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IL "MOSTRO DI FIRENZE" DA ALBERTO BEVILACQUA A MARIO SPEZI

IL MOSTRO DI FIRENZE
IL MOSTRO L'HA SCAMPATA ANCHE A PERUGIA? EPPURE L'ITALIA SPERAVA CHE UN MAGISTRATO COME GIULIANO MIGNINI, UNO DEL SEGNO “DELL'ARIETE” COME AMA PRECISARE, SAREBBE GIUNTO FINO IN FONDO.... LO SI IMMAGINAVA GIA', COME “GIUDITTA” CHE MOSTRA AL POPOLO LA TESTA DI OLOFERNE, APPENA TAGLIATA.....
PURTROPPO PER COLORO CHE OSSERVANO DALL'ESTERNO, LE REAZIONI AL PROVVEDIMENTO DEL PM DI PERUGIA, SONO STATE QUELLE DI UNA PROFONDA DELUSIONE, E DI RASSEGNAZIONE ALLA PIU' TOTALE SFIDUCIA NELLA GIUSTIZIA.
TENTERO' IO, NELLA MIA VESTE DI TESTIMONE, DI SPIEGARE CHE LE COSE NON STANNO AFFATTO COME SEMBRANO... INSOMMA... STATE PUR CERTI CHE PER I FUTURI “ARCHIVIATI”... NON E' TUTT'ORO QUEL CHE RILUCE....
Mi dispiace che il Dottor Mignini in questi giorni sia sotto i riflettori per l'uomo della strada che pensa di sapere ciò che semplicemente legge su qualche titolo di giornale, ideato ad hoc, per ricavarne in termini di copie vendute, il premio di uno scoop..... che nei fatti si rivelerà un paradossale flop....

E non crediate che la notizia sia stata accolta dai “prosciolti” con brindisi e fuochi artificiali, poiché nessuno più di loro, ma soprattutto uno, e basterebbe lui solo, sa meglio di chiunque altro, che la mossa del PM sarà come per i moribondi, il classico “miglioramento prima della morte”.

E vediamo di entrare in questo misterioso aspetto che nasconde in sé non certo la chiusura di un caso giudiziario con un nulla di fatto, bensì circoscrive e separa le verità incontrovertibili, da altre verità che pur rimanendo nel libero convincimento del Magistrato, devono ancora fortificarsi, trasformare i gravi e molteplici indizi in altrettante prove, e poiché l'omicidio non si prescrive mai, a differenza di altri reati pur contestati nell'inchiesta perugina, si è ritenuto di non vanificare la certezza per attendere ciò che ancora non è giunto a maturazione.

E' dunque in tal senso che va interpretato il provvedimento del PM che sebbene abbia chiesto al momento l'archiviazione di uno stralcio dell'intera inchiesta, motivando la sua decisione in un modo tale che appare più pesante di una condanna, resta tuttavia fiducioso, che prima o poi le sue personali convinzioni saranno confortate da fatti nuovi, e forse chissà, magari da un finale a sorpresa come quello di una confessione.

Il Mostro, sa che tale appellativo non si addice alla bassezza di un criminale o di un semplice assassino, e pertanto così come inviò in un messaggio ai cronisti de La Nazione, “Sono vicinissimo a voi, ma mi prenderanno quando lo vorrò io...”, non possiamo escludere che si comporti coerentemente a quanto ancor oggi gli fa credere di essere al di sopra di tutti, di tenere tutti in pugno, e di avvalorare in tal modo, quel titolo di cui si pregiò per primo, “Mostro”, imponendo alla collettività da quel giorno di chiamarlo così.....

Ora, è necessario essere informati anche sui tempi che i codici di procedura penale stabiliscono per la prescrizione di una serie di reati, quelli dai quali non si può prescindere nell'ambito di un dibattimento, per assicurarsi attraverso una sentenza che quanto avvenne di illecito con il concorso di molte persone, subito dopo la scomparsa di Francesco Narducci, non solo deve punire i responsabili, ma soprattutto dovrà chiarire i motivi per i quali ci si comportò in un modo che indusse, ed ancor oggi induce gli stessi parenti del gastroenterologo, a rinunciare di guardare in faccia coloro che lo uccisero.

Ancora oggi, la famiglia Narducci, afferma che la causa di quel decesso fu un incidente, o nel peggiore dei casi un suicidio......

Eppure, le perizie, confermate anche recentemente dai Ris, parlano chiaro: Francesco Narducci fu ucciso. Ma come ebbe a dirmi la mamma, con la voce straziata dalla violenza ancor più che dal dolore: “Siamo costretti a dire “disgrazia””...

Costretti da chi ?

La signora, dopo ben diciotto anni, non disse “fummo”, ma disse come se avesse una pistola puntata contro: “siamo”, parlò al presente ....

E se nel corso del dibattimento, uscisse finalmente fuori “quel nome”?

Se i genitori del medico perugino, ormai in età avanzatissima, volessero liberarsi da questo segreto, ed affrontare quando sarà, la vita eterna con l'anima pulita e in pace di fronte a Dio e di fronte agli uomini?

E' questa la parte dell'inchiesta da cui bisogna partire, senza rischiare che scadano i termini per affrontare un processo, ed è questo il nodo che solo davanti ad un Collegio giudicante può essere sciolto, e costituire la prova certa, coincidente con il convincimento del PM, e i provvedimenti che disporrà il Giudice.

In questa inchiesta abbiamo visto indagati divenire parti offese, e parti offese o testimoni divenire indagati, questo a riprova che il PM Mignini, è un Magistrato che non opera con i paraocchi, né mantiene il proprio punto di vista nel momento in cui spunta una prova che dimostra il contrario.
E c'è da credere, che nel chiedere l'archiviazione di un solo stralcio, se si è avvalso della formula che ci riconduce “all'insufficienza di prove”, ha voluto far intendere che le sue valutazioni si sono basate al momento su circostanze di vario genere condizionate dalla procedura, ma che tuttavia tali sue valutazioni, nell'ambito di altri filoni dell'inchiesta potrebbero essere ribaltate e non solo dare nomi e volti certi agli assassini di Narducci, ma anche al Mostro di Firenze.

Il quadro è complesso, e a renderlo ancora più inquietante si è aggiunto il “caso Piselli”, ormai definito così anche nella discussione che sta animando l'interesse di molti, sia sul Forum di questo sito, sia sul Blog dello stesso Fabio Piselli.

E' chiaro che ogni giudizio spetterà alla magistratura, ma per quello che ho ascoltato io stessa e davanti a testimoni, penso che quantunque il Piselli nelle informative che lo riguardano fosse descritto come il”Buscetta” della situazione, o qualunque altro “pentito”, questo discredito della persona non basterà per soprassedere a ciò che questo consulente, pur in aperta violazione di certe leggi, ha tuttavia documentato.

Personalmente, che avvengano certi incresciosi episodi, posti in essere da soggetti istituzionali, non mi stupisce, specialmente se parliamo di Mostro di Firenze, ma non per questo ci si deve arrendere di fronte all'arroganza dell'antistato, bensì sarebbe ora che i cittadini vantino in conformità con quanto recita la Costituzione Italiana, la sovranità popolare.

Ciò che Fabio Piselli, del quale non mi interessa sapere nulla dei suoi trascorsi, ha comunque sollevato sia pubblicamente che posto al vaglio degli inquirenti, sia pure seguendo criteri apparentemente anomali, non ordinari, è una vicenda che non potrà essere né “imbavagliata”, né “giustificata” con artifizi cui in certi ambienti si è soliti ricorrere.Sarebbe un'onta per lo Stato, poiché nessuno saprà mai, qualora un certo materiale si deteriorasse strumentalmente, se riuscisse fuori da qualche altra parte nella sua versione integrale ed integra, e dunque, al di là di chi sia l'artefice di tale circostanza, non è su di costui che ci si deve concentrare, bensì è sul prodotto documentato dal soggetto, un prodotto, credetemi, veramente sconvolgente.

E mi verrebbe da dire che l'ex Capo del Gides, come si legge alla pagina 352 del suo libro “Il Mostro- Anatomia di un'indagine”, scriveva senza timore di essere smentito: “Nelle mani capaci e fidate di Mignini ci sono prove inconfutabili. La prima, e la più importante, che il “Mostro” non era certamente Pietro Pacciani.”.

Alla luce di quanto avrebbe documentato all'interno del Gides il Piselli, non possiamo sorvolare sulle espressioni usate dal poliziotto-scrittore: lui non parla di “indizi”, e nemmeno di “insufficienza di prove”, lui, ormai giunto alla fine del suo mandato, non teme di definire quanto sarebbe finito sul tavolo del PM di Perugia, “prove inconfutabili”, capaci di affermare con certezza che il Mostro non era Pacciani.

Un giorno, parlando con uno dei più noti magistrati, ebbi a chiedergli, in quali casi una prova può ritenersi “inconfutabile”, e l'illustre autorità mi rispose: “ Una prova è inconfutabile solo quando si ha la fortuna di documentarla in modo che si senta e che si veda. Nemmeno una confessione può oggigiorno dare una certezza così assoluta, perchè molte persone si autoaccusano di reati che non hanno commesso, per coprire i veri responsabili. Ma con la tecnologia di cui attualmente si dispone, vi sono esperti del settore, come ad esempio le intercettazioni, o videoregistrazioni o altro, che catturano il colpevole nelle fasi in cui si determinano prove certe, inconfutabili.”.

Forse, Giuttari, abituato a lavorare nel suo ufficio, solo davanti al suo pc, non avrebbe mai immaginato cosa avveniva nel frattempo, nell'altro piano del Magnifico, ove operava la sua squadra congiuntamente agli esperti della G.I....... mentre nulla delle prove inconfutabili, sarebbe giunto sulla scrivania del Magistrato.

19 Marzo 2008
Gabriella Pasquali Carlizzi