della famiglia di Gesù merita un'attenzione che ci auguriamo possa scaturire oggi dall'avere noi riproposto un problema che non può essere liquidato con quattro battute irrispettose e che pongono inquietanti sospetti.
Ci piacerebbe che i nostri lettori esprimessero i loro commenti sulla vicenda che qui abbiamo pubblicato.
1. Tomba di Talpiot;
2. Tomba di Talpiot con incisione dell'ultima apertura 2005;
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