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29.09.21 – L'ANNUNCIAZIONE DELL'ANGELO GABRIELE A MARIA, E A TUTTI NOI (IL PRIMO MIRACOLO DI GESU')

di Carmelo Maria Carlizzi

 

All'incirca duemila anni fa, Gabriele, uno dei tre Arcangeli dei quali ricorre oggi il ricordo, recava un 25 marzo alla fanciulla Maria promessa sposa a Giuseppe l'annuncio che in lei il Padre Celeste, cioè Dio, proponeva l'incarnazione del suo Figlio, di Gesù Cristo.

Poi, sempre l'Arcangelo, aggiungeva che questo Figlio di Dio era portatore di un preciso destino e ruolo, ossia di particolari doni regali per lui previsti dal Padre suo. Sappiamo ancora – noi che ci crediamo – che il “Fiat” di Maria determinò istantaneamente in lei l'incarnazione del Figlio di Dio.

Sappiamo pure – noi che ci crediamo – che Gesù da quell'istante è quindi un vero uomo. Mi spiego meglio, da quell'istante Gesù per essere riconosciuto d'essere un vero uomo non doveva certo aspettare che trascorressero tre, quattro, cinque o venti settimane, o che San Tommaso o la Bonino o l'ostetrica dessero il loro parere, cioè che stabilissero quando il grumo di cellule che lui ancora era, poteva considerarsi un individuo, un uomo a tutti gli effetti.

Gesù da quel Fiat – sempre per noi che ci crediamo – era dunque già un vero uomo.

E Gesù da vero uomo e vero Dio – sempre per noi che ci crediamo – in quell'istante, nell'istante del “Fiat”, compiva dunque il suo primo miracolo, cioè quale vero uomo mostrava a tutta l'umanità di ogni luogo e tempo che qualsiasi individuo è un vero uomo sin dall'istante del concepimento, e non quando lo stabilisce San Tommaso o la Bonino o l'ostetrica.

Altrimenti Gesù non sarebbe un vero uomo, ma un Superman, un Nembo Kid. Se cioè Gesù non si fosse affacciato al mondo con uguali possibilità di ogni vero uomo, non avrebbe potuto costituire un esempio per l'umanità. Chiaro?

Sempre per noi, pochi o tanti, cattolici o ebrei o musulmani – lo ripeto naturalmente per noi che ci crediamo –, quel grumo di cellule appena concepite è quindi un uomo a tutti gli effetti. Un uomo poi portatore di un destino assegnatogli da Dio.

E allora anche noi, a buon diritto, possiamo dire con Papa Francesco che l'aborto, ossia l'eliminazione tramite un sicario di un bimbo appena concepito, o con solo un secondo di vita o un mese o tre o sei mesi di vita, l'aborto tanto per esser chiari, è un omicidio vero e proprio, così come sarebbe stato un omicidio l'uccisione, nel grembo di Maria, di quel Gesù appena concepito.

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