UN SALUTO….. NELLA SPERANZA…
... che possa essere un “arrivederci”, nonostante per la scienza dovrei considerarlo un “addio”.
E’ vero, il mio cancro si è aggravato, la massa è aumentata di molto e sono iniziate emorragie dallo stomaco e dallintestino con conseguente anemizzazione….
Alla faccia di questi risultati, io a parte una iniezione di toradol alla sera, non accuso nulla che possa somigliare all’agguato della morte.
Continuo a prendere l’Aloe e spero un giorno di poter testimoniare un miracolo.
In questi ultimi sei mesi di convivenza con il cancro, penso di aver avuto il privilegio di comprendere molte realtà che quando si sta bene, tendiamo ad ignorare, forse per amore verso il prossimo, o forse per evitare di mettersi davanti ad uno specchio e dire a te stessa: “Non ti illudere, quello che tu dai con amore e dedizione, nel momento del bisogno non ti sarà restituito, nemmeno da chi dice di amarti…”
Sto vivendo in uno stato di quotidiana solitudine interiore, guardo i volti che mi circondano e dico a me stessa: “Meglio avere il cancro ed essere viva dentro, che somigliare a questi morti viventi”.
A volte mi arrabbio, cerco di scuotere l’inerzia, l’incapacità di chi ha dalla propria parte l’essere buono, mite, e dunque non colpevole…..
Il fatto è che nemmeno in questa tragedia ho visto esaudire i miei desideri di donna.
E quando si ha un cancro, chi ci è passato lo sa, emerge più che mai la femminilità, la voglia di lottare e vincere attingendo a quegli strumenti , i soli, capaci di dire al tuo male: “Ora concedimi due ore di spensieratezza, voglio farmi bella, elegante, uscire una sera e rivivere i tempi lontani del piano bar….”
Questi miei pensieri possono apparire sciocchi, eppure oggi la storia ci dimostra che vi sono donne che hanno sconfitto il cancro proprio così, grazie a qualcuno che è stato capace di risvegliare in loro la voglia di vivere.
Non è questo il mio caso, e dunque non so come si concluderà questa esperienza, ormai troppo lunga e logorante, e ripeto, non per il cancro, ma per il sentirmi prigioniera in una gabbia dorata, fatta di silenzi, di omissioni, di tutto quello che non è Gabriella…
Un dono incommensurabile tuttavia può in un certo senso giustificare il mio soffrire dell’anima: sono i miei tre figli, e per loro sarei pronta a ripercorrere una intera vita di dolori inimmaginabili, da quando mi paralizzai subito dopo la mia nascita a tutt’oggi.. e forse domani ancora… se sarò viva.
Quante volte ho pensato di raccontare in un libro la mia storia, e avevo anche cominciato a scriverla in questi mesi, ma poi mi sono resa conto che sarebbe stato un drammatico atto di accusa, e per questo ho preferito distruggere tutto, e cercare di perdonare….
In ogni caso, ringrazio i tantissimi che ogni giorno mi scrivono, scusandomi se non rispondo, ma non sempre ce la faccio, e spero comunque che la vita che ho tanto amato vinca sulla morte con la vita….
Un miracolo….
E in questo senso, a coloro che hanno Fede chiedo di pregare perché io non ceda allo sconforto…
Gabriella Pasquali Carlizzi
27.04.2010
UNA SENTENZA DI MORTE…
DOVREI BRINDARE?...
Sembra quasi una beffa del destino, se solo penso al tradizionale brindisi di inizio anno nuovo che dovrei fare anch’io…
Forse per ringraziare la signora Morte che sembra essere determinata a venirmi a prendere da un giorno all’altro?
Guardando questa foto scattata in Israele appena quattro mesi fa, quando già il cancro si era ampiamente impossessato del mio corpo, nessuno ci crederebbe, ed anche adesso il mio aspetto fisico non è cambiato…
Chiunque viene a trovarmi, forse pensando di far visita al capezzale di una moribonda, trova una Gabriella apparentemente in ottima forma, e la prima reazione è di stupore, incredulità, tanto che mi sento in dovere di mostrare subito i referti medici che non lasciano spazio ad alcun equivoco.
Due giorni fa ho fatto una Tac Total Body di controllo, e come era prevedibile il mio cancro si evolve secondo i canoni della letteratura.
Sono peggiorata e i medici non capiscono come in aperta contraddizione con gli esami clinici secondo i quali io dovrei essere morta da circa una settimana, appaia invece come la persona più sana di questo mondo, mentre allo stesso tempo raccomando loro di predisporre il necessario per la terapia del dolore prevista per i malati terminali.
Infatti sono convinta che se il mio cancro è riuscito ad insinuarsi senza farsi ancor oggi sentire, in assenza totale di sintomi, è anche possibile che io chiuda gli occhi per sempre da un momento all’altro, senza preavviso.
Per come si evidenzia nella Tac, il tessuto neoplastico potrebbe comprimere maggiormente l’aorta addominale già compromessa e procurarmi una improvvisa emorragia letale….
Ricevo tante mail, ogni giorno, e ringrazio tutti per il conforto che mi date.
Molti mi chiedono di sapere come io stia vivendo questa durissima prova e per incoraggiarmi alcuni mi scrivono: “Gabriella, non mollare… tu sei una donna con le palle…”.
E a questi ultimi vorrei rispondere: “Donna si, ma non offendetemi attribuendomi le “palle”.
Rifletto…
Un tempo definire una donna “con le palle” era un complimento, nel senso che il concetto di un attributo riconducibile all’uomo era, e sottolineo era, un segno di forza, di capacità, di efficienza.
Oggi, almeno questa è la mia esperienza personale, riconoscere queste qualità all’uomo è pressoché impossibile.
E non basta amare, dire alla propria donna “ti amo”, se poi a questo sentimento non si accompagna concretamente il senso di protezione, il sollevare la donna da ogni peso della quotidianità, specie quando si è consapevoli che costei sta lottando contro la morte, una morte già datata…
Ecco, io sto vivendo questo dramma nel dramma, perché anziché pensare solo a me, per una volta nella mia vita, continuo a farmi carico di tanti problemi dai quali avrei desiderato essere esonerata.
Da quando sono malata, nessuno di quanti pure soffrono per me e mi amano sinceramente, nessuno è stato capace di dirmi: “ Da oggi non preoccuparti di niente, provvediamo a tutto noi.. tu cerca di vincere la tua battaglia, quello che per noi conta è la tua vita…”.
Ecco spiegato il senso di solitudine interiore che una donna prova, quando continua a sentire su di sé la responsabilità che tutto vada bene, che ogni adempimento sia osservato, che le tradizioni vengano rispettate e onorate come meritano, perché al contrario, se non è lei a provvedere a tutto, nessun altro lo fa.
E allora vorresti andartene lontano, vorresti combattere la morte e vincere con la vita, ma non ce la fai, quando nello sguardo dei figli, del marito, leggi un amore infinito… un amore tuttavia “senza palle”.
E passo anche i momenti in cui prego Dio di chiamarmi a sé il prima possibile, e devo confessare che a volte sono turbata da qualche brutto pensiero… poi mi passa e penso che sono questi i sintomi del mio cancro che sta minando anche la mia forza di volontà … la mia gioia di vivere.
Io non brinderò di certo al 2010…
Gabriella Pasquali Carlizzi
Ringrazio innanzitutto i tanti tantissimi amici che dopo aver appreso della mia malattia mi inviano ogni giorno mail di sincero affetto e partecipazione.
Infatti, circa due mesi fa, mi è stato diagnosticato un adenocarcinoma infiltrante allo stomaco con la compromissione della milza, del pancreas, del colon e del surrene sinistro.
Nulla da fare se non un gelida sentenza di morte: “ Lei signora potrà avere dai due mesi ai quattro mesi di vita al massimo. “
Non sapevo se stavo vivendo una scena di un film, dato che io non avevo alcun sintomo, anzi mi sentivo bene e pronta a tornare in Israele da dove ero giunta da poco.
In considerazione dello stress di un anno di Missioni all’estero pericolose e serrate, Africa, Colombia, Israele Palestina, con tanto di attentato e tentativo di sequestro, pensai una mattina di farmi delle analisi di controllo, un semplice emocromo di routine.
Ne emerse una forte anemia di cui si rese necessario ricercarne la causa, non avendo io avuto alcuna emorragia né altro che potesse indurre sospetti.
E così grazie ad una gastroscopia con esame istologico e tac con mezzo di contrasto, in poche ore venni a conoscenza che la mia sosta terrena era ormai al suo capolinea.
Nessuna speranza concreta dalla medicina ufficiale, tante ipotesi dalla medicina alternativa….
Ma a prevalere era la consapevolezza di un cancro tanto aggressivo al punto di pensare che solo un miracolo avrebbe potuto debellarlo.
Sono una donna di grande Fede, e pur tenendo ben presente il calendario che scandisce i giorni ultimi, non mi stupirei di scoprire all’improvviso di essere guarita.
Rifletto…
Siamo tante le persone che in questi giorni condividono il mio stesso male, molti sono volti noti e li vediamo spesso in televisione, persone apparentemente forti, determinate, persone che a guardarci in faccia, nessuno immaginerebbe che nel nostro corpo è già entrata la morte.
Mi chiedo tuttavia se ci si domanda come stiamo vivendo questa esperienza nella nostra intimità, nei segreti della nostra anima, al di là del sorriso che mostriamo, del coraggio, e di quanto anziché consolare noi stessi, paradossalmente sostiene coloro che ci circondano, familiari, amici, colleghi, al punto che spesso si ha la sensazione che anche chi ci ama si sia in un certo senso abituato alla nostra malattia.
E qui sorge il problema vero, quello più doloroso: sentirsi soli.
Sensazione ben diversa dall’essere soli, no, anzi dobbiamo infinita gratitudine a chi ci sta vicino, e chi ci assiste con amore, ma ripeto, il non essere soli non implica che non ci si senta ugualmente soli.
L’idea di una morte imminente, quasi scontata, ci porta a rivisitare in lungo e in largo, momento per momento, ogni attimo della nostra vita, ed ecco che ci si accorge all’improvviso che il cancro che abbiamo dentro ha avuto dei mandanti… coloro che si sono resi responsabili delle ferite della nostra anima.
Esistono persone che per loro fortuna godono di una scarsa sensibilità, e quelle sono le più immuni per una malattia mortale come il cancro.
Ci sono però altre persone che vivono gli eventi della quotidianità e i protagonisti di tali eventi nelle sfere del sentire interiore, dell’anima, e subiscono anche inconsapevolmente ferite che sanguinano e da cui si generano e degenerano le cellule della morte.
Queste mie riflessioni possono apparire fantascientifiche, ma in questi ultimi tempi ho indagato a fondo sulle origini del cancro, sulle varie manifestazioni fino a differenziare gli obiettivi colpiti dalla malattia e di cui ciascuno è riconducibile a situazioni esistenziali ben precise.
Ogni organo del nostro corpo reagisce nella sua specificità alle prove della vita.
Capita anche che nel risalire alle responsabilità del nostro cancro ci si renda conto che le cause da noi individuate non siano eliminabili, modificabili, e allora ci si arrende poiché non vi sarà mai alcuna terapia scientifica capace di rimarginare la ferita che è in noi, fonte primaria delle cellule che ci portano alla morte.
Per noi malati di cancro, questi giorni di Natale non sono giorni di festa, anche se proprio da noi ci si aspetta il sorriso, e quanto basta a far dimenticare a chi ci circonda, che forse sarà l’ultimo nostro sorriso vestito da Babbo Natale….
Gabriella Pasquali Carlizzi
IL BUSINESS DEL SECOLO TRA MEDICINA UFFICIALE E TERAPIE ALTERNATIVE…
LA CHEMIOTERAPIA E’ VELENO ISTITUZIONALIZZATO PER LE TASCHE DELLE MULTINAZIONALI E DEI MEDICI CHE OTTENGONO DAL MALATO IL “CONSENSO INFORMATO”…
LE TERAPIE ALTERNATIVE, SPESSO GUARISCONO, MA SOLO CHI E’ RICCO PUO’ PAGARSELE…IN CONTANTI E NEL PIU’ ASSOLUTO RISERBO…
A ME NON RESTA CHE ATTENDERE LA MORTE… O UN MIRACOLO….
ARTICOLI CORRELLATI:
IL 2010 MI PORTA UNA SENTENZA DI MORTE… DOVREI BRINDARE?...
IL MIO ULTIMO NATALE… FORSE...
CRESCE LA REAZIONE POPOLARE DOPO L’ESPOSTO PRESENTATO DAL FIGLIO DI UNA PAZIENTE IN CURA PRESSO L’OSPEDALE RAMAZZINI DI CARPI E DA UNA GIORNALISTA CHE DA TRE MESI INDAGA CIRCA LA SOMMINISTRAZIONE DI UNA
MEDICINA OGGETTO DI UNA CONVENZIONE TRA LE UNIVERSITA’ DI MODENA E REGGIO EMILIA E RELATIVI DIPARTIMENTI ONCOLOGICI, PER LA PRODUZIONE DI UN FARMACO SPERIMENTALE, I CUI DATI SI CONOSCERANNO SOLO NEL GIUGNO DEL 2009, SULLA BASE DEI RISULTATI DERIVANTI DA PAZIENTI CHE A DIRE DEI CLINICI SI SOTTOPONGONO “VOLONTARIAMENTE” A TALE TERAPIA….
DA QUANTO SI LEGGE DAL TESTO DELLA CONVENZIONE IL FARMACO PRENDEREBBE IL NOME DI “LAPATINIB” …..
L’ITALIA, A FRONTE DI CERTI RISULTATI, QUI PUBBLICATI, AUTORIZZERA’ UGUALMENTE LA IMMISSIONE SUL MERCATO DI QUESTO FARMACO…..?
NOI LOTTEREMO PER BLOCCARE L’OPERAZIONE ULTRAMILIARDARIA, E SIAMO GIA’ A BUON PUNTO, SE CONSIDERIAMO QUANTO E’ IN NOSTRO POSSESSO, GRAZIE AD UNA INVESTIGAZIONE GIORNALISTICA CHE CI HA CONDOTTO DRITTI DRITTI
NELLA “TANA DEL LUPO”…
Ed ecco che la Glaxo-SmithKline compete con la Roche: due multinazionali che “cavalcano” la lotta contro la morte che molte donne si trovano a dover affrontare all’improvviso, magari per essersi attardate qualche minuto in più sotto la doccia….
Un momento di relax che culmina con un dubbio atroce…
Ma il profumo di un sofisticato bagnoschiuma, non è riuscito a distrarre la mano femminile da un seno che sembra reagire alla dolce palpazione con un dolore inatteso… una pallina che sfugge al tatto, all’interno di una mammella, quasi una sfida, un gioco a nascondino, per quella mano ormai sensibilizzata da una paura nota, protagonista sulla scena della realtà come di tanti films drammatici il cui soggetto è il nodulo-spia, di un male ancor oggi considerato inguaribile.
Una, dieci, cento, mille……vite umane sul mercato delle multinazionali… quando la morte travestita da farmaco miracoloso, raggira l’ultima speranza di una donna…. che non immagina cio’ che ha tuttavia firmato fidandosi di quei camici bianchi che pur avvertendola di qualche blanda reazione all’ultimo ritrovato della scienza, non le diranno mai che la guarigione del suo carcinoma, le costera’ la vita per l’insorgere di effetti collaterali che la porteranno alla morte con la crudelta’ di una neuropatia… dove si nasconde il “mostro” e la mostruosita’ di un patto scellerato?
“L’esperienza di una malattia grave come questa, è totalmente nuova nella mia vita.
Ho 58 anni e sono sposata da 33…conducevo una vita dinamica e senza alcun problema di salute.
Un anno e mezzo fa vidi una piccola piaga nel seno. Pensai ad un’allergia al tessuto del reggiseno, e subito, con una semplice pomata, scomparve.
La piccola piaga però non si rassegnò, ricomparve e con la pomata tornò a sparire per poi manifestarsi di nuovo.
Ad aprile di quest’anno ricomparve in una forma totalmente differente: da prima era molto più grossa e provocò anche una forte infiammazione al seno.
Fui inviata al reparto di oncologia dell’Ospedale di Carpi. I medici dopo un’accurata visita, mi dissero che poteva trattarsi di una forma tumorale, e mi sottoposero a tutti gli esami necessari.
La Dottoressa che mi sta seguendo mi consigliò di iniziare immediatamente la terapia prevista per sei mesi e che terminerà con un intervento chirurgico.
E’ difficile descrivere il mio stato d’animo in quel momento. Non c’erano alternative alla diagnosi.
Ero ormai entrata in un tunnel scuro del quale non vedevo l’uscita, e cercavo di immaginarmi come avrei continuato la mia vita, con i miei familiari e con il mio lavoro, che mi costringe a viaggiare spesso. Poi pensai anche ai cambiamenti fisici dovuti alla chemioterapia.
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